Nel cuore della Lomellina, tra Mortara e Vigevano, il paese di Cilavegna deve la sua fama agli asparagi.
L’asparago era conosciuto sin tempi dei romani. Nelle “Vite Parallele” Plutarco narra che Giulio Cesare, di ritorno dalle Gallie, fosse invitato a cena da tale Valerio Leone, ricco abitante di Milano. Al condottiero romano e al suo seguito, fu offerta come portata principale, un piatto di asparagi con burro fuso, tuttora ritenuto il modo migliore per gustarli.
Cesare mangiò senza esitazioni quanto gli era stato offerto, e definì villani gli amici che avevano criticato, ancor prima di assaggiarla, la preparazione culinaria lombarda.
L’ortaggio fu gradito dal divino Cesare anche per le sue virtù terapeutiche: oltre alle riconosciute proprietà diuretiche, la tradizione popolare gli assegna la facoltà di antidoto contro i veleni, di rimedio contro il mal di denti e di efficace afrodisiaco.
L’asparago rosa di Cilavegna, si distingue per le notevoli dimensioni, il suo gusto delicato, morbido e anche molto persistente, può essere consumato anche crudo.
Solo sei produttori, riuniti nel Consorzio produttori asparagi di Cilavegna (Con.P.A.C.), continuano questa coltura tradizionale, vera punta di eccellenza dell’agricoltura della Pianura Padana.
Il metodo di coltivazione è ancora quello tradizionale. Vengono coltivati sulle aspargiaie, campi destinati ad accogliere la produzione esclusiva di questo prodotto.
La raccolta dell’asparago inizia più o meno a metà Aprile e prosegue sino alla fine di Maggio. La punta dell’asparago non deve fuoriuscire dal terreno per più di 2 o 3 cm, poi viene raccolto per evitare che la luce gli cambi il colore.
Tutti gli anni a Maggio si tiene a Cilavegna la Sagra dell’Asparago, dove vengono proposti al pubblico gli asparagi primaticci e una vasta gamma di degustazioni, dai risotti alle frittate, all’amaro, tipico della zona, prodotto a base di asparagi