Dopo l’approvazione da parte del MIPAAF del marchio “Prodotto di Montagna” che riguarda in generale tutti i prodotti alimentari dei territori alpini e appenninici, e di cui abbiamo parlato sul nostro giornale il 17 agosto scorso, è ora entrato in vigore Trentino di Malga, il disciplinare che regola l’uso del marchio per tutelare le produzioni casearie d’alpeggio ottenute con metodi tradizionali in questa regione, per il quale la Camera di Commercio di Trento si batte da diversi anni, in collaborazione con la Fondazione “Edmund Mach”.
Le produzioni di malga, in questo territorio come in quelli delle montagne alpine e appenniniche, sono un elemento importante della gastronomia locale, ma anche presidio di un’economia di montagna che contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente.
Al pari di “Trentodoc” per le bollicine, Trentino di Malga è un marchio collettivo dedicato alla promozione di uno specifico prodotto della tradizione agroalimentare locale, il formaggio.
In regione un centinaio le malghe da formaggio
In Trentino, infatti, sono circa un centinaio le cosiddette “malghe da formaggio”, ognuna con una propria identità che si esprime nei sapori e nei profumi dei propri formaggi.
Si tratta di aspetti organolettici e sensoriali che variano in relazione alla vegetazione pascoliva, alla flora microbica locale, alle razze bovine, alle tecniche di lavorazione del latte e che si ritrovano tutti condensati nel prodotto finale.
Tale biodiversità rappresenta una risorsa economica di pregio, in quanto capace di attrarre consumatori e turisti alla ricerca di esperienze a diretto contatto con la natura, la gastronomia e le tradizioni della montagna trentina; elementi, questi, che concorrono a determinare l’unicità e la tipicità delle specialità di malga.
Oltre al processo produttivo e all’origine della materia prima, rigorosamente d’alpeggio, il disciplinare dà disposizioni anche sulla fase della stagionatura, estremamente importante per l’affinamento del formaggio, il quale stabilisce che debba durare almeno nove mesi ed avvenire in locali tradizionali che rispettino criteri di naturalità della ventilazione e con caratteristiche ambientali tali da consentire idonei parametri di umidità e temperatura.
Nonostante l’approvazione ufficiale del disciplinare sia avvenuta solo nei giorni scorsi, i requisiti da esso fissati sono già stati applicati da molti casari coinvolti nel progetto.