In Val Bisagno, poco addentro nell’entroterra genovese, c’è una piccola enclave con una storia particolare; si tratta di Struppa, fino ad una novantina d’anni addietro comune autonomo ed accorpata dal fascismo al capoluogo per costruire la “grande Genova”.
Struppa è un quartiere fatto di quartieri, di diverse frazioni: San Siro, San Cosimo, San Martino, Aggio, Doria, Prato e Fontanegli.
La frazione Doria è quella più abitata, situata in un’ampia conca del fiume Bisagno, caratterizzata dal ponte-canale dell’antico acquedotto medioevale, tante volte modificato nei secoli successivi.
San Siro, invece, è un antichissimo borgo situato lungo le strade che portano in Valle Scrivia e Val Trebbia, formato dalle case raccolte intorno alla chiesa omonima, che in epoca medioevale fu un importante centro religioso e amministrativo, chiamato “Isola del Vescovo”.
La primitiva cappella alto medioevale di San Cosimo si è sviluppata attorno ad un millenario “ospitale”.
Dalla chiesa si gode uno splendido panorama sulla Valle del Bisagno ed i monti circostanti; nell’attuale chiesa è inglobato qualche resto del muro perimetrale e della facciata romanica dell’originaria cappella.
Il piccolo borgo di Fontanegli è così chiamato per le numerose sorgenti che vi sono nel suo territorio, che diventò nel ‘700 anche un luogo di villeggiatura, come testimoniano tre antichi palazzi: Ferretto, dipinto a strisce bianche e rosa, Raggi e più a valle Palazzo Centurione Thellung.
L’acquedotto storico
Di notevole rilevanza è l’acquedotto storico, che oggi è un percorso pedonale lungo circa ventotto chilometri, dov’è possibile scoprire belle architetture civili e monumentali come il ponte canale sul Rio Torbido, il Portale del Barabino alla Rovinata, l’archeologia industriale del Ponte Sifone sul Geirato e sul Veilino, le passeggiate nel verde fino alla gola di Fossato Cicala.
Nella zona di Struppa si trovano alcune imponenti strutture di questo acquedotto: oltre al ponte-canale di Cavassolo, sul torrente Canate, ne esiste un altro quasi nel centro del quartiere, sul torrente Rio Torbido, con sette arcate di circa 11m ciascuna ed un’altezza di 35m.
L’attività principale degli abitanti di questi borghi è stata per secoli quella agricola; i suoi prodotti erano considerati tra i migliori dell’intera zona genovese, dal basilico, alle olive, dagli ortaggi al vino.
Oggi la situazione è completamente cambiata e le attività legate alla terra sono ancora importanti, ma abbastanza marginali rispetto a quelle dell’epoca contemporanea, che portano la popolazione a spostarsi verso la città.