Il Sedano Rosso di Orbassano, Presidio Slow Food, festeggia la 20esima edizione della Fiera. Solo tre produttori osano sfidare, ancora, i confini della città. Una storia di passione che viene da lontano.
“Il cibo è ben più che un semplice prodotto da consumare: è felicità, identità, cultura, convivialità, nutrimento, economia di territorio, sopravvivenza”: sono parole di Carlin Petrini, fondatore di Slow Food.
Le parole di Carlo Petrini arrivano all’anima, stimolano tutti noi a non essere solo semplici consumatori, ma persone diverse, più interessanti, più intelligenti, più felici.
Il cibo è il prodotto di un territorio e delle sue vicissitudini, dell’umanità che lo popola, della sua storia e delle relazioni che ha instaurato. Parlando di cibo si può parlare di ogni luogo del mondo. Raccontando di storie di cibo si raccontano storie di agricoltura, di commerci, di economie locali e globali. Il cibo è uno strumento per interpretare la realtà, il mondo circostante, rispecchia la storia passata e interpreta la complessità dell’esistente.

La presentazione della Fiera del Sedano Rosso 2023. Credits Andrea Di Bella
E partiamo da lì, allora, per parlare del “Sedano Rosso di Orbassano”, dalla storia antica di un prodotto nato dalla passione e dalla caparbietà di alcuni contadini che hanno sfidato l’avanzamento dell’asfalto, del cemento e dei capannoni industriali.
E a fianco di quei contadini si è schierato Slow Food con il Progetto dei Presidi, dal 2010, allo scopo di salvaguardarne la coltivazione, a rischio estinzione.
Una storia antica
E la storia parte dalla Francia, dalle rive della Loira, da Tours: era la fine del 1600 e fu proprio la Duchessa Anna Maria d’Orleans, moglie di Vittorio Amedeo II di Savoia, a portare con sé il sedano violetto di Tours, più saporito e tenero di quelli coltivati al tempo in Piemonte.
Semi e piantine del violetto di Tours trovarono terra, microclima ed habitat ideali proprio nella zona di Orbassano, ricca di acqua. Col passare degli anni è diventato un tipo di ortaggio autoctono, assumendo la denominazione di “Sedano Rosso di Torino”.
Passano i secoli e nel 1900 Torino si trasforma in città industriale, aumenta la popolazione e l’occupazione dei terreni agricoli da parte delle industrie. Le colture agricole si spostano nei centri della prima cintura ed ecco che ogni paese diventa rinomato per una coltura o un ortaggio: Nichelino per l’insalata (manigot), Santena per gli asparagi (spars), Carmagnola per i peperoni (pourun), Gassino per le carote, patate e cipolle (siule), San Mauro per le fragole (frole), Settimo Torinese per i cavoli (coj), Moncalieri per i cavolfiori (cavlifior), Savonera per le rape e i ravanelli (rave e ravanin).
Luogo d’incontro degli ortolani del tempo era piazza Borgo Dora, davanti all’Arsenale, dove arrivavano con il loro carro trainato da un animale.
Gli ortolani del tempo
Si seminava a marzo-aprile a spaglio, a mano aperta in pieno campo, si innaffiava sovente, si eliminavano le male erbe, e a fine giugno-luglio si riusciva ad ottenere una bella piantina rigogliosa alta 25-30 cm.
Venivano trapiantate le piantine in solchi scavati nella terra, bagnate di sovente e a fine ottobre, primi di novembre raggiungevano il completo sviluppo, attraverso una serie di accorgimenti.
I sedani erano pronti da raccogliere. Quelli già “maturi”, di colore più tenue, più teneri, si mettevano subito in commercio, mentre quelli più coloriti, dalle foglie ben verdi e rigogliosi, venivano predisposti per l’imbiancamento e la conservazione. Quest’ultimo processo (sedani stivati in solchi, in piedi, coperti con fieno d’erba a protezione del gelo) metteva in mostra l’arguzia, l’intelligenza e l’ingegno degli ortolani. Così l’ortaggio poteva conservarsi fino a San Giuseppe, a marzo. Una grande fatica ripagata, però, da un’ottima remunerazione. Quel tempo durò fino a metà degli Anni ’60.
Questa coltivazione storica fu progressivamente abbandonata, fino ad arrivare quasi all’estinzione. I motivi erano molteplici: la concorrenza di altre varietà che richiedevano meno lavoro e più redditizie, tipo il sedano dorato di Asti, il calo della domanda, la destinazione di molti terreni fertili alla costruzione di zone industriali e artigianali.

Cinzia Maria Bosso, sindaca di Orbassano. Credits Andrea Di Bella
Oggi solo pochi ortolani della piana agricola, che si estende dalla Palazzina Reale di Stupinigi fino alle porte della cittadina di Orbassano, continuano a produrlo, vendendolo direttamente in azienda o nei mercati del torinese. Al Sedano Rosso di Orbassano è dedicata una Fiera, che, in questa 20esima edizione, si è tenuta domenica 15 ottobre 2023.
I Produttori di oggi: le parole di Anna Angela Toja
Parla uno dei tre produttori dell’Associazione, la signora Anna Angela Toja.
Parliamo di redditività dell’ortaggio: come produttrice cosa mi può dire in proposito
“Io sono una piccola produttrice e non mi interessa avere grandi quantità; la cosa che mi interessa di più è che il Sedano Rosso di Orbassano continui ad essere coltivato. Tutti gli anni cerchiamo, magari, di far crescere la produzione, ma questo significa aumentare la superficie coltivabile, cosa che non è facilmente realizzabile. Di superficie agricola ce n’è ma è destinata per altri scopi, non per il sedano, perché la redditività è troppo bassa.
Cosa vi spinge, allora, a produrlo
“Per quanto mi riguarda c’è una motivazione legata al sentimento: ricordo da piccolina che lo mangiavo, mi piaceva particolarmente e il fatto che potesse sparire dai prodotti storici del Piemonte agricolo mi sarebbe dispiaciuto molto. Una motivazione legata ai ricordi di giovinetta”
Lei è succeduta a papà, ai nonni?
“Diciamo che sia papà che la nonna lo utilizzavano nell’orto di famiglia. I vicini di casa della nonna erano produttori, cosi l’abbiamo piantato nell’orto di casa. A mio papà piaceva tantissimo, e visto che è mancato pochi anni fa, abbiamo pensato di farne una produzione, anche ridotta da dedicare a lui. C’è un po’ di nostalgia, lo dedico a mio padre”
Dal profumo intenso, dal sapore dolce con retrogusto lievemente ammandorlato, il Sedano Rosso di Orbassano può essere mangiato fresco ma anche trasformato, sotto forma di pesto, agrodolce, composta e sale aromatizzato. Ma se volete, si può trovare come prodotto cosmetico, sotto forma di shampoo o balsamo per i capelli.

Francesco Gallo, presidente Associazione Cuochi della Mole. Credits Andrea Di Bella
In cucina
E per chiudere, sugli usi in cucina ecco il presidente dell’Associazione Cuochi della Mole, Francesco Gallo, ospite alla presentazione della 20esima edizione della Fiera.
“A me questo prodotto piace moltissimo, il suo profumo molto intenso lo accosta a tante preparazioni, ad esempio sulla carne cruda, sui formaggi, nella preparazione dei minestroni, o nei legumi, ma vi svelo un segreto, adoperare le foglie all’ultimo momento… ne viene fuori un profumo strabiliante”.
“I Moschettieri del Sedano Rosso”, così Carlo Petrini su La Repubblica etichettò gli agricoltori di Orbassano nel 2010, osano sfidare, ancora, i confini della città.
Bravi tutti.
_ _ _ _ _ _ _ _ _
Produttori del Presidio Slow Food
POZZATELLO
di Giancarlo e Doriano Pozzatello
Orbassano (Torino)
Via Amendola, 20
Tel. 347 1308602 – 389 4414847
info@agricolapozzatello.it
www.agricolapozzatello.it
ADRIANO QUAGLINO
Orbassano (Torino)
Strada Stupinigi, 105
Tel. 339 8555653
ANNA ANGELA TOJA
Orbassano (Torino)
Strada Stupinigi, 99
Tel. 333 3871109
anna.toja@libero.it