Nel cuore geografico del Valdobbiadene, la famiglia Ballianei coltiva la vite e produce bollicine da più di 3 generazioni. Noi li abbiamo incontrati per ascoltare dalla viva voce di Mirco, esponente dell’ultima generazione, la loro storia; una storia di passione che ha unito più generazioni con questo territorio straordinario che sono le colline del Prosecco di Valdobbiadene.
Cosa c’è dietro la storia dell’azienda e come la cantina si inserisce nel panorama vitivinicolo locale?
“Nel cuore geografico del Valdobbiadene DOCG, la famiglia Ballianei coltiva la vite e produce bollicine da più di 3 generazioni. Nello specifico, Antonio Ballianei divenne proprietario di alcuni appezzamenti di famiglia nel 1966 e cominciò la propria avventura assieme alla moglie Irma De Bortoli. Di lì a poco tempo nacquero Pierluigi e Luciano, gli attuali proprietari.
Nel corso degli anni grazie all’aiuto dei figli, l’azienda è poco a poco cresciuta con l’acquisto di qualche terreno e contemporaneamente ci siamo specializzati nella produzione di uva e trasformazione a vino. Nel 2009, al territorio al quale apparteniamo, è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, massimo livello qualitativo italiano e da luglio del 2019, a dieci anni dalla candidatura, siamo stati riconosciuti come patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO.
Oggigiorno siamo rimasti un’azienda a conduzione familiare, che coltiva circa 5 ha di vigneto a Col San Martino, nel cuore della denominazione Conegliano -Valdobbiadene DOCG. Abbiamo la fortuna di poter custodire qualche esemplare di vite centenaria, in alcune delle zone poste ad altitudine più elevata della nostra denominazione.
Ed infine arrivo io, Mirco, il figlio di Luciano. A seguito del mio percorso di studi, presso la prima scuola enologica d’Italia: il Cerletti di Conegliano, e del successivo conseguimento del titolo di enologo, presso l’università degli studi di Padova che mi ha dato la possibilità di svolgere un’attività lavorativa di 3 mesi in California presso un’altra cantina, mi sono recentemente introdotto in azienda e sto provando a seguire le orme dei miei predecessori.
Abbiamo principalmente due prodotti, entrambi a denominazione di origine controllata e garantita, un Brut prodotto con metodo Charmat e proveniente dall’unione di più espressioni dei nostri vigneti di alta collina ed un Sui Lieviti – Brut Nature a rifermentazione in bottiglia, prodotto con uve provenienti da un singolo vigneto in località Val Grande.”
Negli ultimi anni il lavoro agricolo in Italia legato alle tradizioni sta avendo una risonanza sempre più importante, soprattutto tra i giovani. Come nasce il desiderio di approcciarsi alla natura nel millennio del consumo di massa?
“Diciamo che a me questo desiderio d’approccio è un po’ arrivato senza doverci tanto pensare. Lavoro in vigna sin da quando ne ho ricordo, cominciando per gioco passando del tempo con il nonno e poi piano piano capendo che sarebbe diventata la mia più grande passione: da grande avrei voluto fare il vino come il papà e prima di lui il nonno. Oggi ci sono molte persone che finalmente parlano dell’importanza delle tradizioni, non bisogna però dare per scontato che molte volte per noi giovani non è sempre tutto facile. La vita di campagna, quando la vivi da interno al settore, è fatta di duro lavoro e sacrifici. Si viene responsabilizzati molto presto e forse qualche volta, nel caso di aziende molto vecchie, si percepisce addirittura il peso dell’operato delle generazioni precedenti che va a far leva direttamente nel desiderio di provare a far meglio e contemporaneamente sulla paura di porvi fine con delle scelte sbagliate.
Una volta familiarizzato con tutto questo però, c’è da dire che lavorare con la natura per produrre, nel nostro caso, un prodotto unico, territoriale e quindi irriproducibile altrove, da sempre delle grosse soddisfazioni. Le ore ed ore di duro lavoro si annullano davanti ad un complimento o semplicemente ad una nuova relazione umana instaurata con dei visitatori che vengono a trovarti per conoscere quello che fai e come lo stai facendo, qualcosa da provare per credere!”
L’importanza del Sui Lieviti – Brut Nature: una novità del Prosecco Superiore Docg, introdotta nel disciplinare da poco e meno nota ai consumatori. Come avviene il procedimento della rifermentazione in bottiglia, localmente chiamata “col fondo”, e qual è la sua particolarità?
“Dal 2019, grazie ad una modifica al disciplinare di produzione del Conegliano – Valdobbiadene DOCG, è stata introdotta una nuova categoria: il Sui Lieviti – Brut Nature. Si tratta di una vera e propria evoluzione ed elevazione dell’originario “Col Fondo”, regolamentata in maniera precisa e rispettosa della tradizione per quel che riguarda il suo intero processo di produzione. Per cominciare, la vendemmia dev’essere obbligatoriamente manuale e si possono successivamente utilizzare al momento dell’imbottigliamento solamente vini base da singola annata, da riportare in etichetta.
Una volta maturati durante l’inverno, i vini base possono essere messi in bottiglia solamente in una finestra temporale che va dal 1 Marzo al 30 Giugno, previa richiesta di presa di spuma al relativo ente di controllo, garante della tracciabilità del prodotto stesso. La rifermentazione avviene quindi in bottiglia e lo spumante dovrà maturare per almeno 90 giorni prima di poter essere prelevato dall’ente certificatore. Solo dopo aver ricevuto l’approvazione da un panel di degustazione e verificata l’idoneità di determinati parametri analitici, vengono rilasciate le fascette identificative della nostra denominazione, ed il Sui Lieviti può essere finalmente etichettato e messo in commercio.
Non essendo effettuata la sboccatura, una volta tappata la bottiglia, non vi è più alcun margine di intervento ed il prodotto si presenta completamente secco, ecco la tipologia Brut Nature. Il lievito esausto deposto sul fondo comporta una costante evoluzione del vino nel tempo, agevolandone inoltre la naturale conservazione, motivo per cui ogni tanto ci divertiamo a fare pure qualche verticale di più annate. Noi di Ballianei abbiamo scelto di provare a valorizzare il nostro territorio attraverso la denominazione d’origine controllata e garantita anche con questo prodotto, che nelle nostre colline ha origini molto antiche, antecedenti all’avvento dell’autoclave stessa.”
Quali consigli per degustarlo al meglio? Con cosa è preferibile abbinarlo data la sua eccentricità?
“Ci piace pensare ad un assaggio diviso in 2 diversi momenti:
- L’assaggio del “Limpido” a bottiglia appena aperta, dove si ha modo di evidenziare un profilo aromatico fresco, floreale e fruttato.
- L’assaggio del “Velato”, che si forma mano a mano che si versano i vari calici, sollevando il deposito: strabiliante propulsore di ulteriori aromi come i derivati della pasticceria e panificazione, oltre che della voluminosità al palato stessa.
Ad ogni modo, che sia limpido o velato, il Sui Lieviti si esprime al meglio in abbinamento ai piatti della tradizione, come pane e soppressa, anche se, a seconda del suo periodo evolutivo può accompagnare comodamente un aperitivo, qualche antipasto di pesce o addirittura la pizza.”
Com’è la vostra accoglienza enoturistica in cantina?
“Diciamo che dati gli innumerevoli lavori da fare, essendo pur sempre un’azienda a conduzione familiare, cerchiamo il più possibile di alternarci e di essere presenti al punto vendita, anche se preferiamo essere avvisati un po’ prima per poterci organizzare, oggigiorno nell’era digitale non è poi così impossibile reperire i nostri contatti.
Su prenotazione inoltre, per piccoli gruppi, possiamo portare i visitatori alla scoperta dei nostri vigneti per poter toccare con mano il meraviglioso quanto impervio territorio in cui lavoriamo, oltre che a fare un tour della cantina per capire più da vicino i processi produttivi delle basi spumante e della rifermentazione.”
La bellezza della primavera e dell’autunno: possiamo dire che il prosecco che producete mostra l’essenza del vostro territorio?
“Beh diciamo che il nostro impegno, da più di 60 anni, è quello di preservare le peculiari caratteristiche che il territorio del Valdobbiadene DOCG è in grado di dare all’uva, trasformandole in bollicine per portarle nei calici, ma alla domanda: “se ci stiamo riuscendo”, dovreste rispondere voi!”
Uno sguardo al futuro: quali novità prevedete?
“Il mio sogno più grande attualmente, è quello di riuscire a divulgare il verbo di questa nuova categoria di rifermentato in bottiglia: il Sui Lieviti – Brut nature, per poter un giorno arrivare ad imbottigliare la totalità del vino prodotto dal nostro vigneto in località Val Grande. Abbiamo inoltre in progetto il miglioramento delle nostre strutture per poter implementare i servizi legati all’ospitalità.”