Le Liti Bianche è il nome che il vulcanico Dino Zoli, imprenditore romagnolo che assieme alla famiglia è titolare dell’Azienda Agricola I Sabbioni di Oriolo, nella prima fascia collinare tra Faenza e Forlì, ha voluto per questo vino bianco fermo ottenuto da uve Sangiovese.
Le prime bottiglie sono state presentate nei giorni scorsi alla stampa di settore nella sede della Fondazione Zoli a Forlì, un ramo del gruppo che si occupa di arte moderna e contemporanea organizzando mostre e performance di giovani artisti.
Il Gruppo Zoli è una consolidata realtà imprenditoriale romagnola partita una quarantina d’anni fa dal settore tessile e che negli anni ha ampliato i propri orizzonti a diversi altri settori economici, espandendosi anche all’estero, in particolare in Brasile ed Estremo Oriente.
Per Dino Zoli però, quella dei Sabbioni è qualcosa di più di un’attività agricola e imprenditoriale, perché su queste terre c’è nato e ci è cresciuto ed acquistarle ha rappresentato il coronamento di un sogno ed il ritrovamento delle proprie radici.
Liti Banche, la prima degustazione
Nel corso del pomeriggio di degustazione dei vini dei Sabbioni era prevista anche la partecipazione di Luca Gardini, che ha avuto un impedimento dell’ultimo minuto e non è potuto intervenire; peccato perché sarebbe stato interessante sentire l’opinione dell’eclettico sommelier che collabora come “Brand Ambassador” con l’azienda da oltre un anno e che dall’alto della sua esperienza non è mai parco di consigli su quello che riguarda le uve o il taglio e l’assemblamento dei vini, anche se in questa realtà, tagli non ce ne sono perché l’unico vino che si fa ai Sabbioni è solo ed esclusivamente sua maestà il Sangiovese di Romagna.
A tirare le fila della presentazione ci ha pensato l’enologo dell’azienda, Francesco Bordini, che prima di presentare le varie referenze aziendali ha illustrato a lungo l’aspetto ampelografico e geologico dei terreni in cui sono piantate le vigne.
Liti Bianche, vigne rivolte al mare
Vigneti e uliveti dei Sabbioni si estendono per circa 18 ettari di suolo collinare dalle cui cime che raramente superano di poco i 100 metri d’altitudine si vede il mare Adriatico distante una ventina di chilometri e se ne sente la brezza salmastra.
Le colline di questa parte del territorio romagnole sono emerse dalle acque circa un milione di anni fa e conservano ancora oggi resti di fossili e conchiglie, quando non qualcosa di più grosso, come lo scheletro di un mammut rinvenuto nei terreni dell’azienda e conservato al Museo delle Scienze Naturali di Faenza, e che è diventato anche il logo dei Sabbioni.
Bordini si è soffermato sulla rassomiglianza tra il terreno dei Sabbioni e quello della Provenza, entrambi caratterizzati da un suolo ricco di sabbia e di altopiani, adatti ad ospitare vigne molto fitte e basse.
L’azienda ha fatto sua una filosofia fortemente territoriale che fonda le sue radici in scelte agronomiche ben precise decidendo di dedicarsi totalmente alla coltivazione del monovitigno Sangiovese, che probabilmente, assieme alla piadina romagnola, è il più noto ambasciatore di questa terra nel mondo.
I cinque vini dei Sabbioni
L’enologo è passato poi ad illustrare i cinque vini, tutti prodotti nel rispetto del disciplinare del Romagna Sangiovese Dop: il Volo dei Gruccioni, le Liti, l’Oriolo, le Liti Bianche e i Rifugi, l’unico messo a maturare almeno un anno in botti di rovere.
Va detto che si tratta di vini di alta qualità, che esprimono eleganza e la caratteristica sapidità conferita dei terreni sui quali sono cresciute le vigne, ciascuno con le sue caratteristiche sensoriali, come il vago sentore di iodio e di salinità portati dalla brezza marina che arriva dall’Adriatico, per Le Liti; la grande versatilità e leggiadra sottigliezza dell’Oriolo, cui il Gambero Rosso ha assegnato i suoi 3 Bicchieri, la morbidezza vellutata e floreale del Voli dei Gruccioni, il cui nome deriva dai bellissimi uccelli migratori rossi che in autunno vengono a deporre le uova in piccole buche della roccia arenaria circostante.
Il progetto delle Liti Bianche, le cui bottiglie dell’annata 2018 sono appena state presentate, è un Sangiovese Igt vinificato in bianco con un grado alcolico del 12%; è un vino fermo che a differenza di altri ottenuti da uva a bacca bianca, non ha note floreali o aromatiche; vi si nota piuttosto la tipica sapidità del Sangiovese, unita al profumo salmastro della risacca marina, ricca di vita e di energia.
Un vino destinato a far parlare di sé, adatto a piatti strutturati, in particolare a quelli a base di pesce grasso dell’Adriatico.