L’inaugurazione della Vigna Urbana del Castellazzo di Caluso (Torino) è avvenuta alla presenza del Presidente regionale, Alberto Cirio. L’impianto, che verrà gestito dalla Cantina Produttori di Erbaluce, diventa strumento di promozione e di valorizzazione del territorio e un riconoscimento al “Vitigno dell’anno 2023 del Piemonte”.
Un’inaugurazione, in genere, è sempre un avvenimento emozionante; se questa riguarda, poi, un piccolo vigneto a ridosso di un paese antico, la suggestione aumenta. Ma qui, oggi, a Caluso, si aggiunge anche una visione progettuale che guarda lontano, e allora l’emozione si trasforma in ottimismo. E, a guardare il volto sorridente di Bartolomeo Merlo, presidente della Cantina produttori Erbaluce di Caluso, tutto questo viene confermato e amplificato.
Oggi, per Caluso, è un giorno importante, perché la storia del vino aggiunge un’altra pagina a un libro iniziato secoli fa. E tutto questo ha un denominatore comune: La Cantina Produttori Erbaluce di Caluso.
Sono loro, i produttori, i vignaioli che hanno sempre creduto in questo vitigno antico e che ogni giorno si battono per la realizzazione dei loro sogni. Qui, i sogni, in verità, sono nati nel 1975 per merito di 14 viticoltori lungimiranti che compresero l’importanza di unire le forze, di fare sistema. Quei sogni lontani si sono realizzati e a quelli se ne aggiungono altri, ogni giorno. Bravi!
Oggi i Soci della Cantina Produttori Erbaluce di Caluso sono circa 150 per più di 38 ettari vitati. Saranno loro i custodi della nuova Vigna del Castellazzo, la coltiveranno, la accudiranno, la proteggeranno.
La Cantina, da sempre, guarda al futuro ma senza mai dimenticare le radici profondamente ancorate al territorio, a quella terra che grazie ad intere generazioni di contadini è la realtà di oggi. La Cantina riveste così un ruolo strategico per il territorio: salvaguardia, tutela, valorizzazione, progetti.
Proprio per evidenziare e rafforzare questo intimo legame col passato, e per affermare ancora una volta l’importanza del territorio, ecco che nasce il progetto della “Vigna urbana del Castellazzo di Caluso”. Il terreno del Castellazzo, sulla collina del centro storico, di proprietà comunale, viene dato in gestione per 30 anni alla Cantina Produttori Erbaluce di Caluso, per l’impianto di una vigna, futuro biglietto da visita dell’Erbaluce. Filari urbani, ricordi di un’antica civiltà contadina che ci suggeriscono che qui la vite è vita e tutto è merito di chi se ne prende cura.
La superficie del terreno della Vigna urbana del Castellazzo di Caluso è di circa 1.000 mq per 110 piante di vite. Il vitigno è l’Erbaluce, declinato in diversi cloni.
Un’ importante realizzazione, proprio nell’anno in cui l’Erbaluce è “vitigno dell’anno 2023 della regione Piemonte”.
La Vigna Urbana rappresenta anche un importante strumento educativo per le scuole e la comunità locale. L’area sarà anche utilizzata dall’I.I.S. Ubertini di Caluso come laboratorio all’aperto per la potatura, e i diversi cloni di Erbaluce si presteranno a micro-vinificazioni sperimentali. Un modo per valorizzare il patrimonio agricolo all’interno di un centro urbano.
Nei locali della Scuola Enologica di cui la Cantina era anche laboratorio didattico, la tecnologia è sempre stata all’avanguardia. L’Ubertini è diventato Istituto per i servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera ma le uve dei vigneti confluiscono sempre alla Cantina che non si sottrae mai alle incombenze didattiche, quando richieste. Un modo diretto per fare apprendere ai futuri operatori dell’enogastronomia che il vino locale deve sempre essere alla base delle proposte della carta.
L’Erbaluce è il vitigno che regna incontrastato nelle vigne dei soci, affiancato dalle uve nere che vanno a costituire il Canavese Nebbiolo e l’assemblaggio delle due tipologie di Canavese Rosso e del Rosé, spumante metodo Martinotti.
A poche centinaia di metri dalle sedi del Comune, dell’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino e del Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini Docg di Caluso Docg e Doc di Carema e Canavese, una striscia di terra fertile diventa l’immagine di un’intera zona, di una civiltà e portabandiera dei viticoltori locali.
La vigna si integra perfettamente nel paesaggio agricolo circostante e urbano: sovrastato dalle imponenti mura che cingevano la rocca, la fortezza feudale del XIII secolo fatta erigere dai Della Valle di Mazzè. Del Castellazzo, il “Castlas”, in piemontese, rimangono parti delle mura. Sullo spiazzo antistante si possono vedere anche i ruderi del coro dell’antica chiesa di San Calocero, la primitiva parrocchia di Caluso, degli ultimi anni del XII secolo. Il luogo storico, teatro delle guerre per l’egemonia sul Canavese, è oggi un punto panoramico da dove ammirare l’anfiteatro morenico, i vigneti di Erbaluce, il lago di Candia e, all’orizzonte, Torino e la sua collina.
A margine della conferenza stampa di presentazione, incontro Gian Luigi Orsolani, noto produttore di Caluso, qui in veste di vicepresidente Confagricoltura Torino, nonché Presidente dei Viticoltori di Confagricoltura Torino, che esprime il suo parere sulla Vigna del Castellazzo: “Sicuramente diventa un luogo da visitare turisticamente, afferma, vista la collocazione, il paesaggio intorno, la suggestione di una collina che guarda il mondo, e poi per il fascino della pergola canavesana, per i colori che sanno offrire i filari di Erbaluce e il profumo che attraverserà il borgo antico di Caluso. Rappresenta anche la messa a dimora di barbatelle che storicamente già c’erano e contestualmente la riqualificazione di un luogo strategico che si avvale di una balconata privilegiata che ci fa apprezzare, da distante, l’intera città di Torino”.
E aggiunge una suggestione: “Se mettiamo in sinergia questo Belvedere con la balconata del Castello del FAI di Masino, creeremmo la faccia interna ed esterna dell’anfiteatro morenico di Ivrea e renderci conto, così, di quanto sia affascinante e turisticamente suggestivo questo territorio dell’Erbaluce. Se a questi luoghi si aggiungono le due panchine panoramiche che sorvegliano meravigliosamente queste terre, si può affermare che il potenziale turistico del territorio attorno all’anfiteatro morenico, una tra le unità geomorfologiche di questo tipo meglio conservate al mondo, salirebbe notevolmente”.
Sulla collina del Castellazzo, appare la leggendaria Ninfa Albaluce 2023, Patrizia Actis Dato, che racconta con orgoglio il significato simbolico della sua investitura: “Per me ha un grande significato vestire i costumi della Ninfa. Sono nata e cresciuta a Rodallo, frazione di Caluso, e ho sempre visto, sin da bambina, questa figura come un sogno, che si è avverato. Ho sempre riconosciuto la Ninfa come rappresentante del territorio dell’Erbaluce. Significa portare in giro, far conoscere ciò in cui tu credi: vuol dire potere affermare l’orgoglio di essere cittadina di questo territorio, di questi paesi; fare sentire al mondo la voce, la fatica, la passione di tanti viticoltori”.
E sull’importanza del nuovo impianto della vigna sottolinea: “Sono orgogliosa, felice che si sia potuto realizzare questo progetto che reputo strategico per la città di Caluso, importante per il nostro Erbaluce e un ulteriore veicolo di promozione turistica del nostro territorio. Bravi tutti. Sono contenta”.
Prima di salutare questo luogo di collina e questo silenzio, vado incontro a Don Loris Cena, Arciprete di Caluso, presente al taglio del nastro. Mi incuriosisce l’idea di ascoltare il parere dell’uomo di religione, di fede. Lo esorto a dirmi la sua sul “legame che c’è tra questa terra di vigna e il cielo, tra il vino del calice della Messa e Dio”.
“Mi viene in mente, risponde, il capitolo XVII del Vangelo di Giovanni dove Gesù dice: ‘Io sono la vite e voi i tralci’. Questa immagine, mi suggerisce un pensiero profondo: io, attraverso il calice di vino, ricevo il nutrimento di questa terra. Personalmente, nel mio esercizio di fede, durante la Santa Messa, utilizzo, ogni giorno, il Passito di Caluso; quindi, per me, questo gesto ha un grande significato: elevo al cielo i sacrifici, le gioie, il lavoro di tutti quelli che si adoperano alla buona riuscita di questo vino che oserei definire ‘spirituale’. Non chiedermi il produttore… cambiano a rotazione tutti gli anni”.
Don Loris, ma adesso mi spieghi “dove va il pensiero, durante la Messa, nel momento della presentazione dei doni, quando si alza il calice verso il cielo e si beve quel sorso di nettare”.
“Il pensiero è quello espresso dalla stessa formula liturgica: ‘Benedetto sei Tu, o Signore, Dio dell’Universo. Dalla Tua Bontà abbiamo ricevuto questo vino, frutto della Terra, della Vite e del lavoro dell’uomo. Lo presentiamo a te perché diventi per noi bevanda di salvezza’. Io sono portato a pensare che quel vino sia, innanzitutto, frutto di una fatica, di un lavoro che in quel momento viene benedetto da Dio attraverso il sacrificio. Non è solo il vino che diventa sangue di Cristo ma è lo stesso lavoro che viene santificato dall’Eucarestia”
Oggi, 19 giugno 2023, è un momento importante per la comunità di Caluso. Questa cerimonia rappresenta un gesto nobile che riparte dal passato ma vola verso l’infinito.
“Questo nuovo impianto, esprime don Loris, queste zolle sono le radici della Fede della chiesa di San Calocero che qui era sorta mille anni fa: lì hanno sacrificato Eucarestie, hanno pregato i nostri Padri nella Fede. Tutto è volato in cielo, ma le lacrime sono scese sulla terra”.
Con questo spirito guardiamo al futuro di questo territorio, alla devozione degli uomini, al loro impegno. La mano di Dio e quella di questi uomini si stringono. Lunga vita all’Erbaluce… che sia festa!
L’impianto è stato realizzato con il sostegno economico e la collaborazione del Comune di Caluso e dei Lions Club Alto Canavese, Caluso Canavese Sud Est, Candia Lago, Chivasso Duomo, Chivasso Host, Rivarolo Canavese Occidentale e del Leo Club Caluso Canavese Sud Est.