Il FigoMoro è un tipo di fico autoctono della zona pedemontana che va dal fiume Livenza al Piave, nella zona a cavallo delle provincie di Pordenone e Treviso ai piedi delle Prealpi.
Il suo nome è di recentissima attribuzione, assegnato per unificare i vari nomi con cui venivano localmente chiamate le stesse piante, come “figo dela Joza”, “longhet”, “figo negro” e via dicendo.
La pianta ha un tronco liscio e grigio chiaro, con grossi rami contorti, foglie grandi, con diversi lobi arrotondati a seconda dell’età; se lasciato crescere naturalmente non diventa molto alta, superando di poco i tre o quattro metri.
Come tutta la specie, ha radici molto distribuite con un’ottima facilità di radicazione delle talee che ne determina la riproduzione rendendolo inoltre particolarmente indicato per trattenere i terreni franosi; sulla pianta, ad ogni attacco di foglia nei pressi della gemma, nascerà il fico.
Si chiama FigoMoro per la sua colorazione scura
La coltivazione del fico nero, localmente denominato “FigoMoro“ è diffusa nel comune di Caneva fin dal XIV secolo; il particolare microclima dell’area pedemontana, la ricchezza di calcare e di vari sali minerali del sottosuolo, tra cui il ferro e la collocazione delle piante in declivi decisi, conferiscono ai frutti della zona, elevate caratteristiche qualitative ed organolettiche, facilmente identificabili.
Ai tempi della Repubblica Veneta era già noto come prodotto specifico, tipico della zona, il cui gusto e sapore erano talmente decantati, da renderlo ricercato e messo a confronto con analoghi prodotti provenienti da tutto il Mediterraneo; era inoltre imbarcato sulle navi della flotta veneziana sotto forma di fico secco mentre i frutti freschi e i derivati erano invece riservati alla nobiltà.
Il frutto è una grossa infiorescenza carnosa ricca di zuccheri, di colore variabile dal verde al nero-violaceo, a seconda della maturazione; ogni gemma fa una foglia ed un frutto, solitamente singolo, o al massimo doppio, soprattutto nei casi della seconda fioritura; la sua maturazione avviene in circa 60/70 giorni con un peso variabile se di primo o secondo fiore.
FigoMoro, un frutto molto delicato che si mangia con la buccia
Man mano che aumenta la maturazione, il FigoMoro tende a divenire sempre più morbido e sottile, tanto da rovinarsi con estrema facilità; la raccolta è il punto più delicato dell’intero ciclo, va eseguita meticolosamente a mano, pezzo per pezzo, staccando l’intero picciolo, e non rovinandone la buccia.
Dato l’elevato tenore zuccherino posseduto, il FigoMoro di Caneva, unico fra le varietà di fichi noti, va mangiato con la buccia, che riveste dei sapori particolari; la buccia è nera e sapida; la polpa, dall’intenso colore rosso cardinale che contrasta con il bianco, profumata al momento della maturazione.
Il frutto ha una grande concentrazione di antociani, base del tipico colore violaceo ed in grado di apportare un miglioramento della vista; è inoltre ricco di sostanze pectiniche, che prevengono le ostruzioni venose ed ha un elevato contenuto di zuccheri puri, intorno ai 20° Brix, oltre ad un contenuto del 3% di fibra di cui il 2% solubile in acqua.
Recentemente il suo valore nutriente è stato esaltato dalla scoperta di nuove proteine che sembrano favorire particolarmente l’equilibrio ormonale, mentre è noto il suo grande apporto di potassio, fosforo e calcio che lo rendono interessante anche quale componente nella preparazione di latte per neonati e farmaci omeopatici.
Da una dozzina d’anni è stato istituito il Consorzio per la Tutela e lo Sviluppo del FigoMoro di Caneva, che si occupa di promuovere il frutto e farlo conoscere ben oltre il suo luogo di produzione, anche perché con il FigoMoro di Caneva si possono preparare alcuni piatti davvero gustosi, come ad esempio il pesce spada con melanzane e fichi o il pesce persico in salsa di fichi e peperoncino.