Singapore e la sua forte identità gastronomica
Se al bar, da noi, si parla di calcio, a Singapore i dialoghi più gettonati ruotano intorno al cibo: si dice che, prima ancora di “come stai?” gli abitanti di Singapore si chiedano “hai mangiato?”. Singapore è un’isola e una città-stato cosmopolita, dinamica e multiculturale.
Un paese dove convivono la cultura cinese, araba, indiana, malese, dove le tradizioni gastronomiche sono un’attrazione turistica imperdibile. È futuristica, Singapore, ma ricca di tradizioni; ha lo sguardo verso il futuro ma si basa su solide radici nel proprio passato: oggi cuore pulsante del Sud-Est asiatico, questa città-stato sa stupire i visitatori con il suo mix unico di caratteristiche, una destinazione che è unione di culture e tradizioni (non solo culinarie) davvero unica, un melting pot che sa legare e rendere tutto molto conviviale.
Una meta vera e propria, non solo di passaggio
Si inizi col dire che chi la ritiene solo una meta di passaggio per raggiungere altri paesi (vedi Bali a sole due ore di volo), probabilmente non ha mai avuto modo di approfondirne l’anima, perché a oggi è assolutamente una destinazione vera e propria per un viaggio gaudente tra cultura, mondanità ed enogastronomia. Nonostante la sua fama di centro economico molto sviluppato e di ricchezza diffusa, per conoscerla bisogna partire dalla strada che i singaporiani preferiscono perché o vi mangiano quotidianamente o vi si recano per comprare e consumare a casa (sì, perché è difficile che un abitante del posto vi inviti nella propria abitazione per un pranzo da lui preparato). Va da sé che l’offerta in piazza sia enorme e soprattutto fatta di continua domanda per proposte anche di qualità.
La cultura hawker e il cibo più ricco del mondo
Un riconoscimento importante per la cultura gastronomica della Città del Leone, la gustosissima tradizione dello street-food legata alla Cultura Hawker (quel miscuglio di culture dovuto ai flussi migratori del Sud Est Asiatico e dell’Estremo Oriente, cosa che dà vita una cucina ricchissima, tra le più gustose al mondo), ha fruttato a Singapore l’inclusione nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. I singaporiani adorano mangiare specialmente nei cosiddetti “Hawker Center” che animano i quartieri della città, amati proprio per la loro infinita varietà gastronomica: sono il luogo dove convivialità e tradizioni gastronomiche si incontrano e convivono.
Sono un po’ dovunque ma un paio vengono considerati i più importanti come il Maxwell Food Centre dove condividere tavoli e provare leccornie del calibro della pig’s organ soup (zuppa di organi vari di maiale insieme a lattuga cinese), del famosissimo chili crab (forse il piatto più famoso di Singapore), dell’indiano roti prata o del Tian Tian Hainanese che con il suo chicken rice proprio qui aveva conquistato addirittura una stella Michelin (combinazione di riso bollente e pollo in camicia fresco, mangiato con salsa di peperoncino piccante, salsa di soia scura e zenzero tritato). E poi il Lau Pa Sat nel centro cittadino di Marina Bay: era il mercato del pesce, oggi è un luogo storico dove viene proposto a tutte le ore e a prezzi abbordabili (nota importante in una città cara come Singapore) il più autentico street food come il satay: spiedini di pollo, montone e manzo o lo Stingray, il pesce razza avvolto in una foglia di banana cotto al barbeque dove tutto il sapore del lachang (salsa di gamberetti secchi e peperoncino) e della kankong placha (salsa usata per saltare le verdure) vengono ben assorbiti dalle carni del pesce.
Capitale mondiale di mixology
A proposito di cocktail bar, Singapore è a oggi senza dubbio una delle capitali mondiali della mixologia, numerosi bartender da tutto il mondo arrivano in città per miscelare le proprie abilità e la propria cultura. Tra i tanti valgono assolutamente la visita l’Atlas bar capace di appagare la vista con la sua torre da oltre mille gin e il palato con le preparazioni della giovanissima barlady Lidiyanah K, meglio conosciuta come Yana Banana, che ha ricevuto la fiducia della famiglia Hwang e che ha lavorato al menu La Grande Nation ispirato agli artisti del 1925; ci sono poi il MO Bar del Mandarin Oriental con tutto il suo classicismo, esempio di accoglienza e savoir fair (da assaggiare il nuovo e confortante Fullmoon di Adrian Besa a base di rum, wheatgrass e pera ispirato alla prima luna piena del calendario lunare in Corea), l’Analogue Initiative dove Vijay Mudaliar sta compiendo un lavoro formidabile e virtuoso attorno al concetto di sostenibilità nel bar (come l’ultimo progetto di un bancone completamente realizzato con plastica riciclata e stampato in 3D), il Native, sempre nella mani di Vijay, dove il suo percorso professionale è iniziato e dove svolge sperimentazioni e fermentazioni in un laboratorio dedicato (da provare il cocktail Ants con formiche distillate, lemongrass gin, basilico e yougurt di cocco), il Long Bar nel Raffle Hotel dove bere l’imperdibile ed iconico Singapore Sling, e poi il pluripremiato e capofila di un gruppo di bar molto importante dal nome Jigger and Pony, dove al comando c’è l’italiano e talentuoso Giovanni Graziadei che vi delizierà con il suo Espresso Martini, niente ha a che vedere con gli altri assaggiati fino a quando non lo avrete di fronte.
di Giovanni Angelucci by Gambero Rosso