Tutto pronto per la 56esima edizione di Vinitaly, in programma a Veronafiere dal 14 al 17 aprile 2024. Il salone internazionale dei vini e dei distillati è stato presentato i giorni scorsi al Parlamento Europeo a Bruxelles.
Il quartiere fieristico di Veronafiera è sold-out con oltre 100mila metri quadrati lordi e 4.000 imprese espositrici. In contemporanea si terrà anche la 28ª edizione di Sol, International olive oil trade show (area C); Xcellent Beers (area I) e il 25° Enolitech, Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra (pad. F). Con le tre rassegne, il numero delle aziende presenti nei 17 padiglioni della fiera sale a quasi 4.300 da 30 Paesi.
Sul fronte estero, sono 1200 i buyer (+20% rispetto allo scorso anno) da 65 Paesi, a cui si aggiungeranno – secondo le stime – circa 30 mila operatori stranieri che confluiranno a Vinitaly da oltre 140 Nazioni. Il contingente più corposo degli ospiti rimane quello statunitense con oltre il 15% delle presenze, seguiti da altre 3 piazze strategiche extra-Ue: Canada, Cina e Regno Unito, che assieme sommano il 23% degli arrivi. A livello di macro-regioni, la platea dei top buyer più numerosa proviene dal Nord America e dall’Europa (ognuna con un’incidenza al 26%), seguiti da Asia e Oceania (23%), Europa dell’Est (13%), Centro-Sud America (7%) e Africa (4%). Nel complesso, i 65 Paesi rappresentati valgono il 95% del totale export enologico made in Italy.
“La prima parola chiave è ‘business’, la seconda è ‘consapevolezza’ di un capitale strategico e identitario per l’economia italiana ed europea sempre più sotto la lente di tesi allarmistiche – ha spiegato l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese – Per questo, in occasione della 1ª giornata nazionale del Made in Italy (15 aprile) presenteremo, assieme al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, la ricerca “Se tu togli il vino all’Italia, un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”. Uno studio, realizzato dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e da Prometeia, sull’impatto che il Belpaese subirebbe in termini socio-economici, turistici e identitari da un’ipotetica scomparsa del vino dall’Italia».
di Filippo Fabbri by EmiliaRomagnaVini