Al centro dell’Italia, tra il Molise ed il Lazio, in una campagna pianeggiante costellata di antichi casali nell’alta valle del Volturno, troviamo Venafro, in provincia di Isernia, città di 11.500 abitanti, con una struttura urbanistica tutta particolare.
Il suo territorio, abitato fin dalla preistoria, è limitato dai due massicci del Matese e delle Mainarde ed è attraversato dal fiume Volturno; data la sua posizione così centrale, Venafro ha avuto un ruolo chiave in ogni epoca.
Sanniti prima e romani poi vi abitarono, portando le loro usanze e le loro culture; questi ultimi costruirono molte opere pubbliche, come l’acquedotto che prelevava le acque direttamente alla sorgente del fiume Volturno per distribuirla non solo alle ville urbane ma anche ai lotti della centuriazione, l’anfiteatro e numerose ville patrizie, in una delle quali è stata rinvenuta la famosa statua a grandezza naturale chiamata appunto la “Venere di Venafro”.
Il periodo medioevale è trascorso come in altre zone, tra lotte, intrighi, battaglie, distruzioni; il borgo fu fortificato con la costruzione del Castello Pandone, circondato da imponenti mura sorvegliate da torri
Tra le tante cose interessanti, c’è la Portella, un piccolo viottolo ad esse di soli cinque metri interamente coperto che collega tra loro due stradine; probabilmente in epoca medioevale era un passaggio segreto, la cui particolarità consiste nel fatto che per entrarvi bisogna chinarsi.
Diversi anche gli edifici religiosi presenti, come la Concattedrale di S. Maria Assunta, che risale al V secolo, ma costruita sui resti di templi molto più antichi; la trecentesca chiesa dell’Annunziata, più volte modificata, pregevole esempio di architettura barocca; la basilica ed il convento di San Nicandro e la trecentesca chiesa di San Giovanni in Platea che si narra sia stata fondata dallo stesso San Francesco.
Ma sono moltissimi i luoghi di culto in città e nei dintorni, a testimonianza di una devozione che è tipica della popolazione locale e che fa parte della cultura tramandata da una generazione all’altra.
Nei dintorni è stata realizzata dal Wwf l’Oasi faunistica “Le Mortine”, che comprende oltre a boschi cedui, anche molte zone acquatiche dove nidificano tante specie di uccelli migratori tra i quali germani reali e gallinelle d’acqua, folaghe moriglioni, fischioni, alzavole, l’airone cenerino, l’airone rosso, e la garzetta, il tarabusino e il cavaliere d’Italia e tra i rapaci si il nibbio bruno, la poiana, l’astore e il gufo di palude.
Altra peculiarità di Venafro è il cosiddetto Parco Oraziano, meglio conosciuto dai venafrani come “Campaglione”, divenuto Parco Regionale Agricolo Storico dell’Olivo di Venafro, un’area protetta a salvaguardia del patrimonio olivicolo del territorio e degli splenditi olivi secolari di cui Venafro è ricca, vantando anche una propria specie autoctona, l’Aurino; nella piana di Venafro l’agricoltura e l’olivicoltura viene tradizionalmente praticata per lo più a livello familiare.
La religiosità dei venafriani si caratterizza nelle innumerevoli manifestazioni che vengono organizzate in città nelle ricorrenze dei varti Santi cui sono dedicate le sue chiese, spesso anche con processioni per le strade del paese; sono occasioni di incontro tra i fedeli, ma anche di divertimento, con l’allestimento dei mercatini di prodotti artigianali ed enogastronomici.
I prodotti tipici di Venafro
Tra i prodotti tipici locali, un posto d’onore spetta a “i v’scuott”, i taralli di Venafro, ottenuti impastando farina, olio extravergine d’oliva rigorosamente prodotto da olive venafrane, sale e finocchietti, arrotolati a treccia, lessati e successivamente infornati.
La pastiera di riso è un dolce tipico del periodo pasquale di Venafro; viene realizzata con pasta frolla, riso cotto nel latte e cannella, zucchero, uova, frutta candita e ricotta, con l’aggiunta di un liquore aromatico.
Per capodanno si preparano i “C’ciariegl’” dei piccoli ceci fritti, ed i morbidi “Sciusc’”, cerchietti fritti che si impastano con infuso di rosmarino, buccia d’arancia e di mele, fico secco, cannella, chiodi di garofano e vino bianco.
Tanti altri sono i piatti tipici della tradizione venafrana, come il baccalà “alla m’ntanara” un piatto caratteristico del periodo della molitura delle olive, o il baccalà fritto con i porri, il pomodoro ed il peperoncino; i “Turciniegl’” sono invece prodotti con pasta di pane arricchita da strutto e ciccioli di maiale, tipici del periodo invernale, quando si ammazza il maiale.