Dimenticate vecchi arnesi e bottiglie impolverate, primi oggetti che vengono in mente parlando di un museo del vino. Al Muvit di Torgiano — da 50 anni negli spazi seicenteschi di Palazzo Graziani Baglioni, centro del paese a pochi minuti da Perugia — la cultura del vino si racconta dai manufatti etruschi del terzo millennio prima di Cristo alle incisioni di Picasso e Guttuso. Passando per quelle rinascimentali del Mantegna e le ceramiche istoriate medievali.
Tra le prime a scommettere sul binomio tra vino e cultura come leva per promuovere il territorio dell’Umbria, la famiglia Lungarotti lo porta avanti con la stessa passione con cui cura i vini in cantina, attirando l’attenzione oltre i confini regionali. Ecco come mai il Muvit è il migliore museo del vino in Italia secondo il The New York Times, nonché uno dei più rilevanti al
La storia della Cantina Lungarotti
Giorgio Lungarotti è uno dei pionieri della moderna enologia italiana; tra i nomi che hanno cambiato la prospettiva sul nostro vino dal secondo dopoguerra. Oggi alla terza generazione — con le figlie Chiara Lungarotti e Teresa Severini, insieme al nipote Francesco Zaganelli — la cantina dalla prima vendemmia del ’62 ha creato vini emblematici. Come il Rubesco, che nella versione Riserva Vigna Monticchio oggi compie 60 anni, e il Torre di Giano, lavorando sull’identità enoica dell’Umbria (adiacente alla Toscana, ma ancora non altrettanto blasonata).
Tanto lavoro in vigna per lasciare le uve libere di esprimersi, e una serie di strategie per monitorare la salubrità dei terreni, messe in pratica con grande anticipo rispetto ai tempi. Inoltre l’obiettivo di dar spazio all’enoturismo, con l’apertura nel ’94 dell’agriturismo Poggio Alle Vigne, nonché l’avvio della Fondazione Lungarotti Onlus, attiva dal 1987 per promuovere la cultura del vino e dell’olio e la tutela degli antichi mestieri della tradizione regionale.
I 50 anni di Muvit, Museo del Vino di Torgiano
“Avevamo scelto il 23 aprile del ‘74, giorno di San Giorgio”, ricorda Maria Grazia Marchetti Lungarotti, Direttrice della Fondazione Lungarotti e moglie di Giorgio (scomparso nel ’99), col quale ha condiviso l’idea del museo, “come data significativa per un ulteriore legame con il territorio, tra comunità e viticoltura, sacro e profano”.
Proprio durante la sera dei fuochi propiziatori accesi tra i vigneti, antica celebrazione torgianese, il Muvit venne inaugurato dall’allora Ministro Malfatti. Sotto la direzione ‘materna’ di Marchetti Lungarotti, il museo ha aperto al pubblico collezioni composte appositamente, e soltanto in piccola parte dedicate alla storia aziendale. La volontà è quella più ampio di “raccontare la civiltà della vite e del vino nell’area mediterranea, non solo qui da noi”, conferma Teresa Severini, che affianca la madre nella direzione della fondazione.
Le collezioni sulla cultura del vino in mostra al Muvit
Nelle 20 sale su più livelli di Palazzo Baglioni, il Museo del Vino di Torgiano raccoglie oltre tremila manufatti, tra reperti archeologici (i più antichi risalgono agli etruschi), attrezzi e corredi tecnici per la viticoltura e la vinificazione, inoltre contenitori in ceramica di età medievale, rinascimentale, barocca e contemporanea.
Poi una raccolta di 600 tra incisioni e disegni dal XV al XX secolo — opere di Mantegna, fino ai più recenti Picasso, Guttuso, Cocteau — oltre a testi di viticoltura ed enologia, manufatti d’arte orafa, tessuti ed altre testimonianze. Bella anche la collezione di ex libris a tema vinicolo, risultato di un concorso che la cantina ha organizzato per anni. Da tenere presente: una visita al museo del vino si completa felicemente all’osteria annessa, voluta dalla famiglia con cucina umbra sferzata da diversi spunti creativi. Senza trascurare un salto anche al Museo dell’Olivo e dell’Olio, aperto ancora dai Lungarotti nel 2000.
Le grandi mostre su arte, cultura e vino del Muvit
Nelle intenzioni dei Lungarotti, il Muvit non è uno scrigno refrattario al tempo, “ma un contenitore, sempre contemporaneo e mutevole”. Così le collezioni sono in costante ampliamento — la sezione etrusca, ad esempio, avrà alcune novità — e si prestano al dialogo con mostre tematiche, anche di taglio contemporaneo.
In occasione dei 50 anni dell’inaugurazione si trova ad esempio una rassegna fotografica che documenta gli eventi più importanti. Ancora in corso anche Convivial vessels, una collettiva di ceramiche contemporanee ispirate al vino degli studenti della svizzera Franklin University. In estate invece arriveranno gli acquerelli dell’inglese Richard di San Marzano e, a seguire, i dipinti dell’artista irlandese Anne Donnelly, il prossimo novembre.
di Carolina Pozzi by CiboToday