È stata annunciata nei giorni scorsi a Rimini l’adesione in forma collettiva delle imprese associate al Consorzio Mitilicoltori dell’Emilia-Romagna al disciplinare Sistema di Qualità Nazionale Zootecnia “Acquacoltura Sostenibile”, uno strumento per evidenziare l’importanza della sostenibilità della mitilicoltura emiliano-romagnola, creando valore aggiunto alla produzione delle aziende che lo adottano.
Obiettivi
Diversi gli obiettivi che il Consorzio si è posto con il progetto di adesione al disciplinare “Acquacoltura Sostenibile”, riconosciuto dal MASAF nell’ambito del Sistema di Qualità Nazionale. In primis, la ricerca di uno standard unico nazionale per l’acquacoltura sostenibile, ma anche la volontà di accrescere il posizionamento dei propri prodotti ittici. La certificazione poi rappresenta un passo importante a sostegno dell’aggregazione della filiera, una risposta alla crescente domanda di sostenibilità nazionale ed internazionale per un prodotto tracciabile e riconoscibile.
“Nel mercato dell’ittico sono presenti tanti elementi di confusione per i consumatori e la difficoltà di riconoscere il prodotto importato o fuori stagione è una di queste. Da sempre riteniamo che il primo passo sia identificare e qualificare l’offerta mentre il secondo è la costituzione di una Organizzazione di Produttori, per le sue potenzialità in termini di commercializzazione, comunicazione e di accesso ai finanziamenti. L’adesione ad una certificazione chiara e sicura è invece il coronamento di un percorso condiviso che vede proprio il Consorzio nel ruolo di capofila, ha dichiarato Giuseppe Prioli, presidente del Consorzio Mitilicoltori Emilia-Romagna. Il presupposto su cui si basa l’idea imprenditoriale del Consorzio è uno: la certificazione Acquacoltura Sostenibile dovrebbe rappresentare la condizione per commercializzare i prodotti da acquacoltura, una premessa da cui partire per intavolare un rapporto di fiducia con il mercato basato sulla garanzia di qualità e sicurezza del prodotto. Ad oggi la certificazione si ferma alla produzione. Per tutelare il consumatore e l’intero comparto, tuttavia, c’è la necessità di allungare la certificazione anche al trasporto e alla vendita”,
“Tutto ciò che riguarda i temi della sostenibilità e della tracciabilità è un valore prioritario in questo momento”, ha confermato il responsabile per l’ittico di Coop Italia Marco Fiori, che però ammonisce: “Bisogna fare attenzione affinché i costi legati all’adozione dello standard non impattino eccessivamente sul prezzo del prodotto finale. In questo senso, l’idea della certificazione di gruppo è interessante anche in un’ottica di economia di scala e, mi unisco a Prioli nel dire che, ancora una volta l’aggregazione tra produttori è determinante nel mantenere l’equilibrio tra i diversi attori della filiera e i consumatori“.
Acquacoltura Sostenibile punto di partenza
L’etichetta di Acquacoltura Sostenibile, quindi, dovrebbe essere il punto da cui partire per proporre il proprio prodotto, un’ulteriore garanzia di qualità in grado di differenziare l’ittico locale, poiché sul banco se ne percepirà l’assenza fuori stagione, quando l’offerta sarà costituita solo da prodotto di importazione.
La cozza romagnola nel piatto
L’evento si è concluso con la degustazione di tre piatti a cura di Omar Casali di CheftoChef emiliaromagnacuochi, l’associazione che promuove l’enogastronomia regionale e la sua affermazione a livello nazionale ed internazionale. Un menù nato dall’idea di tradurre in abbinamenti e sapori i temi della sostenibilità e della stagionalità. Un modo per affermare attraverso i piatti che “la messa in campo di diverse competenze ha un unico intento finale, che sottende la necessità di aggregarsi per far crescere e migliorare l’intera filiera”, come dichiarato da chef Casali.