Il Festival nasce da un’idea di Maria Lodovica Gullino, fitopatologa e imprenditrice, e di Antonio Pascale, scrittore e ispettore presso il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, rispettivamente responsabile scientifico e direttore artistico.
Se chiediamo alle persone: preferite farvi operare da un dentista del 1930 o da uno moderno?, nessuno preferirà quello antico – nessuno sosterrà che il trapano di una volta fosse migliore e che un’operazione senza anestesia temprasse il fisico. Se invece cambiamo oggetto e chiediamo: preferite il cibo di una volta o quello moderno?, la risposta non sarà scontata, magari molti di noi preferiscono il cibo “di una volta” nella convinzione che l’agricoltura di un tempo fosse migliore, meno inquinante, più salubre, più naturale.
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Maria Lodovica Gullino. Credits Andrea Di Bella
“In qualità di direttore scientifico e di direttore artistico del Festival Internazionale dell’Agricoltura Coltivato, siamo lieti di annunciare la seconda edizione, che si terrà a Torino dal 20 al 23 marzo 2025” dichiarano Maria Lodovica Gullino e Antonio Pascale. “Coltivato si propone di smontare le visioni passatiste dell’agricoltura, spesso fondate su un erroneo concetto di naturale, ma allo stesso tempo non si mostra reticente nei confronti dei problemi che l’agricoltura presenta. Fondandosi sul motto ‘a ogni problema corrisponde una soluzione’, Coltivato cerca di esaminare strumenti concreti e innovativi e di proporli con passione al pubblico”.
“Quest’anno il Festival esplorerà un elemento fondante la nostra civiltà e la vita stessa: l’acqua. Ci sono temi cruciali che vanno affrontati, come la scarsità idrica, l’impatto dei cambiamenti climatici. Che strumenti abbiamo a disposizione? Sono efficaci? E se sì, perché? Come possiamo utilizzarli? Anche se non conosciute dal grande pubblico, Coltivato ospiterà persone degne di essere ascoltate, per passione e ingegno e simpatia, le cui idee sono utilissime a promuovere un dibattito costruttivo e ispirare azioni concrete verso un sistema agricolo e alimentare più sostenibile e – va da sé – migliore e più equo.”
Coltivato si propone di parlare della “vera” agricoltura, spesso diversa da quella immaginata, bucolica, in modo rigoroso, basato su fatti e numeri, da un punto di vista di economia e lavoro, di innovazione, scienza e tecnologia, senza dimenticare il cambiamento climatico e la sostenibilità, che all’agricoltura sono strettamente (inter)connessi. Il tutto con spirito critico ma aperto, rivolgendosi a un pubblico eterogeneo e affiancando a eventi di carattere strettamente scientifico, come seminari, interviste e tavole rotonde, momenti puramente divulgativi, come reading e spettacoli teatrali, laboratori per i più giovani. Perché raccontare l’agricoltura significa coltivare conoscenza e da qui nasce anche il nome del Festival – Coltivato.
Coltivato si terrà prevalentemente al Circolo dei lettori, in Sala Grande, Sala Gioco e Sala Musica, mentre la Cavallerizza Reale ospiterà l’inaugurazione e il Palazzo della Radio, il Teatro Gobetti e il Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti le anteprime del Festival. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, se non diversamente indicato.
Incontri, conferenze, dibattiti, tavole rotonde, laboratori, interviste e spettacoli teatrali, per raccontare l’agricoltura in un grande evento scientifico-divulgativo con cadenza biennale.
La seconda edizione del Festival, nei giorni in cui ricorre la Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo), è dedicata a questa risorsa fondamentale e sempre più scarsa. Coltivato non si limita a presentare la problematica della scarsità idrica, ma si propone di offrire un’analisi approfondita del tema, esplorando le cause, le conseguenze e, soprattutto, le possibili soluzioni per una gestione più responsabile e sostenibile di una risorsa vitale per il settore agricolo e per l’intero pianeta. Il tema sarà indagato sotto diversi punti di vista: cambiamenti climatici e siccità, gestione innovativa delle risorse idriche, conflitti per l’accesso all’acqua e sicurezza alimentare.
“Ho un orto, amo la vita della campagna e i monti. Oggi si crede che chi ha dieci lauree sia il più onnisciente della terra. Eppure un contadino deve sapere di geologia, di meteorologia, di agraria, di tutto. Dico spesso ai giovani “Che ve ne fate di un posto in banca? Imparate solo a contare soldi? Un lavoro ben fatto è quello che appaga l’uomo. Un bravo falegname, un contadino, sono creativi quanto un artista”. (Da un’intervista realizzata il 7 settembre 2004 a Mario Rigoni Stern).
Ho dato un’occhiata al programma e una domanda sorge spontanea: “Che fine hanno fatto i contadini… non ci sono!”.