La ribollita, una gustosa zuppa fatta con fagioli, varie verdure tra cui il cavolo nero riccio e pane raffermo, tipica dell’alta Toscana, rinomatissima e non solo nel territorio della regione, in inverno però ha questo ingrediente vegetale che in altri periodi dell’anno non c’è.
Se qualcuno non l’ha mai gustata non sa cosa si è perso, ma comunque è sempre in tempo per scoprila.
Il cavolo nero riccio di Toscana, re della ribollita
Mangiarla d’inverno a casa di amici toscani o in certe trattorie o ristoranti che fanno della tradizione culinaria un vanto è qualcosa di speciale, perché uno dei suoi ingredienti principali è appunto il cavolo nero riccio di Toscana, detto anche braschetta, una pianta con lunghe foglie di colore verde scuro e nervature più chiare, con una superficie molto frastagliata per la presenza di grosse “bolle”.
La pianta può arrivare fino ad un metro di altezza, resiste molto bene al freddo, anzi dà proprio il suo meglio dopo le gelate, e viene coltivata da ottobre a marzo.
Le sue principali zone produttive comprendono i territori di Arezzo, Firenze e Lucca, nell’alta Toscana, ma ormai, con la “globalizzazione” lo si coltiva anche in altri territori della regione.
Il cavolo nero riccio di Toscana, buono anche saltato in padella
Per molto tempo il cavolo nero riccio di Toscana è stato l’ingrediente fondamentale della cucina contadina, soprattutto della ribollita appunto, che un tempo era considerata un piatto povero mentre oggi è fra le pietanze più ricercate della gastronomia toscana.
In cucina il cavolo nero riccio è oggi anche molto apprezzato come ingrediente di altre zuppe tipiche toscane o saltato in padella, dopo essere stato scottato in acqua bollente, insieme ad aglio, olio, peperoncino ed eventuale pancetta; il suo sapore e l’odore sono quelli tipici del cavolo.
Si tratta di un ortaggio che ha moltissime proprietà ed è particolarmente adatto per le persone in sovrappeso in quanto contiene pochissime calorie, è ricco di vitamina C ed è considerato un alimento che può aiutare la prevenzione di alcune forme tumorali, dell’ulcera gastrica e delle coliti ulcerose.