La Miascia è un dolce, chiamato anche “turta di paisan”, che deriva probabilmente da un antico gruppo di ricette contadine che si rifanno al migliaccio, cotto nello stesso forno dove si faceva il pane.
Questo tipo di dolci erano un tempo preparati con frutta secca o fresca, per ottenere una base zuccherina naturale, perché allora lo zucchero era molto raro e lo si trovava solo sulla mensa dei ceti più abbienti.
In passato, la Miascia non era come oggi consumato a fine pasto, ma spesso in sua sostituzione, piuttosto che come merenda, e comunque in occasioni particolari quali feste, ricorrenze, o quando si riceveva la visita di amici.
Tra le tante ricette di questo particolare tipo di dolce, abbastanza tipico nella zona del Lario, ve n’è una che utilizza come ingrediente base il pane raffermo; altre varianti locali sono basate su un impasto di farina bianca e farina gialla.
Miascia, la preparazione
Per farla si deve tagliate il pane a fette piuttosto piccole che vanno messe a macerare nel latte almeno per due ore, ammollando al contempo l’uva sultanina.
Dopo aver sbattuto bene il pane con un cucchiaio, vanno aggiunte due uova, le uvette sgocciolate, i pinoli, la mela e la pera tagliate a fettine, lo zucchero, gli amaretti sbriciolati e un bicchierino di liquore, mescolando bene il tutto.
Una volta impastato bene il composto, lo si versa in una tortiera di una trentina di centimetri di diametro preventivamente imburrata ed infarinata.
Prima di mettere la tortiera in forno per un quarto d’ora a 200°, poi per altri quindici minuti a 150°, la Miascia dev’essere spolverata con lo zucchero e cosparsa con scaglie di cioccolato e qualche fiocchetto di burro.
Una volta accertato che sia cotto, il dolce sarà sfornato e servito tiepido o a temperatura ambiente, gustata generalmente fuori pasto o come dessert a fine pasto, accompagnata da un vino rosso amabile o liquoroso, senza esagerare nelle porzioni in quanto la Miascia è un dolce particolarmente calorico e completo sul piano nutrizionale.