Quello del pizzaiolo è un mestiere davvero speciale e lo ha capito anche l’Unesco, che nella sua ultima riunione in Corea del Sud lo ha accolto con l’unanimità dei voti, riconoscendogli il prestigioso titolo di Patrimonio dell’Umanità, il 58° per l’Italia.
Fare il pizzaiolo è un’arte
Dopo la Dieta Mediterranea, ora è arrivato anche il 7° nuovo riconoscimento per la cultura gastronomica del Belpaese nella “rappresentativa lista dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità”.
Fare il pizzaiolo è un’arte e il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere, è un indiscutibile patrimonio culturale.
Per i pizzaioli, quelli napoletani in particolar modo, preparare la pizza è un vero e proprio rito sociale: loro gli artisti, il bancone e il forno il loro palcoscenico ed i clienti sono spesso gli spettatori attenti ed entusiasti.
Il pizzaiolo di Napoli dai vecchi quartieri alla conquista del mondo
Napoli ed i suoi vecchi rioni sono stati il punto di partenza di quest’arte povera che ha però dato tanto alla comunità ed ai giovani, aiutandone molti a tenersi lontano dalla marginalità sociale e spesso trasformandoli in “ambasciatori” della pizza napoletana in Italia e nel mondo.
Questa candidatura ha avviato il suo percorso ben otto anni fa, quando il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Accolse le istanze delle diverse Associazioni campane del settore, superando i campanilismi e i pregiudizi di quanti vedevano in questa antica arte solo un fenomeno commerciale e non una delle più alte espressioni identitarie della cultura partenopea.
A testimoniare il grande apprezzamento per la pizza napoletana a livello globale, anche il fatto, inconsueto, che dopo il voto dei delegati Onu è scoppiato un fragoroso applauso seguito da strette di mano e congratulazioni sincere alla delegazione napoletana.
Una particolare soddisfazione è stata espressa via Twitter anche dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschini il quale ha ribadito che “L’arte dei pizzaioli napoletani, finalmente Patrimonio Immateriale dell’Umanità, è un riconoscimento per Napoli e l’Italia intera mentre sta per iniziare il 2018, che sarà l’anno del cibo italiano.
I Beni tutelati in Campania sono arrivati a nove: il Centro storico di Napoli (1995), la Reggia di Caserta (1997), le Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata (1997), la Costiera Amalfitana (1997), il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula (1998), la Dieta Mediterranea con la Comunità emblematica di Pollica (2010), i Longobardi in Italia con il Complesso di Santa Sofia di Benevento (2011), la Rete delle grandi macchine a spalla italiane e la Festa dei Gigli di Nola (2013) e ora l’Arte del pizzaiolo napoletano.