Quando si viaggia di solito si pensa di andare a visitare monumenti, chiese, musei, castelli… Non ci si rende conto di quanta bellezza possa dare l’agricoltura: lo diamo per scontato. Ma non è proprio così! E l’Austria ci insegna proprio quanto l’agricoltura possa essere di per sé valore estetico ed emozionale alla base di un viaggio. Sa regalare paesaggio, cose buone da mangiare e da bere, benessere sociale e individuale, può provocare incontri stimolanti.
Con questi reportage andiamo a scoprire tre territori agricoli emblematici e in parte sorprendenti: la Vienna con i suoi vini, la Bassa Austria e la Stiria – soprattutto il Vulkanland – regione collocata a sud-est. Zone e agricolture diverse tra loro, ma con un denominatore comune: la dimensione vitale, la ricchezza in termini di produzioni e di qualità della vita.
Vienna: la capitale che non ti aspetti
Chi pensa che Vienna sia solo una città aristocratica e “antica”, ripiegata sul suo glorioso passato, deve ricredersi. È una metropoli vitale, moderna, giovane, coraggiosa, curata, amata, accogliente e vivibilissima. Una vera “smart city”, non a caso più volte premiata come città con la migliore qualità della vita. C’è la Vienna sontuosa ed elegante, ex capitale dell’impero asburgico, con il centro storico Patrimonio Unesco. C’è la Vienna avveniristica, con gli edifici progettati dalle archistar e i grattacieli che sfidano la gravità in un abbraccio di antico e moderno che ha pochi uguali per armonia e bellezza.
C’è la Vienna delle storiche Kaffeehaus (Sacher, Demel e Gerstner, tanto per citare le più famose), dei ristoranti di tradizione e dei beisl (trattorie tipiche), e quella dei locali di cucina esotica, vegetariana, vegana, fusion e di nuova tendenza, dei Würstelstände (chioschi di würstel) nel centro storico e del Naschmarkt, il mercato più famoso della città, con oltre 120 bancarelle e punti ristoro. E c’è anche la Vienna agricola che produce cereali, verdure (un terzo di quelle consumate dai viennesi, di cui il 25% biologiche) e soprattutto vino. La città simbolo della Mitteleuropa è anche l’unica capitale al mondo con vocazione enologica, con ampie vigne all’interno della metropoli. Le colline che circondano Vienna a nord e a ovest, oltre a rappresentare il polmone verde della città insieme ai suoi quasi mille parchi comunali e alla Wienerwald (area pedemontana di quasi 10mila ettari, dal 2005 Riserva della Biosfera Unesco), sono storiche zone enologiche. Circa 700 ettari pettinati da vigneti e punteggiati da antichi borghi vinicoli, oggi quartieri della città.
A passeggio tra vigneti e Heurigen
Bastano pochi minuti di auto dal centro di Vienna per arrivare ai borghi vinicoli (raggiungibili anche con tram e bus). I più famosi sono Nussdorf, Grinzing e Sievering, situati a Döbling, il 19° distretto della città, a nord-ovest del centro storico. Sono i luoghi ideali per una passeggiata nel verde, una gita fuori porta, godersi un panorama spettacolare sulla capitale austriaca e fermarsi negli Heurigen (chiamati anche Buschenschank in altre parti dell’Austria), osterie contadine dove in estate si frescheggia, si sorseggia il vino locale e si gustano i piatti della tradizione. Sono locali semplici e informali, alcuni situati tra i filari che scendono fino ai piedi di Vienna e al Danubio, punto di ritrovo dei viennesi ma anche di turisti che vogliono sentirsi viaggiatori.
I veri Heurigen in genere sono gestiti dagli stessi vignaioli e contrassegnati all’ingresso da frasche; hanno tavoli e panche di legno e accompagnano il vino della casa con salumi, carni affumicate, creme spalmabili e pane nero, serviti su taglieri di legno. Ora molte aziende vinicole hanno il punto mescita e ristoro. Ma qui a Vienna è una tradizione che risale al 1784, quando l’imperatore d’Austria Giuseppe II promulgò un decreto che permetteva a tutti di vendere cibo, vini, mosto e succi di frutta di propria produzione. Nasceva la base giuridica dell’Heurigen. Le cantine di questa zona producono il Grüner Veltliner, il più famoso vitigno austriaco, coltivano viti forestiere per sperimentare prodotti nuovi, ma il gioiello dell’enologica viennese è il Wiener Gemischter Satz, vino fatto con diversi vitigni. Le aziende punte di diamante di questo vino tradizionale sono Mayer e Wieninger, che insieme ad altre 4 realtà enologiche viennesi fanno parte della WienWein-Gruppe: a questa associazione nata nel 2006 va il merito di aver trasformato il WGS da vino locale a specialità nel panorama internazionale.
Mayer am Pfarrplatz & Rotes Haus
Mayer è una maison storica, nata nel 1683, un piccolo impero avviato da Franz Mayer e oggi guidato dal visionario proprietario Hans Schmid insieme a un team giovane: due winery (Mayer am Pfarrplatz nella piazza della parrocchia di Döbling, Rotes Haus nel Nussberg), un Heurigen, un Buschenschank, il ristorante Pfarrwirt (dimora storica del XII secolo, dove Ludwig van Beethoven compose la nona sinfonia), vigneti a Grinzing, Hernals e Nussberg. Dal Rotes Haus provengono le etichette di punta: «Il Nussberg, un tempo chiamato “montagna del vino”, è esposto a sud e in pendenza – spiega Gerhard J. Lobner, amministratore delegato della maison – i terreni calcarei di origine marina e il particolare microclima offrono le condizioni ottimali per la coltivazione delle uve Riesling e quelle del Gemischter Satz».
Il vino simbolo del territorio prodotto da Mayer è ottenuto da uve Grüner Veltliner, Riesling, Rotgipfler e Zierfandler, proposto sia nella versione a denominazione comunale, sia come cru Nussberg. Quelli di Mayer sono vini freschi ma anche complessi, eleganti, minerali, che raggiungono il massimo di espressività, finezza e persistenza nei due ÖTW Erste Lage (Premier Cru classificati dall’ÖTW – Österreichische Traditionsweingüter, l’Associazione delle cantine tradizionali austriache): il Riesling e il Wiener Gemischter Satz DAC Ried Preussen-Nussberg, prodotti dalla cantina Rotes Haus con uve provenienti dal vigneto Preussen, considerato il migliore del Nussberg. Da provare anche il cru Riesling Ried Alsegg, da uno dei vigneti più antichi dell’Austria con una posizione protetta da venti forti e gelate tardive che regalano al vino un profilo aromatico giocato su note di frutta gialla, in particolare di albicocca.
Wieninger, il pioniere della rinascita enologica
Fritz Wieninger non è solo il proprietario di una cantina viennese di successo, è anche un faro della produzione vinicola austriaca. Fritz ha studiato alla scuola di viticoltura ed enologia di Klosterneuburg, vicino Vienna, e si è fatto le ossa in una winery californiana nella Napa Valley, prima di tornare in Austria per sperimentare la sua idea di vino. Un vino che nasce prima di tutto in vigna, «tra i filari della vite, nel terreno sano e rispettato» sorride il titolare del Weingut Wieninger, che festeggia quest’anno 35 vendemmie e segue il metodo biodinamico con un approccio laico, usando la tecnologia per raggiungere la qualità. Ha cominciato con 5 ettari di terra e una cantina in una casa colonica che apparteneva a un antico monastero. Oggi ha 80 ettari coltivati in biodinamica sulle due sponde del Danubio, sul Bisamberg e sul Nussberg, dal 2011 una nuova cantina di vinificazione e di invecchiamento (con gli ambienti interrati, a temperatura costante in estate e in inverno) e un Heurigen a Floridsdorf (nel 21° distretto), un Buschenschank a Nussberg, nella zona più vocata del Wiener Gemischter Satz.
Dal 2014 gestisce il Weingut Hajszan Neumann a Heiligenstadt, ai piedi del Nussberg, dove produce vini naturali briosi e agrumati. È stato presidente della ÖTW di Vienna e le sue due winery sono membri dell’associazione biodinamica Respekt. La produzione è concentrata sui vini bianchi, che esporta in più di 40 Paesi. Vini da esperienza gourmet: freschi, profumati, succosi, di carattere e cristallini, alcuni molto minerali, quasi sapidi, tra i quali diversi ÖTW Erste Lage (Premier Cru): il Wiener Gemischter Satz in diverse tipologie, Grüner Veltliner e Riesling; inoltre, vini internazionali come lo Chardonnay, il Pinot Nero e il Merlot, e per chiudere in dolcezza il Beerenauslese Bisamberg, da uve botritizzate. (continua)