Esiste nel beneventano un piccolo borgo dove il tempo sembra essersi fermato; Paupisi, alle falde della catena del Taburno Camposauro, poco più di 1500 abitanti che vivono tranquilli tra uliveti e vigneti, è un paese che ha conservato la sua storia e le sue tradizioni.
All’interno del borgo la vita scorre lenta; non è raro incontrare in uno stretto viottolo un gruppetto di donne sedute all’ombra delle case ottocentesche intente a chiacchierare e lavorare a magli, trovare un negozietto dove acquistare di tutto, ascoltare il rintocco delle campane della chiesa che chiama i fedeli al dovere quotidiano della messa.
Le origini di Paupisi sono di epoca romana; lo stesso nome del borgo rimanda al latino “Pagus Pisus” che significa “villaggio basso”, probabilmente un gruppo di capanne abitate da pastori e poveri agricoltori.
In epoca medioevale Paupisi non doveva essere che un casale immerso nella bellezza della natura selvaggia, tra pascoli e boscaglie, senza rocche e castelli e privo di quelle ricchezze materiali che avrebbero potuto sollecitare la cupidigia dei potenti dell’epoca.
Lo scorrere del tempo è caratterizzato dalle stagioni e dai lavori agricoli, che ha visto il suo territorio seguire le sorti del resto della regione; le coltivazioni degli olivi e delle viti hanno da sempre rappresentato per la popolazione un punto di riferimento, una tradizione e devozione secolare.
Oggi Paupisi viene considerato il paese dell’olio e del vino, come anche il paese del “mangiare sano”; gli ulivi rappresentano la ricchezza e la bellezza delle campagne paupisane, dalla quale i contadini traggono buona parte del proprio reddito.
Le piante sono molto grandi e la raccolta delle olive è abbastanza difficoltosa, soprattutto nelle cime e nella ramatura esterna della chioma, raggiungibili solo lunghe scale a pioli.
Le varietà di olive coltivate a Paupisi sono l’Ortolana, la Racioppella e l’Ortice; queste vengono sottoposte ad un particolare trattamento a base di cenere e soda caustica, che le addolcisce, dopo di che vengono conservate in salamoia e consumate durante l’inverno.
L’olio che si ricava dalla spremitura, invece è un prodotto di grande qualità, alla base di tantissime ricette tradizionali e moderne, brasati, umidi, sughi; può essere consumato crudo su pane e bruschette, per condire insalate, pesce, carne, bolliti, zuppe di verdure e legumi.
La produzione vinicola è l’altra voce importante dell’economia paupisana; molte aziende agricole, fondendo tradizione e innovazione, si sono adeguate a metodi di agricoltura biologica, producendo ottimi vini, tra cui l’Aglianico del Taburno, la Falanghina e la Coda di Volpe.
Tra le iniziative promozionali e folcloristiche organizzate a Paupisi per celebrare i suoi prodotti e far conoscere le sue tradizioni e la sua cucina; tra queste la “Sagra del Cecatiello”, un piatto di pasta semplice a base di acqua e farina, condito di solito con un ragù di carne.
In una delle sue frazioni ogni anno si svolge una solenne festività religiosa, che si rifà ad un’antica leggenda: il ritrovamento del quadro della Madonna a seguito della sua apparizione in sogno a dei fedeli.
Durante le manifestazioni è usanza preparare la “padellaccia”, un tipico piatto che ripropone l’antica usanza della macellazione del maialetto da tutti allevato nelle masserie e persino nelle case di paese, con la cottura delle parti meno nobili dell’animale, fritte in olio d’oliva ed insaporite con vino, peperoni e patate.