EV Edizioni Veterinarie srl organizza per lunedì 27 febbraio, presso Palazzo Trecchi, a Cremona, il più importante convegno nazionale dedicato alla suinicoltura italiana.
I maggiori esperti, italiani e stranieri, si avvicenderanno al tavolo dei relatori per approfondire i temi di maggiore attualità che investono uno dei comparti più importanti dell’agroalimentare italiano.
Dall’economia alla sanità passando per l’innovazione tecnologica con un accento particolare al grande tema della sostenibilità, ogni argomento sarà oggetto di approfondimento e discussione.
Nell’elenco degli autorevoli relatori che animeranno il convegno organizzato ci sarà anche Eva Gocsik, analista economica specializzata nel settore delle proteine animali di Rabobank, l’importante Istituto finanziario olandese che da sempre si occupa di analisi finanziarie a livello globale per il comparto agroalimentare.
Dottoressa Gocsik, qual è la previsione di Rabobank sull’andamento del comparto suinicolo globale per il 2023 e per l’Europa e l’Asia in particolare?
“La nostra previsione è orientata a un calo produttivo mondiale, che nella UE27 e nel Regno Unito, su base annua, dovrebbe oscillare tra il -3 e il -4%. L’incremento dei costi alimentari e la pressione sui prezzi dei suinetti negli allevamenti a ciclo chiuso, in un mercato caratterizzato un’offerta eccessiva, hanno portato a una riduzione dei capi allevati che si è manifestata soprattutto nel 2022. Germania, Danimarca, Polonia e Regno Unito sono i Paesi dove la contrazione produttiva sarà maggiore. Parallelamente, nel 2023 i prezzi dei mangimi dovrebbero registrare una diminuzione rispetto allo scorso anno favorendo un maggiore margine di guadagno per gli allevatori. Sul fronte dell’export, nella UE27 e nel Regno Unito prevediamo una riduzione di circa il 5%, anche se nella seconda parte dell’anno dovremmo assistere a un aumento delle esportazioni verso la Cina dove l’offerta di carne suina locale sarà limitata pur in presenza di un aumento produttivo vicino all’1,5%”.
Quali sono i più importanti fattori che influiscono maggiormente sulla stabilità mondiale delle produzioni di carne suina?
“A livello globale la produzione sta rallentando perché la catena degli approvvigionamenti deve affrontare molti ostacoli quali gli elevati costi di produzione che riducono i margini di guadagno dell’intera filiera, i consumi sotto pressione a causa della crisi economica globale e le misure legate alle politiche fiscali e monetarie adottate per contrastare la spinta inflazionistica. C’è poi un importante e preoccupante aspetto sanitario da non sottovalutare. Mi riferisco alla PSA (Peste Suina Africana, ndr) che in Europa continua a rappresentare una grave minaccia soprattutto in termini commerciali. Infine la pandemia, che in alcune parti del mondo come la Cina continua a condizionare ancora i livelli di consumo e dove a dicembre 2022 le quotazioni dei suini hanno registrato un forte calo solo e in minima parte recuperato nel successivo mese di gennaio, una situazione che ha determinato un incremento dell’offerta a fronte di una domanda eccezionalmente bassa a causa di una recente ondata di Covid. Rabobank mantiene una visione al ribasso circa le performance a breve termine, ma è ottimista rispetto al rimbalzo della domanda una volta che l’ondata pandemica si sarà stabilizzata e l’attività sarà tornata alla normalità”.
La pandemia e il conflitto ucraino avranno conseguenze importanti per il settore suinicolo globale?
“L’impatto della guerra in Ucraina sta avendo e avrà un impatto indiretto sul settore suinicolo mondiale attraverso l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, a cui si associano le elevate pressioni inflazionistiche sui redditi dei consumatori. È questo a mio avviso l’elemento che ha accelerato nel mercato europeo una sorta di riequilibrio legato al calo produttivo. Riguardo la pandemia, nel 2023 gli effetti dovrebbero essere meno marcati a livello mondiale e maggiormente circoscritti. L’allentamento delle misure restrittive contro il Covid introdotte nel Paese del Dragone hanno purtroppo favorito una nuova ondata pandemica che di fatto ha messo in sofferenza i consumi di carne suina e poiché il ruolo della Cina nel commercio globale è fondamentale, questa situazione sta avendo un effetto a cascata sui principali esportatori”.
La Cina recupererà le quote produttive perse a causa della PSA?
“Le nostre analisi parlano di un livello di stabilizzazione produttiva inferiore al periodo precedente l’esplosione della PSA negli allevamenti suinicoli cinesi anche perché i consumi non recupereranno completamente. La carne di maiale in Cina rimane la proteina animale più consumata, ma non dimentichiamo che anche in questo grande Paese, negli ultimi anni, i modelli alimentari hanno registrato dei cambiamenti”.