Che il consumo di vino al tempo di Covid-19 potesse subire un sostanzioso aumento, forse avremmo potuto immaginarlo dal fiorire di hashtag come #iobevoacasa (quasi 10mila post su instagram) con i suoi “figli” #bevoacasa o #bevoacasamia, oppure #stappatincasa, legato a un’iniziativa social lanciata dal produttore piemontese Luca Balbiano con l’idea di creare “un luogo di incontro virtuale per continuare a raccontare un vino e condividerlo con chi #restaacasa, parlando di abbinamenti, aneddoti o, semplicemente, per il piacere di stare insieme – ma lontani – in convivialità”.
E come questa molte altre sono le iniziative lanciate tramite i social da chi (produttori, consorzi, enoteche, agenzie di p.r.) vuole continuare a far consumare vino anche se in maniera nuova, cioè ognuno a casa propria ma spronato dall’idea di far partecipare gli altri con condivisioni via video e foto, o addirittura webinar e call per ascoltare racconti e scambiare opinioni.
Quindi si continua a bere vino, anche se ovviamente non nei luoghi classici come ristoranti e wine bar, chiusi per decreto.
Ma la gente è forzatamente a casa da oltre un mese e mezzo, non tutti sono in smartworking e anche chi lavora a distanza alle 18 può chiudere “l’ufficio” e trovarsi già, magicamente, in zona relax senza doversi sobbarcare lo stressante spostamento lavoro-casa.
Quindi, vuoi per questi motivi, vuoi perché non devi guidare poi, vuoi perché noi italiani alla buona tavola non rinunciamo, c’è un fiorire di bottiglie consumate in casa. Le prove sono inequivocabili: l’aumento delle vendite di vino nella GDO e tramite i canali di e-commerce.
La GDO grande protagonista
La Grande Distribuzione Organizzata è una delle protagoniste di questo periodo; i 30.841 punti vendita tra iper e supermercati, discount e negozi di prossimità da quando è iniziata l’emergenza coronavirus hanno visto i fatturati schizzare verso l’alto. Meno gli ipermercati, che sono difficilmente raggiungibili a piedi, ma da fine febbraio la crescita non è mai stata inferiore al 10% e nell’ultimo periodo le vendite sono state simili a quelle della settimana di Natale.
Prima ci sono stati i cosiddetti acquisti da panico, poi quelli indifferibili, poi quelli derivati dalla chiusura di bar e ristoranti. Tra questi spunta il vino che – solo nelle ultime settimane di marzo – ha registrato un +12% rispetto allo stesso periodo del 2019 (fonte IRI).
Ma la parte del leone spetta alla spesa on line, anche presso il supermercato di fiducia (Esselunga, prima insegna italiana nell’e-commerce della Gdo, sottolinea come la modalità del Click&Collect, dove si ordina sul Web e si passa a ritirare i sacchetti presso il punto vendita, che in Italia vale l’1% del mercato alimentare, in questo periodo abbia raggiunto il 20%).
Crescono i siti specializzati
Ma indubbiamente per vedere l’incredibile crescita dell’acquisto di vino on line basta andare a vedere i siti specializzati. Tannico, leader del settore, ha divulgato i dati di vendita a fine marzo: più 100% in Lombardia, +90% in Piemonte, +85% in Emilia-Romagna, +82% Veneto.
Le regioni maggiormente colpite dal virus vivono barricate in casa ma non rinunciano al vino. Più moderato, ma comunque sempre considerevole, l’aumento delle vendite nelle altre regioni.
A questo punto è interessante vedere cosa bevono gli italiani in cattività; calano gli ordini dei grandi vini (Champagne, Barolo, Brunello, Bolgheri) ma crescono i vini da consumo quotidiano, con i vini bianchi che vincono segnando un bel +20%; bene poi i rossi siciliani, i Chianti Classico, i Barbera.
Insomma, i consumi di vino non si sono fermati del tutto, sono cresciuti tra le mura domestiche dove prima sembrava non bevesse più nessuno, limitando il consumo ai momenti fuori casa. È però evidente una cosa: l’attenzione al prezzo e ancora di più al rapporto qualità/prezzo, è molto elevata. In un periodo di crisi globale come questo, i consumatori vogliono value for money, come direbbero gli americani: valore per i soldi che pagano.
di Stefania Vinciguerra
Tratto da “Doctor Wine by Daniele Cernilli”