Prezzi record per il comparto agroalimentare e nel 2022 volatilità dei mercati e ancora aumento delle quotazioni per tutte le 30 commodity esaminate
Prezzi ai massimi storici in quasi tutti i comparti agroalimentari. Il 2021 si rivela un anno caratterizzato da una fortissima volatilità sui mercati delle materie prime agroindustriali. Questo è dovuto principalmente alle condizioni climatiche negative, ai problemi di siccità, in parte agli effetti negativi del Covid su logistica e trasporti. Poi ci sono gli effetti riflessi, un effetto a catena che partendo dai prodotti base condiziona i prezzi del comparto finale.
In ogni caso le previsioni per il 2022 sono ancora al rialzo e si attende ancora volatilità dei mercati.
Questo è quanto è emerso dal Commodity Agricole 2021, l’evento annuale appena concluso, organizzato da Unione Italiana Food e da Areté – The Agri-food Intelligence Company – , sulle prospettive dei mercati delle materie prime agroindustriali.
Sotto la lente di ingrandimento 30 diverse materie prime agroindustriali.
Tra i prodotti con il maggiore aumento ci sono i costi del caffè, quasi 80% in più da inizio anno, dovuti a una forte riduzione degli stock per la grave siccità che sta danneggiando canneti e le piantagioni di Arabica in Brasile (primo produttore ed esportatore), mentre per il Robusta pesano i rallentamenti alle esportazioni causa Covid in Vietnam.
Rincari anche per il latte, in Italia cresciuto del 60% da maggio a ottobre 2021, anche per effetto dei ritardi nelle consegne.
La tendenza al rialzo riguarda gran parte del “paniere” alimentare che va dai cereali all’olio extravergine di oliva (+25%), frutta secca (+60%), cacao (+20%), legumi (tra il +50% e il +80%), al mais (ai massimi da 15 anni), alle uova (+26%).
Per quanto riguarda il comparto dei cereali, i mercati sono in forte tensione per la ripresa della domanda asiatica associata ai fenomeni climatici avversi soprattutto in Nord America. Andando nel dettaglio, prendendo in considerazione il grano duro, la siccità in Nord America, USA e Canada, principale area di produzione/esportazione di grano duro a livello mondiale ha determinato un calo di produzione di oltre il 40% rispetto alla campagna precedente. Questo ha determinato aumenti di prezzo sul mercato italiano di quasi il 90% da maggio ad ottobre. Massimi storici dal 2008.
Il prezzo del latte spot in Italia è aumentato del 60% da maggio ad ottobre 2021, anche per effetto dei ritardi nelle consegne di latte: ciò si è ribaltato sui prezzi del burro, la polvere di latte e i formaggi.
Aumenti di prezzo del 30% da inizio anno per il mercato mondiale dello zucchero grezzo, che paga gli stessi problemi riscontrati per il caffè, visto che Brasile, Vietnam e India sono paesi strategici anche per lo zucchero. Per lo zucchero bianco, invece, difficoltà produttive hanno determinato una diminuzione delle scorte in Europa, che, quindi, dovrà aumentare le importazioni dai mercati internazionali a prezzi più sostenuti. In Italia prezzi passati dai 460/ton di fine 2020 a quotazioni attuali anche superiori ai 600/ton.
“La situazione sui mercati sta incidendo in modo rilevante sui costi di produzione della nostra industria alimentare, che sta facendo i conti con quotazioni largamente al di sopra delle medie e in alcuni casi vicini ai massimi storici”, commenta Mario Piccialuti, direttore generale Unione Italiana Food.
“Molti mercati hanno già scontato gli aumenti più sostenuti, ma in alcuni casi ci attendiamo ancora rialzi e per tutti il ritorno a livelli di prezzo pre-pandemia richiederà tempo per la ricostituzione degli stock. Fondamentale monitorare i mercati e sfruttare, ove possibile, gli strumenti delle coperture”, aggiunge Mauro Bruni, presidente Areté.