I temi dell’innovazione e della sostenibilità in un incontro tecnico presso l’Azienda agricola Cieck di San Giorgio Canavese, organizzato da Confagricoltura Torino. Passato, presente ed evoluzione alla luce dei cambiamenti climatici. Remo Falconieri presenta l’innovativa tecnica di allevamento della vite.
Innovazione e sostenibilità sono temi molto attuali che toccano da vicino il mondo agricolo e, in particolare, il mondo del vino.
Presso la Cantina Cieck di San Giorgio Canavese si è svolto, il 9 marzo scorso, un importante convegno tecnico organizzato da Confagricoltura Torino, proprio su questo tema.
L’incontro ha suscitato notevole interesse e partecipazione: si è riscontrata la presenza massiccia di viticoltori canavesani e soci delle cantine cooperative del territorio.
I temi all’ordine del giorno coinvolgono aspetti di fondamentale importanza per il comparto agricolo, specie in tempi di cambiamenti climatici in atto, e possono anche fornire soluzioni per mitigare alcuni degli effetti negativi nel settore vitivinicolo.
L’incontro è stato l’occasione per presentare i risultati di una recente innovazione tecnica, “l’invenzione di Remo”, ossia una forma di allevamento della vite brevettata da Remo Falconieri, titolare dell’azienda agricola Cieck, che, assieme alla figlia Lia e a Domenico Caretto, ha fatto gli onori di casa.
È risaputo che il sistema di allevamento tipico canavese per l’Erbaluce è la topia, perché, dal punto di vista agronomico, l’Erbaluce ha come peculiarità il fatto di essere una pianta che si espande molto dal punto di vista vegetativo. Quindi, un’alta pergola serve a reggere quella vigoria estrema. Qualcuno ha provato la spalliera, ma la vigoria della pianta è veramente elevata e difficile da tenere a bada. La pergola, inoltre, protegge dai raggi solari che, se molto intensi, come negli ultimi anni, tendono a bruciare, inibendo la linfa e una corretta maturazione.
Remo Falconieri, assieme all’enologo Gianpiero Gerbi, ha presentato il sistema innovativo a “doppio filare”, una sistemazione tecnica (dalla forma a U) che è stata sperimentata negli ultimi tempi. lo scopo è quello di disperdere nell’aria l’umidità proveniente dal terreno, in modo che non si accumuli sotto la chioma, così l’uva rimane più sana. Si parte dalla tradizione ma c’è anche innovazione (il doppio filare): circola più aria, quindi, maggiore modulazione dell’incidenza dei raggi solari rispetto alla pergola tradizionale.
Gerbi, a fronte dei risultati ottenuti, ha dichiarato che “la pianta ha risposto bene, mantenendo una temperatura più bassa e la colorazione dell’uva è più decisa. Si registra un manto erboso più consistente e la presenza di una biodiversità più accentuata. Da non sottovalutare il fatto che, sotto l’aspetto enologico, la produttività risulta superiore alla pergola”.
Infine, sono in fase sperimentale analisi specifiche che consentono di verificare l’effetto riguardo alcuni parametri come la concentrazione di zuccheri delle uve, la gradazione alcolica del vino e l’acidità totale.
L’incontro è proseguito con le relazioni tecniche di carattere ambientale e vitivinicolo di Federico Spanna, agrometeorologo del Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico Scientifici della Regione Piemonte, di Massimo Pinna, agronomo, presidente AIAB Piemonte e Giovanni Bosio, entomologo del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte.
L’intervento di Spanna ha affrontato il tema del cambiamento climatico nella Provincia di Torino e come questo ha impattato sull’equilibrio dell’Agroecosistema. Sono stati messi a confronto i dati rilevati in diverse località, i trend delle temperature e le anomalie riscontrate, gli indici di piovosità (siccità) con gli effetti nel medio-breve periodo e i trend.
Gli effetti del clima portano irregolarità nella distribuzione delle precipitazioni, oltre che irregolarità nello sviluppo fenologico, squilibri nei processi produttivi e riproduttivi, nonché mutamenti nell’equilibrio suolo – pianta – patogeno.
E ancora, influenze sulle colture agrarie (anticipo e contrazione della stagione vegetativa), limitazioni termiche e idriche nei processi produttivi, maggiore vulnerabilità ai parassiti, rischi abiotici (gelate, siccità squilibri termici), influenze sulla fertilità del suolo e sulla microflora, effetti sulle attività umane ed agricole.
Si può affrontare il cambiamento attraverso attività di mitigazione ed adattamento, sulla base della previsione di scenari futuri; con la pianificazione, la programmazione, la ricerca, la formazione e la conoscenza.
Massimo Pinna aggiunge ulteriori dati sulle anomalie termiche, fenologiche e patologiche della vite, analizzando le possibili conseguenze sulla qualità dei vini. Quali strumenti di mitigazione sono a disposizione e quali strategie territoriali si possono mettere in atto. “Studi inerenti gli andamenti stagionali della temperatura dell’aria fatti in 27 aree viticole del mondo hanno accertato un incremento di 1,3 °C nel corso degli ultimi 50 anni. Queste variazioni sono state maggiori in Europa e negli stati occidentali degli USA rispetto all’America Latina (Cile), al Sud Africa e all’Australia. In assoluto le variazioni più evidenti in Europa si sono registrate in Spagna con un incremento di 2,5 °C e nel Sud della Francia”, afferma. Preoccupante!.
Se si vuole essere un po’ ottimisti, possiamo dire che il viticoltore può cogliere delle opportunità, attraverso le misure di mitigazione: evoluzione delle tecniche di coltivazione, cambiamenti delle forme di allevamento, scelta di portinnesti diversi, potatura, nuove tecniche di cantina ma anche utilizzo di induttori di resistenza. Questi ultimi sono la nuova frontiera dei trattamenti fitosanitari alternativi all’uso di pesticidi.
Ma se uno spiraglio di ottimismo traspare, l’entomologo Giovanni Bosio, illustrando la situazione attuale e la diffusione dell’infestazione da Popillia japonica, ci trascina in uno scenario disastroso per l’agricoltura.
La lotta contro tale insetto, a oggi, è inefficace, non esistono rimedi per combatterlo. E il mondo del “biologico” è quello più a rischio.
Nel corso del convegno, un collegamento da remoto ha permesso di intervenire a Vincenzo Lenucci, direttore dell’Area economica, e di Palma Esposito, responsabile del Settore vitivinicolo, entrambi di Confagricoltura nazionale. Hanno messo in evidenza quanto siano indispensabili momenti di incontro, divulgazione e concertazione come quello odierno.
In chiusura, Gabriele Busso, vicedirettore di Confagricoltura Torino, ha voluto richiamare l’importanza dei finanziamenti del PSR 2023/27, previsti per il settore agroambientale, e Maria Luisa Cerale, direttore di Confagricoltura Torino, ha ringraziato tutti i partecipanti e i relatori, invitandoli a un brindisi finale con i vini della Cantina Cieck e le specialità salate e dolci della Pasticceria Bonfante di Chivasso.
Il brindisi ha visto la partecipazione degli allievi dell’IIS Ubertini di Caluso, coordinati dal docente Sergio Bertolotti.
Il convegno è stato moderato da Alessandro Felis, agronomo e giornalista, direttore responsabile di Cronache dell’Agricoltura.