Ad una decina di chilometri nell’entroterra della costa romagnola, lungo la via Emilia, in provincia di Rimini, troviamo l’antico borgo medievale di Santarcangelo di Romagna.
Con oltre 21.000 abitanti, Santarcangelo, adagiata sul colle di Giove, che ha mantenuto nel tempo la tipica struttura del borgo fortificato di impianto medioevale, è un paese con forti identità romagnole.
La vita nel suo centro storico è caratterizzata da un’atmosfera particolare, scandita da un giusto ritmo di vita, che si dipana tra nobili palazzi, case borghigiane, vicoli e piazzette che hanno visto giocare e crescere tanti uomini illustri, a cominciare dal pittore medioevale Guido Cagnacci, poi Papa Clemente XIV per finire con il poeta Tonino Guerra.
Santarcangelo di Romagna, bagnata da due fiumi
Bagnata da due fiumi, l’Uso ed il Marecchia, Santarcangelo è un tipico accampamento sorto in epoca romana lungo il tracciato della via Emilia, successivamente sviluppatosi attorno alla Pieve di San Michele Arcangelo, che rimane il monumento più antico del paese.
In epoca medioevale il borgo viene spostato sul colle di Monte Giove per sfuggire alle orde barbariche e qui si sviluppa, prima sotto la dinastia dei Ballacchi poi sotto i Malatesta che la governarono a lungo, ampliando e ristrutturando il castello la cui costruzione risale all’XI secolo.
Un tempo la rocca era sormontata da una torre che circa centrotrenta anni fa ormai fatiscente, fu deciso di abbatterla; oggi sono ancora visibili i resti della prima cerchia di mura in prossimità di una delle porte della città.
Le porte della città sono due: la Porta del Sale che risale al XIV – XV sec., che un tempo collegava Santarcangelo con la città salinara di Cervia, unico accesso rimasto della seconda cinta muraria e la centralissima Porta di Piazza Lorenzo Ganganelli, un imponente arco voluto dai santarcangiolesi per onorare il loro illustre concittadino eletto papa.
L’arco dei becchi
L’arco ha una particolare storia tutta romagnola; è infatti conosciuto anche come «l’Arco dei Becchi o Arco dei cornuti», in quanto durante la Sagra di San Martino vi vengono appese un paio di grandi corna passando sotto le quali, la tradizione dice, se si muovono, vuol dire che si è cornuti.
Nel cuore del borgo medievale c’è anche il “Campanone” che è, insieme all’Arco di Papa Clemente XIV, il monumento più identificativo della città; costruito a fine ottocento, il Campanone è alto 25 metri, in stile neogotico con merlature, è coronato dall’immagine del Santo patrono in ferro battuto a mano indicante la direzione del vento.
Un’altra curiosità santarcangiolese è il “Museo del Bottone”, unico in Italia, che raccoglie oltre diecimila pezzi provenienti da tutto il mondo e da epoche diverse, in grado di raccontare la storia sociale, politica, culturale e di costume attraverso i bottoni.
La città sotterranea
In una visita a Santarcangelo di Romagna non si può evitare di andare alla scoperta della sua storia sotterranea e misteriosa, dove cavità, pozzi, cunicoli e gallerie costituiscono un’altra città sotto quella visibile, a molti ancora sconosciuta.
Si tratta di un viaggio nei meandri più reconditi di questo mondo, isolato nella sua quiete millenaria, ma indissolubilmente collegato con la realtà soprastante, nella parte orientale del colle Giove; 150 ipogei su tre piani, utilizzati in passato come depositi e cantine per la conservazione del vino Sangiovese ed anche, secondo gli studiosi, in un passato più lontano, come tombe etrusche e luoghi di culto di epoca paleocristiana.
In superficie, invece, è piacevole passeggiare tra i numerosi negozi del centro, le incantevoli viuzze, i palazzi storici e le piccole case colorate del borgo medievale.
In una stradina si trova l’antica “Stamperia Marchi”, una delle botteghe più antiche della Romagna, al cui interno è conservato l’intero patrimonio decorativo del territorio, tuttora visibile nelle classiche tele romagnole stampate a mano assieme ad un Mangano seicentesco unico al mondo, ancora utilizzato per la stiratura degli antichi tessuti di canapa e cotone, che verranno poi stampati e decorati a mano con tecniche antiche, con i classici disegni della tradizione locale.
Nelle stradine, vicoli e scalinate di Santarcangelo di Romagna si aprono decine di botteghe che diffondono all’esterno il profumo dalle prelibatezze offerte, eccellenze di questo territorio: vini, formaggi, salumi, miele, oltre ai colori dei prodotti artigianali di finissima lavorazione.
Tante anche le osterie, trattorie e ristoranti che propongono piatti della tradizione e della gastronomia tipica romagnola; tra le tante non si possono dimenticare la “Violina” e soprattutto la “Sangiovesa”, dov’è possibile trovare piatti caserecci e sfoglia fatta a mano, ma anche “sapori culturali”, con vari oggetti che rimandano a Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore di fama internazionale, nativo proprio del borgo.
Santarcangelo di Romagna è rinomata anche per molti appuntamenti di rilievo; tra questi quello più rinomato è il prestigioso Festival Internazionale del “Teatro in Piazza”, che richiama d’estate una moltitudine di turisti della vicina riviera romagnola, ma anche la Fiera di San Michele di fine settembre, dedicata alla gastronomia, all’ambiente, agli animali, in particolare gli uccelli, il cui canto riempie l’aria per chilometri, e la Fiera di San Martino con cantastorie, mercato dei prodotti autunnali e il curioso “Palio della piadina romagnola” vero simbolo della Romagna intera.