by Andrea Guolo
In Emilia Romagna nascono i distretti del cibo, nuove strutture radicate nel territorio per promuoverne lo sviluppo, garantire la sicurezza alimentare, la coesione e l’inclusione sociale, ridurre l’impatto ambientale e lo spreco alimentare.
Tra gli obiettivi anche quello di salvaguardare il territorio e valorizzare le produzioni agroalimentari di qualità favorendo l’integrazione di filiera.
Questo rappresenta un ulteriore riconoscimento per i Consorzi di tutela delle Dop e Igp e un’opportunità in più per le imprese emiliano romagnole di ricevere finanziamenti grazie al bando nazionale dedicato ai “progetti di distretto” del Ministero delle Politiche agricole di prossima emanazione.
I distretti del cibo, realtà legate al territorio
I nuovi Distretti, in base alla legge nazionale, sono realtà strettamente legate al territorio con un’identità storica omogenea frutto dell’integrazione fra attività agricole e attività locali, nonché della produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e locali.
Inoltre, sono classificati distretti del cibo i distretti agroalimentari di qualità, anche a carattere interregionale, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa europea o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche.
E poi i sistemi produttivi locali caratterizzati da una elevata concentrazione di piccole e medie imprese agricole e agroalimentari anche a carattere interregionale, localizzati in aree urbane o periurbane e caratterizzati dalla significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree, caratterizzati dall’interrelazione e dall’integrazione fra attività agricole (ad esempio la vendita diretta dei prodotti agricoli) e le attività di prossimità di commercializzazione e ristorazione esercitate sullo stesso territorio (ad esempio reti di economia solidale, gruppi di acquisto solidale).
Per ultimi, rientrano tra i distretti, anche i sistemi produttivi locali caratterizzati dalla presenza di attività di coltivazione, allevamento, trasformazione, preparazione alimentare e agroindustriale svolte con il metodo biologico o nel rispetto dei criteri della sostenibilità ambientale, i biodistretti e i distretti biologici.
Chi può richiedere di diventare distretto del cibo
Possono diventare distretto del cibo le forme d’impresa societarie o consortili, le associazioni riconosciute dotate di personalità giuridica e le reti d’imprese soggetto, oltre a enti pubblici, Camere di commercio, enti di ricerca, il mondo delle Università e gli altri soggetti pubblici legati ad attività funzionalmente inerenti alle finalità del Distretto. Possono inoltre far parte dei distretti le Organizzazioni professionali agricole, le Associazioni di categoria e altri soggetti privati in forma associativa che perseguono gli obiettivi del Distretto
Le condizioni necessarie
Chi si candida a diventare distretto del cibo deve rappresentare uno o più prodotti; operare in un territorio ben definito; dimostrare di essere rappresentativo della produzione agroalimentare realizzata nel territorio del distretto; avere regole di relazione e funzionamento vincolanti per coloro che partecipano al distretto; avere la sede legale od operativa nel territorio della Regione Emilia-Romagna o, nel caso di distretto interregionale, di avere la parte prevalente di attività in Emilia-Romagna.
I Consorzi di tutela per le produzioni DOCG, DOC e IGT o per le produzioni DOP e IGP e le Organizzazioni Interprofessionali che possiedono già riconoscimenti da parte di Enti pubblici, soddisfano già i requisiti e le condizioni sopraesposti.