Nel XX secolo erano i Distretti e nel XXI sono arrivate le cosiddette Valley, un nome più internazionale ma che non ne cambia la sostanza.
In Italia di distretti ce n’erano parecchi, oltre un centinaio: da quello meccanico di Bologna e Modena a quello della maglieria a Carpi, da quello della pelle nell’aretino e napoletano a quello delle piastrelle a Sassuolo, dal calzaturiero di San Mauro Pascoli in Romagna a quello dei cappelli di Montappone nelle Marche, dai salami di Felino alle sedie del Friuli e gli occhiali del bellunese, solo per fare qualche esempio.
Non solo Silicon Valley
Il nuovo secolo li ha trasformati, almeno come definizione, facendoli diventare più “internazionali”; sono cos’ nate le “Valley”, sull’onda di quella Silicon Valley californiana che ha creato ricchezza e benessere per tanti.
In giro per il mondo, per esempio, sono nate la Art Valley in Sud Corea del Sud e la Music Valley nello stato americano del Tennessee, mentre in Italia sono sorte la Food Valley di Parma, dedicata al cibo e la Wellness Valley nel riminese, ma il sistema produttivo del Made in Italy fatto di piccole e piccolissime imprese spesso concentrate in aree ristrette di un territorio, anche se non ha cambiato nome, continua a resistere e, di fatto, a permettere a molte aziende di rimanere sul mercato globale, dando lavoro a milioni di lavoratori.
In Olanda nasce la Cheese Valley
Un sistema, quello nostrano, studiato e anche “copiato” in altre realtà del mondo; l’ultima nata è la Cheese Valley, sorta in Olanda, Paese con una grande e antica tradizione in fatto di formaggi, con un consumo pro-capite di circa 15 chili l’anno ed esportazioni che superano i 3 miliardi di euro.
La Cheese Valley olandese si identifica in un piccolo quadrilatero che comprende le città di Gouda, Woerden, Krimpenerwaard e Bodengraven-Reeuwijk, a metà strada fra Rotterdam e Urecht.
In questo territorio si producono 20 milioni di chili di formaggio l’anno, oltre il 60 per cento della produzione nazionale.
Molti dei formaggi prodotti sono a marchio Igp e, secondo le normative locali, prodotti in fattoria con latte crudo proveniente da bestiame della stessa azienda.
In queste località la produzione casearia ha origini medioevali, ed i caratteristici mercati che si tengono fin dal ‘400 sono un vanto per il Paese dei tulipani; a Gauda è stato creato il Goudse Waag, museo dedicato alla storia casearia della città con spazi per la degustazione e le conferenze.
Un altro museo a tema, il Kaaspakhuis, è stato aperto recentemente invece a Woerden, dove oltre a scoprire la storia del formaggio olandese, è anche possibile assistere a dimostrazioni del lavoro caseario e fare degustazioni di prodotti locali.
Le fiere ed i musei olandesi del formaggio sono oggi meta di un turismo che si sta intensificando, a riprova di come anche le tradizioni ed il cibo siano un volano fondamentale della ripresa economica, è ciò vale tanto in Italia quanto nel resto del mondo.