Grazie alla collaborazione di “Fuoriporta”.
La ragione sociale “Giuseppe Prosperi” non è stata scelta a caso, nasce per mantenere viva la memoria dei miei avi i quali hanno portato avanti questa attività con amore e dedizione. Di fatto, le terre che io coltivo ormai da circa 25 anni, mi sono state tramandate dai miei nonni materni, famiglia di commercianti che tanto amavano questo tipo di coltura. La mia cara nonna Elsa mi racconta spesso di quando andava a vendere le castagne nei paesi della vicina pianura pontina: Priverno, Sezze oppure in Ciociaria, Frosinone, Anagni. Parliamo dei primi anni del ‘900. Il più delle volte questo tipo di prodotto, più che essere semplicemente venduto, veniva barattato con altri prodotti che a Carpineto non c’erano e che qui venivano poi rivenduti. A quel tempo tante cose non c’erano nella nostra piccola comunità montana.
Il passaggio di consegne
Sono cresciuto nei terreni che ho ereditato e fin da piccolo seguivo i miei nonni per fare la raccolta delle castagne. La passione insieme al grande spirito di intraprendenza mi è uscito nell’età adolescenziale, quando ho iniziato a sentire che questi lavoro iniziava a pesare a miei nonni e quindi ero io ad essere chiamato a prendere un ruolo centrale per poter portare avanti la gestione dell’attività.
Così mi sono, come si vuol dire rimboccato le maniche, e ho iniziato a seguire mio nonno tenendo ben in vista tutte le attività che portava avanti nei castagneti: dalla potatura, alla pulizia dei terreni fino alla raccolta delle castagne e al trattamento di queste ultime. Infine… la cosa che mi ha sempre più incuriosito era il momento della vendita.
L’arte della vendita
Negli anni passati era una vera e propria arte. Le castagne dopo essere state trattate con l’acquacoltura venivano messe in bella mostra in un locale sulla via principale di Carpineto, Via Roma. Da questa via, nel periodo delle castagne, in ottobre, passavano molti commercianti che si fermavano per poter trattare il “masso”, così viene definito il raccolto.
In quei momenti io partecipavo alla trattativa come spettatore ed ero molto emozionato nell’ammirare l’arte del commercio. Questo aspetto, l’ho portato sempre con me e fatto crescere nel tempo, tanto che oggi sono un manager di una multinazionale americana, ma se non ci fossero stati i miei nonni… forse avrei fatto altro…
Gli innesti, un momento cruciale
Un momento davvero importante in questa attività si ha nel periodo di aprile, quando si apre la stagione degli innesti. In questo particolare momento si dà vita alla nuova generazione di piante di marroni. È un momento delicato che richiede grande attenzione al meteo, allo stato vegetativo della pianta da innestare e allo stesso tempo delle marze utili a fare gli innesti. Generalmente il marrone viene innestato tramite la tecnica chiamata “A Zufolo” ma può essere fatta in tramite tante altre tecniche. La tecnica a zufolo viene utilizzata perché più veloce di altre e quando ce il bisogno di innestare una grande area bisogna essere veloci poiché il periodo migliore per fare gli innesti è molto corto, generalmente una decina di giorni.
Passato il primo anno la nuova piantina inizia a prendere forma ed esce fuori dal periodo più critico, questo è un momento di grande soddisfazione (cancro corticale o rottura per vento o passaggio di animali selvatici ) poiché si genera il futuro e così i nuovi frutti.
Dal marrone alla castagna
Negli anni ho cercato di fare del mio meglio ampliando ciò che i miei nonni mi hanno donato con tanto amore, comprando altri appezzamenti di terra e bonificandoli con i tagli delle piante vecchie. Innestando nuove piante di marrone cosi da dar vita a nuovi impianti.
Il marrone si distingue dalla castagna principalmente per il gusto: più dolce e profumato, esternamente il marrone si presenta con una buccia striata di color marrone mentre la castagna ha una pezzatura più piccola ed ha una forma più allungata e presenta una buccia esterna di colore più scuro.
Sostituendo questo tipo di coltura a quella della castagna ho reso la mia attività sostenibile, poiché il frutto del Marrone ha una resa a livello commerciale più apprezzabile.
Lavorare la terra è molto sacrificante non lo nascondo, ma grazie a questo sacrificio si capisce quanto sudore hanno versato i nostri avi per poter rendere questo territorio unico nel suo genere, e questo pensiero mi permette di andare avanti anche quando abbiamo attraversato i momenti più bui che questa imponente e magnifica pianta ha visto nell’ultimo decennio dopo l’attacco da parte del “Cinipide Sinensis” che ha portato la produzione vicino allo zero, causando danni quasi irreversibili alla biologia della pianta.
Il nostro background è alla base della nostra storia
Farò sempre tesoro dei consigli dati dai miei nonni “Giuseppe se le piante le accarezzi ti danno qualcosa, se tu non le guardi non ti daranno nulla”. Accarezzare vuol dire custodirle con la massima cura, quasi come delle figlie. A distanza di anni posso dire che tutto ciò che mi dicevano è verità, sono fiero di quello che faccio e mi piacerebbe tanto che altre persone si avvicinassero alla terra, questo di sicuro permetterebbe di ritrovare sani principi utili alla nostra società attuale. I miei nonni dicevano che” il lavoro nobilita l’uomo/donna” e che “lavorare la terra mette giudizio” ecco tutto ciò purtroppo vedo che sta sfuggendo di mano alla società attuale.