La storica Cantina Enrico Serafino di Canale presenta il progetto per l’ottenimento dell’iscrizione della varietà ‘Pinot Meunier’ al Catalogo Viticolo del Piemonte
Il 4 dicembre scorso, nella sede storica di Enrico Serafino a Canale, è stato ufficialmente presentato il “Progetto sperimentale Enrico Serafino per l’ottenimento dell’iscrizione della varietà Pinot Meunier al catalogo viticolo regionale del Piemonte”, alla presenza dell’Assessore regionale Marco Protopapa e di Antonella Germini, dirigente scolastica Istituto di Istruzione Superiore di Stato Umberto I di Alba. Sono anche intervenuti Andrea Cellino, funzionario regionale, Emanuele Fenocchio, docente, Gianni Malerba, agronomo e Paolo Giacosa, enologo.
“Il Pinot Meunier è una delle varietà più utilizzate per la produzione di spumanti Metodo Classico a livello mondiale ma attualmente vietata in Piemonte – afferma Nico Conta, presidente della Enrico Serafino -. Anche alla luce dello sviluppo della denominazione Alta Langa Docg, riservata esclusivamente al Metodo Classico, ci sembra importante dare alla nostra regione un’ulteriore opportunità di sviluppo”.
Si tratta di un progetto di lungo periodo, fortemente voluto da Kyle Krause, proprietario di Enrico Serafino, da sempre impegnato nella comunità locale. Infatti, l’investimento sarà interamente sostenuto dall’azienda che si farà anche carico di tutte le attività, dalla progettazione del vigneto sperimentale sino al risultato finale che sarà poi disponibile per tutti i viticoltori piemontesi.
In questo percorso, Enrico Serafino ha coinvolto la Regione Piemonte, titolare delle competenze per quanto riguarda il Catalogo Viticolo, e l’Istituto di Istruzione Superiore di Stato Umberto I di Alba, quale Ente certificato di ricerca per la conduzione delle microvinificazioni sperimentali.
L’Assessore regionale Marco Protopapa ha sottolineato come la Enrico Serafino ha avuto il coraggio di osare: “Siamo abituati a stare tranquilli, a stare comodi perché sembra la via migliore. Ma questa non è la filosofia dell’azienda che ha nuove idee e azzardi, che è innovativa e vuole vedere se si può aprire una nuova strada. La Regione condivide questa visione di futuro e di miglioramento continuo”.
Il progetto si sposa bene con la filosofia dell’Istituto Enologico e la dirigente scolastica Antonella Germini si dichiara orgogliosa della sua mission: “emancipare i vignaioli da quel secolare empirismo che è nemico di ogni progresso” di cui una delle espressioni più evidenti è l’attività di ricerca applicata.
Nel suo intervento tecnico Andrea Cellino ha spiegato l’iter burocratico per l’iscrizione di un nuovo vitigno al catalogo viticolo regionale. Questo si compone della raccolta dei dati sperimentali per almeno tre campagne agrarie, seguita dalla validazione anche attraverso il tavolo vitivinicolo regionale. Al termine di questa prima fase potrà avvenire l’iscrizione “in osservazione” che dà inizio all’impianto di vigneti in scala maggiore, comunque, sempre soggetti a valutazione scientifico-sperimentale.
La sperimentazione
L’agronomo Malerba ha descritto i primi passi del processo raccontando che nel corso del 2023 sono stati individuati due siti, uno ad Alba a 150 m s.l.m. con esposizione a Est, e uno a Cerretto Langhe a 520 metri s.l.m. con esposizione a Ovest, entrambi già piantati a Pinot Nero. Il primo, localizzato nei vigneti dell’istituto Enologico, ad Alba, fa parte degli impianti sperimentali degli inizi degli Anni ‘90 per il progetto Alta Langa; il secondo è di proprietà della Enrico Serafino ed è iscritto alla Docg Alta Langa.
Nel mese di giugno 2023 sono state innestate gemme di Pinot Meunier, clone Entav 865, provenienti da un vivaio francese specializzato nelle selezioni della Champagne.
Il Professor Emanuele Fenocchio spiega che a partire dalla primavera 2024 le due tesi saranno oggetto di verifiche e confronti dal punto di vista di: fenologie, caratteristiche agronomiche di fertilità e peso dei grappoli, produzione per ceppo e maturazione delle uve.
Nelle successive tre vendemmie si svolgeranno le rispettive microvinificazioni sperimentali. Queste ultime verranno effettuate dall’Istituto Umberto I per la valutazione delle caratteristiche enologiche. I dati rilevati saranno poi sottoposti, presumibilmente ad inizio 2027, al Tavolo Vitivinicolo Regionale per la validazione e per la prima iscrizione ufficiale come vitigno in osservazione e successivamente per quella definitiva.
Il Pinot Meunier
Un tempo era considerato il cugino povero del Pinot Nero, ma oggi occupa uno spazio significativo all’interno di una crescente nicchia di appassionati.
Il vitigno è oggetto di molte attenzioni anche a causa della sua reazione positiva al cambiamento climatico in termini di qualità delle uve. In questa denominazione la superficie ha ormai raggiunto lo Chardonnay con circa 10.600 ettari. In Italia è poco presente (50 ha circa) poiché autorizzato solo nella Provincia di Trento e in Lombardia. Nelle altre regioni è vietato, non essendo mai stato eseguito l’iter tecnico-scientifico per la verifica dei comportamenti agronomici ed enologici sui territori.
La sua caratteristica fenotipica più evidente è l’aspetto “farinoso della parte inferiore delle foglie della vite”: “Meunier” in italiano diventa “mugnaio”, sinonimo di farina.
Il Pinot Meunier è una varietà di vitigno che fa sempre parte della grande famiglia del Pinot: si tratta di una speciale mutazione derivante da quello nero, con caratteristiche di produzione migliore e più abbondante. Si parla infatti di un tipo di vite che vegeta tardivamente e per questo riesce ad evitare di essere danneggiato da gelate che poi ne ritarderebbero la produzione e quindi il raccolto. La sua coltivazione e produzione trovano l’area di eccellenza nei terreni della Francia, dove si riscontrano le necessarie condizioni climatiche ed ambientali necessarie al suo sviluppo. Oggi, il Meunier copre il 31% della superficie vitata dell’intera regione della Champagne (34.300 ettari), con punte nella Valle della Marna dove supera il 60%. Vitigno vigoroso e resistente alle gelate, è stato spesso coltivato nei fondovalle o in pianura.
Ha un gusto di base molto più acidulo rispetto agli altri Pinot, con un sapore fruttato in cui spicca il retrogusto di frutti rossi quali ciliegia e ribes.
Il colore tipico del Pinot Meunier varia a seconda della metodologia di vinificazione utilizzata in fase di produzione: nei casi di fermentazione accostata alle bucce degli acini, si ottiene un vino di un bel rosso corposo, mentre nei casi di maturazione “distante” risulta un vino chiaro e trasparente.
Dal punto di vista organolettico, spiega l’enologo Paolo Giacosa, il Meunier si caratterizza per le sfumature agrumate, come scorze di limone ma in particolare bergamotto, cosa abbastanza rara nei metodi classici e talvolta frutti rossi, specie nei Meunier rosati, fragoline o mela rossa appena addentata, o il chicco di melograno. In bocca, gli esperti lo definiscono materico, con un’intrigante consistenza succosa, polposa, tannica se si vuole. Certo si devono investigare tanti comportamenti, l’affinamento, la sosta sui lieviti. Le aspettative sono tante.
Il Pinot Meunier è un vino il cui sapore si esalta con il giusto accostamento a prelibate pietanze quali: arrosti, brasati di carne, stufati, funghi e formaggi stagionati.
Enrico Serafino: uno sguardo rivolto al futuro
La cantina, produttrice di Metodo Classico dal 1878, ha sempre avuto uno spirito pionieristico e innovatore, come dimostra la sua partecipazione nel lontano 1994 al progetto sperimentale Alta Langa. Oggi, dopo anni di successi della Docg, è giunto il momento di rinnovare questa filosofia di approccio che rifugge la semplificazione, da sempre il più grande nemico dell’eccellenza.
La Enrico Serafino è sempre stato animato dalla ricerca della complessità: non solo si è fatta promotrice di molte innovazioni (il primo Pas Dosé della denominazione, lo Zero 2004, sino alla prima cuvée ad Affinamento Estremo, lo Zero 140 annata 2005), ma ha rivolto lo sguardo alla sperimentazione, una visione di insieme invece che focalizzarsi su un unico elemento. Di qui la scelta di operare su oltre 50 parcelle in 41 vigneti di 16 comuni differenti. La distanza tra le parcelle è di 58 km nella direttrice Est-Ovest e 28 km in quella Nord-sud con una differenza altimetrica di 400 metri. Questa variabilità permette di ottenere uve diverse tra loro ma sempre complementari per la definizione ed esaltazione delle proprie 9 Cuvée Metodo Classico, esclusivamente Alta Langa Docg, attualmente disponibili sul mercato.
È proprio da questa ricerca della complessità che ha preso avvio il progetto Pinot Meunier.
“Alla fine della sperimentazione potremo capire se le caratteristiche di questa varietà, che sembrano ideali per unirsi a quelle del Pinot Nero dell’Alta Langa, confermeranno questa attitudine – sottolinea Nico Conta, Presidente della cantina -. Ora si tratta di attuarla per verificare sul campo”.
Le aspettative sono tante, ma anche grande curiosità!