In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente che quest’anno si focalizza sul ripristino del territorio, sulla desertificazione e sulla resilienza alla siccità con lo slogan “La nostra terra. Il nostro futuro. Siamo #GenerationRestoration”, FederBio pone l’accento sull’importanza della transizione agroecologica per preservare la fertilità dei terreni e il patrimonio ambientale per le generazioni future.
La rigenerazione dei terreni agricoli come risorsa essenziale per affrontare gli effetti della crisi climatica e arginare fenomeni di degrado estremo.
Secondo i dati dell’Ispra, l’Italia ha toccato nel 2022 il minimo storico di disponibilità idrica degli ultimi 30 anni. Un effetto legato al calo delle precipitazioni, aggravato dall’aumento del valore delle temperature e dell’evapotraspirazione. Gli impatti di questi fenomeni atmosferici avversi sempre più rilevanti si riflettono, in particolare, nel settore agricolo.
Un aiuto concreto arriva dall’agricoltura biologica che, con le sue pratiche rispettose dell’ambiente, può contribuire significativamente a migliorare la resilienza dei terreni agricoli alla siccità. Aumentando la quantità di materia organica nel suolo, le pratiche agronomiche biologiche sono, infatti, in grado di trattenere maggiori quantitativi d’acqua rendendoli poi disponibili durante i periodi di siccità. Inoltre, contribuiscono a ridurre l’erosione del suolo, proteggendo lo strato superiore, essenziale per immagazzinare e trattenere l’acqua, mentre l’incremento di biodiversità, favorito dall’eliminazione della chimica di sintesi, aiuta a creare un ecosistema in grado di mitigare gli stress climatici.
Lo studio “Farming Systems Trial” del Rodale Institute in Pennsylvania, un’analisi comparativa tra agricoltura biologica e convenzionale che dura da oltre 40 anni, attesta la maggior resilienza della bioagricoltura. I risultati della ricerca dimostrano, infatti, come in periodi di siccità le produzioni biologiche abbiano avuto un potenziale di resa fino al 31% superiore rispetto a quelle convenzionali. Questo deriva anche dall’elevata capacità dei terreni coltivati con metodo biologico di sequestrare carbonio organico che, migliorando la struttura del suolo, consente di trattenere e filtrare l’acqua, garantendo una preziosa riserva idrica per i periodi di scarsità.
Lo studio “Farming Systems Trial” del Rodale Institute in Pennsylvania, un’analisi comparativa tra agricoltura biologica e convenzionale che dura da oltre 40 anni, attesta la maggior resilienza della bioagricoltura. I risultati della ricerca dimostrano, infatti, come in periodi di siccità le produzioni biologiche abbiano avuto un potenziale di resa fino al 31% superiore rispetto a quelle convenzionali. Questo deriva anche dall’elevata capacità dei terreni coltivati con metodo biologico di sequestrare carbonio organico che, migliorando la struttura del suolo, consente di trattenere e filtrare l’acqua, garantendo una preziosa riserva idrica per i periodi di scarsità.