Nel cuore del Delta del Po, a sud del Po di Goro, circondata da campi in gran parte sotto il livello del mare, c’è la piccola cittadina di Mesola, in provincia di Ferrara.
Il territorio, un tempo in gran parte vallivo, è stato oggetto di vari interventi di bonifica, iniziata dagli Estensi nel XVI secolo, proseguita poi dalla Società Bonifiche terreni Ferraresi nella seconda metà dell’800 ed infine dall’Ente Delta Padano, i quali hanno bonificato terreni resi coltivabili e realizzato canali, chiaviche ed idrovore a cui viene affidato il quotidiano governo delle acque.
Mesola, nel cuore del Parco Nazionale del Delta del Po
Il Comune è nel cuore del Parco Nazionale del Delta del Po; al suo interno sono compresi il “Boscone della Mesola” e le dune di Massenzatica, di epoca romana.
Al centro del borgo, che oggi conta poco più di settemila abitanti, c’è il castello edificato dagli Estensi di Ferrara per governare l’intera Tenuta di Mesola che passerà poi nei secoli successivi sotto il controllo della chiesa, degli asburgici ed infine dello Stato italiano.
Il castello di Mesola, che nel ‘500 era molto più vicina al mare di quanto non lo sia oggi, e doveva essere un luogo di piacere e di svago per i cortigiani ferraresi, comprendeva un’imponente cinta muraria lunga ben 11 chilometri che inglobava anche la chiavica dell’Abate, sbocco a mare della grande impresa di bonifica estense.
Recenti studi dimostrerebbero che l’edificazione di una “Delizia” a Mesola fosse il paravento di un progetto ben più ampio ed ambizioso: creare alle foci del Po una grande città emporio, in competizione con Venezia, per il controllo dei commerci adriatici verso l’entroterra.
Progetto che la morte del duca, senza eredi maschi, finì nel dimenticatoio, tanto che il successivo taglio di Porto Viro, cioè la deviazione verso sud del tratto terminale del Po, realizzato dai Veneziani per impedire l’interramento della laguna, sconvolse l’assetto del Delta, determinando il processo di allontanamento di Mesola dal mare.
Oltre al castello, Mesola ha anche la sua chiesa arcipretale, voluta a fine settecento dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che ospita alcune pale d’altare e tele del XVIII secolo ed un prezioso organo a canne.
Il magnifico Gran Bosco della Mesola
Nel territorio mesolano c’è Gran Bosco della Mesola, o Boscone, la più estesa area boschiva della provincia ferrarese, la più rilevante dal punto di vista naturalistico, esempio di “bosco termofilo planiziale litoraneo”, le antiche foreste che crescevano un tempo lungo la costa adriatica, originatosi probabilmente nell’alto medioevo su cordoni dunosi formati dal Po di Goro e dal Po di Volano.
Il Boscone ha un grande interesse sia per la flora che per la fauna, tra cui una popolazione di cervi autoctoni, l’ultimo nucleo degli antichi cervi della Pianura Padana, che attirano ogni anno una grande moltitudine di escursionisti a percorrere a piedi o in bicicletta i tanti sentirei ben segnalati.
Di notevole interesse anche la cinquecentesca Torre Abate, testimonianza della storia delle bonifiche ferraresi, che attraverso un sistema di porte a vento o “vinciane” regolava il deflusso a mare delle acque interne.
Le Dune Fossili di Massenzatica, invece, rappresentano un complesso unico nel suo genere in Emilia Romagna: l’area di circa 50 ettari, costituisce il più importante apparato dunoso di età preetrusca associato a cordoni litoranei dell’antica linea di costa, che rappresentano il relitto di una struttura geomorfologia pressoché scomparsa nel paesaggio della Bassa Padana.
Il complesso delle Dune raggiunge anche i 7 metri sul livello del mare e la presenza di questi rilievi in mezzo al paesaggio piatto della pianura è veramente suggestiva e particolare.
Le attività economiche di Mesola sono sempre state orientate all’agricoltura, con coltivazioni orticole e vivaistiche, in particolare asparagi, radicchi e carote, cui vengono anche dedicate frequentatissime sagre annuali; negli ultimi anni si sono sviluppate anche attività legate ai prodotti della pesca, come la lavorazione dei mitili e delle vongole della vicina sacca di Goro.