Gli Asianòt sono biscotti di pasta frolla originari del piccolo centro piemontese di Asigliano Vercellese, la cui ricetta, vecchia di secoli è molto segreta, anche se gli ingredienti sono giunti alle orecchie di tutte le massaie e pasticceri della città e sono: farina, zucchero, uova e burro.
I biscotti sono preparati a mano mediante l’ausilio di un’antica attrezzatura in metallo.
Gli Asionot erano i dolcetti preferiti della contessa Marianna Buronzo Signoris, dama di compagnia della Regina presso il Castello di Racconigi e ultima nobildonna di una famiglia che aveva governato il Paese per circa due secoli fino al 1856, che venivano offerti anche ai suoi ospiti in occasione delle grandi feste che si svolgevano nel parco della sua villa. Seppure le ospiti della contessa insistessero per ottenere la ricetta, questa rimaneva gelosamente custodita. Il segreto fu svelato dapprima dalla signora Lisot (Lucia), al servizio dei nobili più potenti della provincia all’epoca dei Buronzo-Signoris, alla nipote signora Mincota (Domenica) quando quest’ultima stava per lasciare casa per sposarsi e, poi, nel 1975 quando l’ormai novantenne nonna Mincota si ammalò. Fu così che, dopo 100 anni di segreto assoluto, quale riconoscimento per le cure e l’assistenza ricevute, la ricetta passò nelle mani di un noto pasticcere di Asigliano che incominciò, quindi, a proporla ai suoi clienti ed i dolcetti presero il nome di “Asianòt”.
Il loro colore è delicatamente dorato con un bordo leggermente più scuro.
Oggi che sono un prodotto PAT è facile trovarli anche nel capoluogo Vercelli, molto richiesti ed apprezzati, così come nei forni di Asigliano, ma qui, se un estraneo li richiede, deve essere pronto a subire un simpatico scherzetto dialettico, perché “Asianòt” (e Asianòta) è anche il nome che i locali hanno dato alla loro maschera carnevalesca, che date le loro vesti nobiliari ci riportano ai tempi in cui fu inventato il famoso biscotto locale.
La loro preparazione è abbastanza semplice; impastate il burro ammorbidito con lo zucchero e i tuorli finemente sbriciolati e passati al setaccio, aggiungete la vaniglina e la buccia di limone finissimamente tritata ed unite la farina e la fecola, quindi impastate velocemente per amalgamare. Una volta ottenuto l’impasto, stendetelo con il matterello ad uno spessore di circa 5 mm e tagliate delle forme rotonde. A volte si usa un apposito stampo a forma di fiore. Ponete a cuocere in forno preriscaldato a 180° fino a quando non saranno dorati.
Questa non è altro che un’imitazione della vera ricetta il cui brevetto è ancora custodito a Vercelli.