Adagiato su una conca verde alla confluenza dei torrenti Cellina e Settimana, Claut, in Valcellina, è un piccolo borgo della provincia di Pordenone di un migliaio d’abitanti, circondato dalle montagne dolomitiche.
Nel suo territorio tempo fa furono scoperte alcune impronte fossili di dinosauro lasciate circa duecento milioni di anni fa su un masso di roccia dolomitica.
Claut probabilmente è sorta a cavallo del millennio, quando venne a trovarsi tra i possedimenti dell’Abbazia benedettina di Sesto al Reghena; il borgo, a circa 600 metri slm, fuori dalle più importanti vie di comunicazione, rimase abbastanza estraneo agli avvenimenti storici della regione.
Claut, un borgo fuori dal tempo
Fino all’inizio del ‘900 a collegare Claut con la pianura friulana da una parte e la vallata del Piave dall’altra, c’erano solo dei radi e pericolosi sentieri che hanno mantenuto il piccolo borgo prigioniero e “fuori dal tempo e dal mondo”; lo stesso toponimo di Claut deriva proprio dal latino “clauditum”, cioè “campo chiuso”.
La sua popolazione, come quella di altri borghi vicini che si trovavano più o meno nelle stesse condizioni, riusciva a sopravvivere in un ambiente così aspro e fuori dal mondo, grazie alla caccia, alla pesca, a quel poco di agricoltura di montagna, alla pastorizia e allo sfruttamento dei boschi.Una particolarità della zona è rappresentata dalle donne di Claut le quali, quando si scioglievano le nevi, lasciavano il paese, con una gerla carica degli utensili di legno da vendere, fabbricati dagli uomini durante i lunghi inverni, per raggiungere anche città lontane come Trieste e Bologna.
Si trattava di cucchiai, pepaiole, coppe, cannelle e votazze che gli uomini avevano ricavato dal legno mediante l’impiego di torni e altre ingegnose “macchine”, anch’esse di legno, durante il periodo invernale di forzata inattività.
La situazione migliorò leggermente all’inizio del secolo scorso, con la costruzione della strada di collegamento verso la pianura friulana ed il Cadore, ma la situazione economica era tale che, dopo l’ultima dopoguerra, Claut è costretta a subire un importante fenomeno migratorio verso le grandi città del nord Italia e dell’estero, soprattutto Francia e Svizzera.
Anche qui arriva il turismo
Oggi il paese è diventato una stazione turistica sia estiva che invernale, dotata di strutture sportive per praticare sport invernali come hockey, pattinaggio e curling e dove sono stati anche attrezzati numerosi percorsi escursionistici, sci-alpinistici, di mountain bike e orienteering.
Tra le cose da vedere nel borgo c’è il Museo della Casa Clautana, un’abitazione tipica locale recuperata e ristrutturata, all’interno della quale sono state ricostruite varie ambientazioni con arredi e attrezzi per l’agricoltura e l’artigianato originali.
Poco distante c’è la Grotta del Landre Scur, caratteristica grotta formata da un antro alto diverse decine di metri, alla fine del quale, attraverso un piccolo cunicolo, spesso invaso dall’acqua, si entra nella cavità vera e propria.
Nella vicina Val Gere, invece, nei terreni della casera “Malga Casavento” si trovano le “Orme del Dinosauro”.
Ogni anno si svolge a Claut la tradizionale manifestazione “Arte e sapori della Valcellina”, una rievocazione del passato incentrata sull’arte, cultura, storia tradizioni e sapori dell’intera valle.
La manifestazione è una vetrina degli usi e costumi locali anche in campo agroalimentare, mostrando ai turisti, oltre alla lavorazione manuale del legno e dei vimini, anche la produzione del formaggio, come i boscaioli cucinavano la polenta, che viene fatta assaggiare assieme a tanti sapori perduti come “il frico, la tocia, al salà cul suf, i fasuoi in tecia, al pestith, le brusaule e le petucce”.