La manifattura di Castelli d’Abruzzo, sorta nel ‘400 e che conobbe il massimo splendore dalla fine del ‘600 a tutto il ‘700, può essere considerata il punto più alto della maiolica istoriata; una ricerca che parte dai maestri faentini, passa a Casteldurante quindi ad Urbino, per splendere infine a Castelli, più viva che mai.
Ed è proprio la vivacità cromatica una delle caratteristiche più salienti di questa ceramica che si appropria di tutte le gamme dei verdi, azzurri e gialli con disegni in manganese.
I disegni si rifanno invece alle stampe dell’epoca, ma con un’interpretazione naturalistica ulteriore, mentre i soggetti passano dal mitologico-allegorico al sacro.
Le Maioliche istoriate di Castelli d’Abruzzo
La produzione consiste in corredi da farmacia, vasi, piatti, targhe e soprattutto le famose mattonelle, che formano oggetto di alto collezionismo anche ai giorni nostri.
Queste mattonelle erano naturalmente d’uso molto raffinato; la loro fama si sparse rapidamente nelle diverse corti europee ottenendo una grande diffusione soprattutto presso la nobiltà del Centro Italia, in particolare quella pontificia.
Nella Pinacoteca di Palazzo Barberini a Roma, vi è una sala interamente dedicata ad una collezione di mattonelle di Castelli le quali sono veri e propri dipinti in piccolo formato; in genere rettangolare, della misura di circa 30/40 cm. per 20 cm.; più raffinato è il disegno, maggiore è il talento dell’artista che l’ha dipinta.
Maiolica istoriata di Castelli d’Abruzzo e le pitture dei grandi artisti
Con l’andare del tempo, alle raffigurazioni classiche si aggiungono soggetti tratti dalle opere dei pittori emiliani contemporanei, dei Carracci in particolare.
I maestri riconosciuti in questo genere di maioliche sono considerati i rappresentanti della famiglia Grue, Francesco ed il figlio Carlo Antonio, che precisò meglio l’orientamento nel senso dell’istoriato, distinguendosi per la delicatezza dei disegni e per la bellezza delle raffigurazioni.
Oltre ai Grue, tennero alto il nome di Castelli anche Candeloro Cappelletti (1689-1772) e gli esponenti della Famiglia Gentile: Bernardino, il capostipite, che ha lasciato le sue maioliche istoriate nello splendido pavimento di Villa D’Este (1568), poi Carmine, che si distinse per il segno grafico particolarmente mosso ed ampio, pur nell’interpretazione dei modelli carracceschi, e infine Giacomo, che lavorò nella Regia Manifattura di Capodimonte.
La Maiolica istoriate di Castelli d’Abruzzo nel carcere di Napoli
La scuola della ceramica pittorica di Castelli influenzò anche quella di Napoli: ciò in seguito all’imprigionamento di Saverio Grue nel carcere di Napoli per avere capeggiato una rivolta di suoi concittadini contro il reggente spagnolo Mendoza; in carcere egli si dedicò ad istruire nell’arte ceramica alcuni artefici napoletani che ritroveremo, alcuni anni dopo, maestri nelle manifatture locali.