Le neole, che vengono anche chiamate nevole o ferratelle, a seconda del paese in cui ci si trova, nonostante vi siano pochi chilometri tra loro, sono un tipico dolce abruzzese il cui nome deriva dallo strumento di ferro utilizzato per la loro realizzazione.
Sono delle cialde molto somiglianti alle gaufres francesi o waffel inglesi che nel territorio abruzzese venivano offerte dalle ricche e nobili famiglie locali durante il banchetto matrimoniale; un tempo le famiglie si fanno costruire ferri appositi con le iniziali dei nomi, la data delle nozze o gli stemmi araldici del casato.
Neole, per farle servono i “ferri”
I “ferri” da cui deriva il nome ferratelle è un arnese caratteristico formato da due piastre e due lunghi manici a tenaglia.
Le neole, a differenza delle ferratelle, non contengono uova; assomigliano alle cialde e possono essere sottili e croccanti o spesse e morbide, a seconda delle scanalature della piastra più o meno profonde.
Farle in casa non è difficile; servono un paio di bicchieri di liquori misti come mosto cotto, rum, marsala, limoncello, un bicchiere d’olio, cinque cucchiai di zucchero, una stecca frullata di cannella e farina; talvolta vi si aggiunge anche dell’anice per renderle ancora più profumate.
Si mescolano gli ingredienti con la farina necessaria fino ad ottenere un composto consistente come quello della pasta frolla e si fanno delle palline grandi come una noce.
Si mette il ferro a scaldare ungendolo bene con olio o burro e quando è ben caldo si richiude una pallina in mezzo alle due piastre, cuocendo prima da un lato poi dall’altro per un paio di minuti.
Neole, il tempo di un’Ave Maria
Si dice che una volta nelle case calcolavano il tempo di cottura recitando l’Ave Maria: fino a metà preghiera da un lato poi giravano il ferro ed al termine della preghiera erano cotte al punto giusto.
Le Neole si possono accoppiare mettendo al centro marmellata d’uva, miele, crema, nutella o da servire semplici senza farcire.