Nella conca aquilana, sovrastato dal monte Calvo c’è Scoppito, cittadina di poco più di 3000 abitanti, che ha subito ingenti danni nel terremoto che ha colpito la regione una decina di anni fa ed i cui segni sono ancora ben evidenti, anche se molto è stato fatto.
Il paese è famoso per una scoperta archeologica straordinaria: il fossile di un mammuth, esposto ora al Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila.
Dal borgo, in pratica un comune diffuso formato da una dozzina di frazioni, la vista che si gode sulle principali vette appenniche, dal Gran Sasso al Monte Velino, fino all’Altopiano delle Rocche, è grandiosa.
Fin dall’antichità il paese è stato un punto di passaggio nord-sud, una cerniere tra genti e culture diverse; da qui partivano anche i sentieri delle transumanze che si inoltravano verso i territori pugliesi, che oggi si sta giustamente cercando di ripristinare e valorizzare a fini turistici.
Il territorio di Scoppito è legato alla presenza nella zona dei Sabini, probabilmente un popolo autoctono dell’Italia centrale, i quali, nella loro espansione, partendo dalle falde del Gran Sasso, conquistarono e fondarono altre città nella zona circostante.
Successivamente, in epoca romana e quindi medioevale, l’insediamento intreccia le sue vicende con quelle delle altre città delle montagne e colline dell’entroterra abruzzese, senza discostarsi dalla storia che ha caratterizzato questo territorio.
Nel corso della sua storia, Scoppito ha conosciuto i fenomeni e le problematiche tipiche delle zone interne, le difficilissime condizioni di vita della sua popolazione, la povertà e l’emigrazione, che si è interrotta solo pochi decenni fa con una forte industrializzazione del territorio, che ha portato miglioramenti e benessere diffuso a livello economico e sociale.
La chiesa parrocchiale del paese è intitolata a San Giacomo, mentre poco fuori dal borgo c’è quella duecentesca di San Bartolomeo, probabilmente sorta come pieve al servizio dei diversi gruppi di case che sorgevano sul versante della montagna.
Altre chiesette rurali sono la millenaria San Valentino, ormai inglobata nell’abitato di Scoppito, e Sant’Andrea, del XIII secolo, di cui rimangono i ruderi nei pressi della frazione Casale.
La montagna che sovrasta l’abitato di Scoppito è costituita da un esteso altopiano chiamato Fiatavento e Soffiavento, caratterizzato appunto da una forte ventosità, con diverse piccole vallate, spesso coltivate, delimitate da dossi e bassi rilievi.
A delimitare l’altopiano si possono ammirare le rocce delle “tùrri” che, assumendo forme strane e particolari, interrompono la monotona continuità delle pendici meridionali di Fiatavento.