Spaghetti alla Bolognese: la querelle
L’annosa querelle sugli spaghetti alla bolognese ha un nuovo risvolto: in campo questa volta è sceso il primo cittadino bolognese Virginio Merola che ironizza affermando su un post che la suddetta ricetta è una fake news.
Le reazioni del mondo Accademico non tardano ad arrivare. Scendono in campo esperti storico-culinari del calibro di Giancarlo Roversi che, qualche anno fa, ha scritto “Alimentazione e consumi nella Bologna dell’800”, per documentare l’origine di tale piatto.
Spaghetti alla Bolognese: interventi
Sul tema, interviene immediatamente Giulio Biasion, direttore editoriale Edi House e Presidente Ass. Club dei Sapori, membro ‘Balla degli spaghetti alla bolognese’ che scrive: “L’attacco frontale al piatto più noto nel mondo – gli spaghetti alla bolognese – sferrato ancora una volta dal primo cittadino di Bologna – da un lato evidenzia la scarsa attitudine dei politici a impegnarsi in cose più utili per la propria città (che problemi da risolvere ne ha ancora molti) dall’altro fa capire l’ennesima occasione perduta di Bologna che ha un fortissimo “brand” a disposizione e per di più che non è costato nulla!
La promozione della città felsinea potrebbe e dovrebbe fruire del traino di questo marchio. Poi al turista che verrà a Bologna si faranno conoscere le prelibatezze della nostra cucina e di tutto il resto che la nostra città sa offrire ad un turista. Ma è un discorso che non vuole essere recepito dalle istituzioni ed a molti cosiddetti esperti”.
Biasion conclude esortando: “In ogni caso difendiamo un piatto amato dalla gente come da politici ben noti quale la Cancelliera Merkel e difendiamo il ragùalla bolognese quale eccellente condimento sia per la pasta all’uovo che per lo spaghetto.”
L’Avv. Gianluigi Mazzoni, portavoce del Comitato per la promozione della vera ricetta degli Spaghetti Bolognesi afferma che, benchè la ricetta degli spaghetti bolognesi, ricavata dall’esperienza delle arzdoure della bassa bolognese, sia stata depositata solo nel 2016, già dall’inizio del Novecento le massaie, nei giorni feriali, integravano con salsiccia e piselli il ragù rimasto dalla domenica.
Sostiene l’avvocato Mazzoni: “Tale ricetta è stata proposta con grande successo in numerosi eventi in Italia e all’estero e costituisce una ‘rieducazione’ dei più disparati condimenti che si usano all’estero sugli spaghetti. Riteniamo così di aver ricondotto questo piatto universale nel corretto alveo della tradizione bolognese”.
“Ovviamente – ricorda ancora Mazzoni – “è un piatto ‘povero’ che costituisce un contorno ai piatti più pregiati della tradizione (lasagne, tagliatelle, etc). In questo modo si contemperano entrambe le esigenze, da una parte di conservare questo piatto conosciuto e diffuso in tutto il mondo, riconducendolo alla sua storicità e attualità e, dall’altra, appunto sulla scorta di detto piatto da noi riscoperto, apprezzare, diffondere e privilegiare i piatti più tradizionali di pasta e ragù della nostra cucina.”
Il giornalista Lamberto Selleri, in un suo articolo evidenzia che “nel resto del Mondo, da vari decenni, si è affermato un brand, un marchio divenuto ormai uno slogan pubblicitario gratuito a favore della città e della sua cucina: “Spaghetti alla Bolognese”, appunto. 77 milioni di risultati su Google! Slogan non compreso in chiave di marketing da buona parte dei bolognesi e quindi negletto e rifiutato con fastidio e supponenza.”
Chi si contenta…
A integrazione di un suo articolo, Giancarlo Roversi, in alcune note, ha ribadito che: “è inveterata abitudine dei bolognesi di fare del deleterio autolesionismo. Molti Infatti ignorano che i vermicelli/spaghetti, conditi in vari modi, compreso il ragù, sono sempre stati di largo consumo nei secoli passati a Bologna, anzi documentati fin dal ‘500. Gli spaghetti vengono menzionati per la prima volta in un ricettario napoletano del 1819.
La dimostrazione che a Bologna già durante il ‘600 e il ‘700 si consumassero grosse quantità di pasta secca, in particolare vermicelli, ossia spaghetti, è fornita dai bandi legatizi emanati ogni anno dal Senato per calmierare i prezzi.
Molto in voga sono sempre stati quelli al tonno, specialmente a partire dalla metà dell’800 quando il francese Appert, inventò i contenitori a tenuta stagna che permisero di offrirlo in commercio sott’olio mentre in precedenza si usava la tonnina, ossia filetti di tonno essiccato e salato che bisognava sciacquare nell’acqua per dissalarli.
Il Paese che consuma più spaghetti, diciamo “alla bolognese”, sono gli U.S.A dove esiste anche una nutrita associazione di cultori.