Il Gran Sasso, in terra abruzzese, è pieno di piccolissimi borghi abbarbicati sui suoi costoni, spesso nascosti dalla folta vegetazione; uno di questi è Pietracamela, comune con poco pìù di 300 abitanti a 1000 metri slm, in provincia di Teramo.
E’ l’unico comune della provincia ad essere interamente compreso all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga istituzione che deriva probabilmente dalla “Riserva naturale del Corno Grande di Pietracamela”, istituita fin dal 1191.
Il paesaggio che circonda il borgo è caratterizzato dalla presenza di pareti scoscese, ricoperte da boschi secolari di “faggio dell’Aschiero”, con un bellissimo panorama sulla vallata del rio Arno.
Il territorio attorno a Pietracamela, tra ripide pareti rocciose, prati alpini ed aree boschive con un ricco sottobosco, ha favorito la reintegrazione e l’incremento di numerosi animali, tra i quali l’estinto “Camoscio d’Abruzzo”, al centro di una campagna di reintroduzione partita una trentina d’anni fa.
Da sempre terra di terremoti
La maggior parte delle sue case, costruite cinque o sei secoli fa e ristrutturate più volte dopo innumerevoli terremoti, tra cui l’ultimo tre anni fa, sono tirate su con ciottoli e pietre tenute assieme da un legante.
Camminando all’interno del paese, tra le strette viuzze, vicoli, stradine a gradinata, punteggiate da piccoli balconi e da terrazzine – belvedere, si trovano numerosi architravi fregiati con stemmi gentilizi e epigrafi storiche.
Pietracamela, fuori dalle vie di comunicazione, è sempre rimasto isolato, poco popoloso, dove la vita è sempre stata semplice e difficile e dove la povertà dominante ha costretto molti ad andarsene a cercare lavoro altrove.
Un nido d’aquila sul Gran Sasso
Tra questo pugno di case, un nido d’aquila ancora piuttosto isolato, non ci sono grandi monumenti le sue ricchezze sono l’aria pura, i panorami sul Gran Sasso, la semplicità di vita, la tranquillità de vecchio borgo di pietra, con gli edifici tardomedioevali un po’ scrostati, i balconi-fienili, i vicoli lastricati, i fondaci ricavati nella roccia, le vecchie fontane.
All’inizio del paese c’è la quattrocentesca Chiesa patronale di San Leucio e poco distante quella di San Giovanni Battista, mentre la cinquecenteca Chiesa di San Rocco si eleva appena al di fuori del borgo, lungo la salita che giunge alla fine dell’agglomerato urbano; la trecentesca “casa de Li Signuritte”, al centro del borgo; una casa-torre; i resti di un vecchio mulino; i portali delle abitazioni, le tante vecchie epigrafi sui portali ed architravi, sono le poche vestigia che Pietracamela può offrire ai visitatori che comunque, più che a queste pur importanti reliquie di un passato dignitoso nella sua povertà, arrivano in numero crescente attirati dall’aria pura, dalla quiete, dalle escursione nel Parco, dai vicini impianti sciistici di Prati di Tivo, portando un turismo che è fonte di speranza per la piccolissima cittadina teramana.
Economia povera e tradizioni secolari
Lo spopolamento delle epoche precedenti ha causato l’abbandono delle attività artigianali, un tempo legate alla pastorizia e alla tessitura dei “carfagni” di lana, i mantelli destinati a proteggere dalle intemperie, ma nei negozi del borgo è possibile trovare diversi prodotti tipici locali, tra cui salumi, formaggi, funghi, biscotti.
I ravioli di Pietracamela sono forse il piatto più originale; nei ristoranti del territorio si gustano comunque anche le altre specialità, quali i timballi, l’agnello alla brace, lo spezzatino di capra, il cacio marcetto e vari altri formaggi di pecora, i sorcetti, maccheroncini conditi con formaggio pecorino, le “scripelle ‘mbusse”.