Al recente Vinitaly è stato possibile degustare i vini del Vesuvio e scoprire un patrimonio fatto di culture antichissime; infatti le prime testimonianze delle tradizioni enologiche del Vesuvio si rintracciano in Aristotele; tradizioni e mito costituiscono l’elemento propulsivo di una rete di produttori aperti a nuove sfide per affermare i valori, l’autenticità e la distintività del territorio che si identifica nel complesso geologico del Monte Somma–Vesuvio, uno dei due fulcri geologici vulcanici, insieme ai Campi Flegrei, che rappresentano l’humus naturale dell’origine, evoluzione e peculiarità della viticultura campana, ambienti ideali e ricchi di varietà di vigne e di tradizioni culturali.
Da questo territorio nasce una vitivinicoltura che ha preservato le sue particolari caratteristiche e i suoi tratti distintivi di antiche origini, con il Caprettone e il Piedirosso considerati ormai da diversi anni l’espressione della produzione vitivinicola del territorio, varietà autoctone maggiormente diffuse, e i vitigni minori come coda di volpe, falanghina, catalanesca, aglianico, olivella nera e guarnaccia, con le denominazioni tutelate Vesuvio Dop, Vesuvio Lacryma Christi Dop e Pompeiano Igp.
Territorio e vini che sono stati rappresentati a Vinitaly da una collettiva del Consorzio Tutela Vini del Vesuvio composta dalle cantine Bosco De’ Medici, Montesomma Vesuvio, Cantina Del Vesuvio, Cantine Villa Regina, Casa Vinicola Setaro, De Angelis 1930, De Falco Vini, Tenuta Augustea – Nocerino Vini, Cantine Olivella, Sorrentino Vini, Tenuta Le Lune Del Vesuvio.