Le castagne del monte Amiata, ma anche altrove, per secoli, hanno rappresentato l’unica fonte di cibo o quasi, in certi periodi dell’anno, per le popolazioni montane.
Il monte Amiata, un vulcano spento in territorio grossetano, è caratterizzato per i suoi pendii ricoperti da folti boschi di castagni che da sempre hanno fornito legname e frutti per le popolazioni circostanti.
Qui le castagne, per secoli, hanno rappresentato l’unica fonte di cibo o quasi, in certi periodi dell’anno, per le popolazioni montane; la loro coltivazione sul monte Amiata grazie alle condizioni climatiche particolarmente favorevoli, con frequenti precipitazioni, è diffusa fin dall’antichità, regolamentata da leggi specifiche fin dal ‘300.
Le castagne, una volta trasformate in farina, andavano a costituire infatti l’elemento basilare dell’alimentazione locale grazie ai suoi alti valori nutrizionali; il castagno era infatti noto anche come “pianta del pane” e la polenta fatta con la farina di castagne era così importante nella dieta da sostituire il pane di frumento, tanto da essere anche chiamata “pane di legno” o “pane dei poveri”.
La zona di produzione è quella occidentale e meridionale del Monte Amiata: i comuni produttori appartengono alle province di Grosseto e di Siena; le piante vengono coltivate a un’altitudine tra i 350 ed i 1000 metri slm.
La castagna dell’Amiata, prima Dop e successivamente Igp, si raccoglie tra settembre e novembre; tre le tipologie coltivate: il “marrone”, particolarmente indicato per l’industria dolciaria; il “cecio”, ideale per l’industria alimentare e la “bastarda rossa”, perfetta per essere consumata fresca.
La raccolta è effettuata a mano o con mezzi meccanici idonei, in modo da salvaguardare il prodotto; dopo la raccolta le castagne vengono portati nei centri di raccolta, dove sono messe a fermentare in acqua a temperatura ambiente per alcuni giorni e poi asciugati al sole, oppure, in caso di maltempo, in celle ventilate.
Una volta asciutte, le castagne vengono selezionate, suddivise a seconda del peso e confezionate in sacchetti, che vengono conservati al fresco e all’asciutto.
Le castagne del Monte Amiata hanno forma tondeggiante, colore bruno striato e sono generalmente di grandi dimensioni; la polpa è chiara, compatta e, dopo la cottura, ha una consistenza farinosa; i frutti più grandi sono venduti freschi, mentre quelli più piccoli o imperfetti sono destinati all’essiccazione.
Nel periodo della raccolta nei tanti paesi del monte Amiata vengono organizzate numerose sagre dedicate al questo straordinario ed amatissimo prodotto del bosco; tra le tante, quella più nota è il “Castratone” di Piancastagnaio, ricco di concerti e spettacoli di ogni tipo, presentazione di libri sull’argomento, mostre fotografiche e convegni sul tema della castanicoltura, dove comunque il prodotti tipici del territorio sono costantemente al centro della scena, soprattutto le castagne, i funghi, il vino.
Generalmente, nelle Sagre come nelle case, la castagna dell’Amiata si consuma arrostita bollita, arrostita, glassata o seccata; si usa per fare composte e con la farina si preparano dolci come il tipico castagnaccio.