Lo spirito, la storia, la cultura di una terra sopravvivono nei secoli e si manifestano in molti modi; uno di questi è anche la cucina.
Le ricette, così diverse da regione e regione, ci trasmettono, oltre al piacere della degustazione, quello di un incontro con una tradizione; ogni piatto ci parla di un popolo e di una storia che hanno radici antiche; erto bisogna sapere interpretarlo, o ci deve essere qualcuno capace di raccontarlo, spiegandone origini e significati.
Così può valere la pena, durante un viaggio, pensare a riportare a casa qualche souvenir che ci possa ricordare, anche molto tempo dopo, di quel piacevole incontro; anche per questo sono nati di piatti del Buon Ricordo.
L’idea, tanti anni fa, fu di Dino Villani, pubblicitario dalle mille risorse e uno dei padri fondatori dell’Accademia Italiana della Cucina, che propose di mettere insieme alcuni ristoranti qualificati che si impegnassero a tenere sempre nella lista una pietanza particolare, tipicamente regionale o locale, da servire ai clienti su un piatto speciale, un piatto di ceramica, dipinto con uno stile tipicamente popolare, da regalare, come “memoria di un piacevole incontro”, al cliente.
L’obiettivo non era, ovviamente, quello di produrre souvenir che avessero una funzione pubblicitaria per alcuni ristoranti, ma di mettere in piedi un’operazione di valorizzazione della cucina tradizionale, grande ricchezza del nostro paese.
È nata così, e non senza fatica, nell’ormai lontano 1964, l’«Unione Ristoranti del Buon Ricordo», con sede a Milano. Con il tempo sono aumentati i locali che hanno aderito e la risposta degli amanti della cucina è stata più che buona.
Spesso si trovano fra loro per fare festa, come è stato recentemente il caso dei ristoratori dell’Unione Ristoranti del Buon Ricordo nell’incantevole cornice dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine Zibello, per festeggiare i 50 anni di appartenenza al Buon Ricordo della Famiglia Spigaroli.
L’accoglienza di Luciano e Massimo Sigaroli è stata insuperabile, così come coinvolgente e caloroso è stato il clima che ha unito per tutta la giornata i ristoratori e i tantissimi ospiti e amici radunati in questo che è uno dei templi dell’ospitalità e del buon cibo italiani.
A ricordo della giornata, Luciano e Massimo Spigaroli hanno fatto una bella sorpresa ai partecipanti, in pieno stile “Buon Ricordo”, regalando la foto di gruppo scattata nel pomeriggio nella corte inserita in una cornice a forma di piatto, in omaggio alla tradizione dell’associazione.
Il festoso evento è stata anche l’occasione per la presentare in anteprima il nuovo Direttivo dell’Associazione Buon Ricordo.
Piatto del Buon Ricordo, molti quelli che li collezionano
Sono comparsi pure i collezionisti ed oggi si può parlare anche di piatti del Buon ricordo storici; il Touring Club Italia, ad esempio che, occupandosi di turismo intelligente legato alla cultura ed anche alla cucina regionale, ha pubblicato molti anni fa la guida ai Ristoranti del Buon Ricordo: “Cento piatti da ricordare”; una iniziativa ripresa oggi dall’Unione, che pubblica annualmente l’elenco dei locali che aderiscono all’iniziativa.
Di ognuno è presentata non solo la ricetta da non dimenticare, ma anche la cucina, la cantina e vengono raccontate piccole curiosità, con qualche riga dedicata alla località.
Piatto del Buon Ricordo, a ruba nelle aste online
A Bologna esiste anche l’«Associazione Collezionisti Piatti del Buon Ricordo», che pubblica una newsletter ed organizza iniziative e manifestazioni presso i ristoranti del circuito. Notevole è anche la “movimentazione” dei piatti del Buon Ricordo su EBay ed altri siti d’asta e scambio merce via internet.
I piatti, tutti colorati, hanno la caratteristica di illustrare la ricetta a cui sono abbinati e riportano sempre il nome del ristorante. Appesi alle pareti, man mano che aumentano di numero, fanno un figurone, perché mettono allegria e riportano alla mente momento piacevoli, aromi, profumi, persone.
Lo stile con cui sono dipinti è tipicamente popolare, volutamente semplice e didascalico, il chè contribuisce a renderli ancora più gradevoli e caratteristici.
La scelta dello stile non è, infatti, casuale, perchè la loro funzione è proprio quella di valorizzare le ricette tradizionali. Ecco, allora, scorrere le immagini dei tortellini di Bologna, del farro di Ponte a Moriano, in Toscana, del prosciutto alla meranese, del polpo in zimino, versione ligure realizzata a Laigueglia, del coniglio alla taverniera come lo fanno a Gubbio, dei pizzoccheri valtellinesi, della ribollita toscana, dei cappelletti romagnoli e così via, da nord a sud.
Una curiosità, i piatti vengono fatti a Vietri, dove si fa la ceramica da secoli, di sicuro dal Quattrocento; le decorazioni sono dipinte a mano e quindi è possibile che alcuni vengano meglio di altri; i collezionisti stanno attenti anche a questi particolari.