Naturale porta d’accesso al Parco Nazionale d’Abruzzo, Filignano, in provincia di Isernia, è un comune diffuso composto da 12 borghi disseminati lungo tre valli che dalla sua conca si allungano fino alle Mainarde ed ai primi contrafforti del monte Marrone.
Il suo territorio è caratterizzato dai terrazzamenti delle colline, simboli di un antico paesaggio rurale che man mano che ci si inoltra verso l’appennino, si modifica in un ambiente più selvaggio, pieno di boschi.
Un po’ di storia
Le origini di Filignano sono medioevali, quando faceva parte dei possedimenti della potente Abbazia di San Vincenzo, come tutto il territorio della zona, che successivamente venne infeudato passando sotto il controllo di alcune famiglie fino a quando questa venne soppressa.
I feudatari promossero la colonizzazione di questo territorio fin dal XVI secolo e molti degli attuali borghi traggono il nome dai primi coloni.
Nell’800, dopo l’Unità d’Italia, anche Filignano fu soggetta al fenomeno del brigantaggio prima e dell’emigrazione poi, particolarmente verso l’America ed il nord Europa.
Del periodo medioevale, il territorio conserva ancora tracce di alcune fortificazioni ormai quasi inghiottite dal bosco, così come anche numerosi ricoveri dei pastori, capanne di pietra di forma tronco-conica coperti di frasche intrecciate.
Da vedere a Filignano
In paese ci sono tre chiese, la più importante delle quali è la settecentesca chiesa madre dell’Immacolata Concezione, ma l’intero territorio è caratterizzato dalla presenza di decine di edicole votive disseminate dalla devozione popolare lungo le antiche vie vicinali che percorrono le campagne da un borgo all’altro.
Altra caratteristica locale sono i muriccioli in pietra a secco, Le macere”, costruite fin dal Medioevo con i sassi estratti nell’opera di dissodamento dei campi e dei terrazzamenti.
La qualità della vita
Un’altra interessante qualità di Filignano, oggetta anche di studio e di osservazioni scientifiche, è rappresentato dalla longevità della sua popolazione, ultranovantenne. Longevità causata, a quanto pare, dalla salubrità del clima, da una qualità della vita lontano dallo stress, circondata da una natura incontaminata e da sane abitudini le cui origini e tradizioni contadini sono evidenti anche nella cucina.
La cucina contadina
La cucina di Filignano, infatti, è semplice, legata al mondo contadino, fatta di polente, minestre, pasta fatta in casa e legumi.
La polenta è preparata in due varianti: “l’illustrissimo” è la polenta preparata con i cavoli bolliti, triturati e mescolati alla farina; la polenta “gialla” è quella condita, a seconda delle disponibilità, con funghi, cicoli e pecorino ovvero con tocchetti di carne di maiale e insaporita con aglio, grasso di maiale e peperoncino piccante.
La pasta fatta in casa é preparata con farina scura e acqua. La sfoglia ottenuta, la cosidetta “pettola”, viene mantenuta piuttosto spessa e tagliata a strisce larghe un dito, “le sagne”, o strappata a pezzi, “le taccunelle”, ed é servita in piatti brodosi, insaporiti con olio, aglio e peperoncino fritti.
Il piatto tipico più conosciuto, tuttavia, è “l’abbuoto”; originato dalla necessità e virtù di non sprecare nulla degli animali che si macellavano, “l’abbuoto” è un insieme di interiora di capretto avvolto con budelline e cotto al forno con le erbe aromatiche dei pascoli e dei boschi circostanti.
A Pasqua si prapara una frittata con diverse decine di uova, tocchetti di formaggio di capra appassito, ricotta, salsiccia, coratella di capretto, asparagi ed una profumatissima mentuccia, mentre il periodo natalizio, invece, vede sulle tavole il baccalà “arracanato”, cucinato al forno con peperoni, i “torcinelli”, ciambelle di pasta fritta, e le “crespelle”, pezzetti di mela, noce o foglie di borragine impastati e fritti.