Sono arrivati a duemila ettari di terreni coltivati a bambù in Italia, per circa 800 aziende coinvolte, con un significativo incremento negli investimenti nell’ultimo anno; cresce l’interesse per questo prodotto abbastanza nuovo per il nostro Paese, grazie alla combinazione tra clima mediterraneo, ideale per la coltivazione e una motivazione sempre più forte nell’imprenditoria agricola e agroalimentare.
E’ il food, infatti, uno dei maggiori mercati di riferimento per i produttori di bambù, che è pronto a fare il suo ingresso in cinquecentomila punti vendita nel Paese, tra retail, grande distribuzione e ristorazione, destinati a diventare “Bambù Ambassador”, pionieri di un settore in piena crescita.
“Stiamo oltre la fase degli avanguardisti: adesso chi investe nella produzione di bambù lo fa conoscendone pienamente le potenzialità – dichiara Fabrizio Pecci, fondatore nel 2014 del Consorzio Bambù Italia, diventato oggi CBI Spa – e gli investimenti crescono: se nei primi due anni i bambuseti si attestavano tutti sull’ettaro, nell’ultimo anno la media è passata a 3 ettari e mezzo per le nuove imprese”.
Bambù italiano, dalle vendite online alla grande distribuzione
Numeri che hanno permesso al CBI di fare il salto dalla vendita online ai punti vendita, GDO compresa; i prodotti a base di germogli saranno presto disponibili anche in hotel e ristoranti.
Sono sempre di più, infatti, le realtà che si inseriscono nel trend del cibo salutare ed i germogli di bambù rappresentano un vero e proprio superfood Made in Italy: con un approccio calorico di sole 27 kcal per 100 grammi, i germogli hanno proprietà nutraceutiche, capaci di tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue, migliorare la digestione, ridurre le infiammazioni e garantire un elevato apporto di vitamina B1 e B6, oltre a rame, manganese, fosforo e zinco; sono inoltre ricchi di fibre, tiamina e piridossina, composti chimici delle vitamine del gruppo B che contribuiscono alla trasformazione del cibo in energia e dunque al corretto funzionamento del metabolismo.
Non c’è da stupirsi che un tale portento della natura sia in grado di consentire, alle giovani piantine, di diventare in breve giganti alti più di 20 metri; la coltivazione del bambù gigante, inoltre, non richiede alcun genere di pesticidi. Un business decisamente green che sta aprendo nuovi scenari e fette di mercato al comparto agroalimentare italiano.
Bambù, non solo per il mercato del food
Ma non solo: dal food alla produzione di mobili, dal make-up ai filati passando per la realizzazione di occhiali, orologi e oggetti di design, il bambù non è solo estremamente versatile sul fronte dei possibili impieghi, ma anche assai adattabile per quanto riguarda clima e coltivazione.
Questa pianta, infatti, è in grado di sopravvivere a quasi tutte le condizioni atmosferiche e climatiche, dal caldo umido del Sud Est asiatico fino a 20 gradi sottozero e oltre 1000 metri sopra il livello del mare e nel clima mediterraneo il bambù gigante trova un ambiente pressoché ideale, motivo per cui l’Italia sta cominciando a ricoprirsi da Nord a Sud di “bambuseti”, la cui crescita è anche abbastanza rapida, dato che un germoglio, completa la crescita in 40 – 60 giorni, con una crescita superiore talvolta ad un metro al giorno, anche se ci vogliono alcuni anni affinché la pianta raggiunga la sua completa maturazione.
Il Consorzio Bambù Italia, ora “CBI Spa” è la prima e più importante realtà commerciale del settore in Europa che seleziona solo i migliori raccolti stagionali destinandoli a un’attività di trasformazione e lavorazione il cui risultato finale è destinato all’industria del food, sotto forma di germogli, disponibili in vasetti sott’olio o in salsa di soya e in gustose creme spalmabili ideali per aperitivi, tapas e centinaia di altre preparazioni, ma anche alla cosmetica e alla filiera del design e dell’arredamento.