All’interno del territorio della provincia di Padova, in mezzo alla pianura Padana, c’è Saonara, paese di circa 10.000 abitanti, che si caratterizza per due specifiche peculiarità.
La prima consiste nell’essere uno dei più rinomati centri vivaistici italiani, dove spiccano attività e professionalità indiscusse conosciute anche all’estero e per le quali si svolgono anche fiere e manifestazioni importanti.
L’altra di essere un fiorente centro di produzione e consumo di carne di cavallo, una tradizione gastronomica locale che sulla base della quale oggi si è sviluppata una fiorente attività commerciale.
Saonara, origini e storia
Il paese è di probabili origini latine, anche se la vicinanza con Padova farebbe pensare ad una presenza umana fin dall’epoca preistorica; il territorio, ricco di acque e particolarmente fertile e adatto all’agricoltura e all’allevamento, è sempre stato ambito da ogni popolazione dominante.
I romani vi costruirono diversi borghi, collegati tra loro e con le città maggiori da vie di comunicazione per favorire lo spostamento delle truppe ed i traffici commerciali; il territorio venne diviso in “graticole”, lotti tutti uguali assegnati ai veterani dell’esercito; numerosi i reperti archeologici ritrovati nel corso di molti lavori edilizi, più che campagne di scavi archeologici veri e propri.
Le invasioni barbariche portarono morte e distruzione a Saonara e all’intera Saccisica, com’era denominato il territorio circostante in epoca romana che, infeudato dai longobardi, passò poi da un vassallo all’altro fin quando, poco dopo il millennio venne compreso nei possedimenti vescovili di Padova.
Sono di questo periodo le costruzioni del monastero delle “muneghete” e le cappelle di Saonara e Villatora, attorno ai quali erano sorti altrettanti villaggi che, dopo alcuni decenni, furono conquistati assieme all’intero territorio di Padova da Ezzelino, vicario imperiale noto per la sua crudeltà e le sue efferatezze.
I decenni seguenti videro l’alternarsi nel territorio di periodi di pace e di sanguinose lotte per il potere, fin quando non intervenne la Repubblica di Venezia, che riuscì a sottomettere Padova ed il suo intero territorio, portando finalmente un lungo periodo di pace e prosperità.
Nel periodo successivo diverse famiglie nobiliari veneziane edificarono nella zona le loro residenze di campagna, per seguire l’andamento delle loro proprietà trascorrendo lunghi soggiorni nelle belle ville che avevano fatto costruire.
Dopo la parentesi napoleonica, che incise più che altro sulla soppressione degli ordini religiosi e la confisca dei loro beni, toccando sul vivo una secolare tradizione della popolazione locale, con il ritorno degli austriaci venne avviato un imponente progetto di bonifica del territorio, perennemente soggetto ad inondazioni ed alluvioni del fiume Brenta e dei suoi affluenti.
La storia successiva della città non è diversa da quella del resto della pianura padana veneta, che, dopo l’ultimo conflitto, ha subito la trasformazione del suo territorio fino ad allora prettamente agricolo ad attività industriali e di servizio.
Chiese e monumenti
Diverse le presenze artistiche e monumentali a Saonara, molte delle quali riflettono la religiosità della popolazione; la più importante dal punto di vista storico è l’antica chiesa delle Muneghette, parte del duecentesco monastero femminile aggregato, probabilmente ai primi del Cinquecento, al monastero benedettino di Sant’Anna di Padova.
San Martino di Tours è una cappella anch’essa quasi millenaria, di dimensioni piuttosto modeste, ad una sola navata; a fine settecento si affiancò alla chiesa una nuova torre campanaria, ornata da un caratteristico cupolino “a cipolla”.
La parrocchiale dei Santi Simone e Giuda a Villatora, frazione di Saonara, ha origini altrettanto antiche ed è ricordata in un documento del 1171; alla metà del XVIII secolo la chiesa fu giudicata troppo piccola per il crescente numero dei fedeli e fu quindi sostituita da un nuovo edificio.
Saonara, come numerosi altri comuni dell’entroterra veneto, vide la costruzione nel suo territorio alcune belle ville gentilizie, case padronali raffinate circondate da costruzioni ad uso agricolo e spesso dotate di piccoli oratori privati.
La più nota fra le ville del territorio è la Cittadella Vigodarzere Valmarana famosa per il suo vasto parco romantico attorno al quale è sorta una leggenda che però sembra suffragata da una tradizione orale tramandata da una generazione all’altra.
In paese si dice ancora oggi che la creazione del giardino servisse a dar lavoro ai contadini impoveriti dalla carestia: mecenate della costruzione fu il cavalier Antonio Vigodarzere, proprietario della villa e di un vasto fondo agricolo a Saonara.
Sul terreno pianeggiante fu eretto addirittura un colle e creati una grotta ed un lago; il paesaggio estremamente scenografico fu poi completato con la costruzione di edifici di vario stile e ricchi di decorazioni, tra cui la “grotta dei Templari”, ispirata al gusto neogotico dell’epoca: l’interno ricrea un antro selvaggio e misterioso, luogo di celebrazione di oscuri riti, dove spicca la statua androgina di Baffometto.
La famiglia Sgaravatti era una dinastia di abili imprenditori vivaisti che a partire dal 1820 fece di Saonara per oltre un secolo un luogo conosciuto anche fuori dai confini territoriali esportando piante in tutta Europa; in paese esistono ancora le loro serre, oggi utilizzate da una cooperativa florovivaistica.
In paese i loro discendenti si sono costruiti alcune bellissime dimore; Villa Leone Sgaravatti, nota per aver ospitato Vittorio Emanuele III, è la più sontuosa fra queste e risale ai primi dell’Ottocento; sempre ottocentesca è la Casa Giuseppe Sgaravatti, mentre risale ai primi del Novecento la Villa Amedeo e Walter Sgaravatti. Mentre Villa Alberto Sgaravatti-ex Morosini conserva ancora l’antico Oratorio di San Valentino e la vecchia “boaria”.