Nella vallata del fiume Basento, nell’entroterra lucano della provincia di Matera, c’è Grottole, piccolo paese di poco più di 2.500 abitanti di antica origine preistorica caratterizzato dalla presenza di numerose grotte naturali nel suo territorio, alle quali è anche ispirato il suo nome.
Il castello attorno al quale venne organizzandosi il piccolo borgo risale al periodo longobardo; successivamente il feudo passò ai normanni e agli angioini e solamente alla fine del XIX secolo riuscì a liberarsi della struttura feudale che per quasi mille anni ne aveva determinato la sorte.
Il Castello di Grottole sorge su una collinetta distaccata dal resto del paese, in un luogo chiamato “Contrada della Motta”; al suo interno c’è un grande camino nella stanza precedente quella che immette alla torre, sovrastato da una grande conchiglia in stucco con uno stemma.
Rilevanti sono anche gli affreschi delle volte e delle pareti di alcune stanze, anche se ormai poco visibili perché ricoperti da strati d’intonaco.
La leggenda di Abufina
Sul castello incombe la leggenda di Abufina, una sfortunata fanciulla di Grottole che non potè coronare il suo sogno d’amore perché annegò nel fiume, e di cui nelle notti di luna primaverili se ne intravede la figura in una finestra del torrione.
Tra le case del borgo c’è invece la chiesa di Santa Maria la Grotta, oggi San Rocco, realizzata nel ‘400 e che inglobava parte di una delle tante grotte del paese, visibile dietro l’altare maggiore.
Al suo interno la chiesa è ricca di pregevoli oggetti d’arte di epoche diverse: stucchi, dipinti, bassorilievi, un tabernacolo a tarsie, due acquasantiere in marmo policromi ed altro ancora.
Sempre nel centro storico, ci sono i resti della chiesa di Chiesa dei SS. Luca e Giuliano, detta comunemente Chiesa Diruta, che era la chiesa parrocchiale del borgo nel 1500, costruita su due piccole chiesette preesistenti; la struttura è rimasta così com’è oggi dal ‘700, distrutta in più occasioni dai violenti terremoti che hanno colpito il territorio.
In cima al paese c’è la cinquecentesca chiesa e l’adiacente convento di Santa Maria Maggiore, abitata dai frati domenicani per trecento anni prima di essere abbandonato ed oggi di proprietà privata; il suo campanile è un punto di riferimento visibile da tutto il paese e dalla sottostante vallata del Basento.
Nei dintorni, ad una decina di chilometri, sul crinale di “Fosso Magno”, vi è anche il trecentesco Santuario di Sant’Antonio Abate, un complesso architettonico, cui era annesso un piccolo ospedale per la cura dei lebbrosi e del morbo conosciuto come “fuoco di Sant’Antonio”, ancora oggi meta di pellegrinaggi.
Oggi il piccolo borgo lucano ha scoperto, o meglio, è stato scoperto da turismo, che ha portato una ventata di aria nuova e nuove opportunità economiche e lavorative per la popolazione e per molti giovani.
Grottole, una gastronomia povera ma gustosa e genuina
La cucina grottolese è una cucina povera, semplice e genuina, legata ai prodotti della terra, facile da trovare in ogni casa, lontana dalle sofisticate elaborazioni della cucina moderna.
Le verdure spesso costituiscono il primo piatto, da sole o accompagnate da legumi o pasta, ad esempio: fave e cicorie, finocchietti selvatici con l’agnello, pasta e finocchietti.
A Grottole c’è una antica tradizione di pasta fatta in casa , come i “r-cchjtédd”, i “cavatiédd”, i “sagn-tédd”; anche i formaggi sono un motivo ricorrente sulle tavole grottolesi, soprattutto quelli ricavati da latte di pecora e di capra, come la ricotta, la burrata, le mozzarelle, la scamorza, la manteca, le provole, il caciocavallo e la cacioricotta.
Anche le soppressate, salsicce di carne di maiale tagliata con la punta del coltello, seccate e poi conservate sotto olio extra vergine di oliva, sono uno dei prodotti tipici locali, come le carni di agnello, capretto, maiale e di pecora, dalla quale si trae il rinomato “cutturidd”, piatto di pecora in umido di antica tradizione pastorale che viene preparato secondo tradizione in un recipiente di terracotta.