Il 25 ottobre, in California si terrà la prima edizione del “Food AI Summit”, la prima conferenza del settore focalizzata esclusivamente sull’impatto dell’intelligenza artificiale sul sistema alimentare. Una giornata di confronto e discussioni con ricercatori, investitori, imprenditori e futurologi per discutere l’impatto di tutto, dalla visione artificiale all’intelligenza artificiale generativa su e giù per la catena del valore alimentare.
Si sta discutendo da tempo delle interazioni tra intelligenza artificiale e mondo del cibo; sono stati fatti passi da gigante sul tema. Il “Food AI Summit” sarà il primo summit al mondo che esplorerà l’impatto appunto dell’intelligenza artificiale sul food system.
Helios, sempre informati sulla filiera
Restando negli Stati Uniti, i primi di ottobre ha fatto notizia il seed round da 1,85 milioni di dollari di Helios, startup con sede in Virginia che ha sviluppato Cersi, un tool di analisi della filiera che utilizza l’AI predittiva. Cersi combina i dati dei fornitori dei clienti con “segnali di rischio climatico, economico, valutario e politico” per contribuire a creare informazioni utili in tempo reale tramite una semplice interfaccia che ricorda ChatGPT.
“In questo momento – ha affermato Francisco Martin-Rayo, Ceo di Helios –, i team di procurement e gli analisti della catena di fornitura sono sommersi da fogli di calcolo, articoli di notizie, rapporti e altre fonti di dati che non hanno il tempo di leggere e che spesso non sono aggiornati. Quando abbiamo iniziato, siamo andati sul campo, abbiamo parlato con persone che ricevevano 16 rapporti in PDF al giorno, uno per ciascun areale che coltivava il loro prodotto specifico, con l’impossibilità di leggerli [tutti]. E quando si tratta di eventi di forza maggiore [un uragano che distrugge un raccolto, per esempio], potrebbero venirne a conoscenza due settimane dopo l’accaduto da uno dei loro partner o fornitori”.
Tuidi, miglioramento e gestione dei processi
Può senz’altro definirsi più completa e interessante, benché non possa (ancora) godere degli investimenti americani, l’italiana Tuidi. La piattaforma sviluppata dalla startup può definirsi non solo predittiva, ma anche prescrittiva.
“Tuidi, dice Giulio Martinacci fondatore e Ceo della startup italiana, è una piattaforma che, sfruttando il ‘machine learning’ e il ‘natural language processing’, aiuta aziende e insegne della Gdo nel considerare tutte le variabili che impattano vendite e acquisti, suggerendo come gestire magazzini e scaffali con migliaia di prodotti”. Variabili che possono essere molteplici “dalla festa patronale al meteo, passando per eventi locali come lo scudetto del Napoli, giusto per fare alcuni esempi. Tutti elementi che ovviamente risulterebbero difficili da gestire con carta e penna”. Tuidi si rivolge sia all’industria di marca che alla distribuzione “che hanno giocoforza esigenze diverse. Un supermercato deve essere in grado di prevedere la domanda da un giorno all’altro, un’impresa anche a distanza di un mese. La nostra soluzione è di facile utilizzo, completamente personalizzabile e si integra senza problemi con i database aziendali”.
Certo è che costituiscono un banco di prova per la piattaforma le reazioni dei potenziali clienti davanti a una soluzione che utilizza l’intelligenza artificiale. Spiega Martinacci “ci sono ancora persone timorose, spaventate anche solo all’udire AI, e c’è una narrativa che in questo senso non aiuta. D’altro canto ci sono coloro che la considerano una panacea a tutti i mali. Come sempre l’equilibrio sta nel mezzo e devo dire che nel nostro campo il ricambio generazionale sta aiutando molto”.
fonte: Food #Tech