Nella parte occidentale del Salento, in provincia di Lecce, ecco Seclì, piccolo comune di nemmeno duemila abitanti tra le serre di Cutrufiano e quella di Campi Latini, in mezzo a bellissimi uliveti e vigneti.
Le sue origini sono oscure; si parla addirittura di un accampamento romano in occasione della guerra contro Pirro, così come di un borgo di epoca normanna, a cavallo del primo millennio.
Di quest’epoca sono le prime documentazioni, anche se tracce di epoche precedenti sono state rinvenute nel corso di scavi archeologici nella campagna che circonda il borgo.
In epoca cinquecentesca la cittadina, che era stata in passato oggetto di contese fra i vari feudatari medioevali ed i potentati che si disputavano la supremazia territoriale del Salento, venne assoggettata agli aragonesi D’Amato, sotto la cui guida visse un periodo di sviluppo e benessere.
Il palazzo della città, da antica fortezza che era rimasta per secoli, venne trasformata in residenza signorile; ad uno di questi feudatari illuminati si deve la costruzione del convento dei frati minori osservanti con l’annessa chiesa dedicata alla Madonna degli Angeli.
Del periodo a cavallo del millennio Seclì ha mantenuto alcuni reperti della chiesa di Santa Maria delle Grazie; della primitiva costruzione ci sono ancora due archi contigui al muro esterno del coro e alcune volte con capitelli romanici a foglie all’interno; l’edificio fu ricostruito in stile rinascimentale attorno al 1500 e ristrutturato nuovamente un paio di secoli dopo.
Sempre di epoca cinquecentesca sono la chiesa e il convento di Sant’Antonio da Padova Con un bel chiostro porticato e affrescato; nel secolo scorso il convento fu trasformato in frantoio, prima di tornare di proprietà pubblica.
In città è visibile anche il cinquecentesco Palazzo Ducale della famiglia D’Amato, ristrutturato nel settecento dopo un violento terremoto; la parte superiore contiene stanze affrescate, busti di uomini illustri e imperatori romani ed una particolare e suggestiva loggia angolare.
La carne di cavallo
Seclì è conosciuta in tutto il Salento per l’allevamento e conseguente consumo e commercializzazione di carne di cavallo, un’attività che nella zona risale ai secoli precedenti; anche l’agricoltura e soprattutto le attività collegate alle produzioni di olio d’oliva e di vino hanno assunto notevole importanza.
Tra le manifestazioni che caratterizzano il borgo salentino, oltre a quella che richiama la sua atavica attività con i cavalli, cioè la “Sagra te la carne te cavaddhu”, dove questo prodotto si mescola con i prodotti tipici del Salento, si organizzano anche vari altri eventi per commemorare i santi cui sono dedicate le sue chiese, San Paolo e Sant’Antonio da Padova.