Chi è stato all’isola d’Elba, nel mare della Toscana, non può aver mancato una visita a Capoliveri, situata nella zona prevalentemente montagnosa a sud-est, sopra un vasto promontorio, in mezzo ad un paesaggio è piuttosto selvaggio e aspro.
Le alture sono generalmente aride a brulle con qualche rado bosco ceduo e le caratteristiche ginestre, sughere, scope, lentischi, ogliastri, agavi, fichi d’india e i pini marittimi, mentre le colline terrazzate più in basso sono coperte dai vigneti di uve da tavola, di aleatico e moscato.
Il litorale è tortuoso, caratterizzato da tre bellissimi golfi: Mola, Stella e Lacona, in cui confluiscono i piccoli torrenti di scarsa portata che si formano con le piogge invernali.
L’acqua è un bene prezioso e purtroppo molto scarsa, compreso per ciò che riguarda le acque sorgive; tra queste troviamo comunque le polle dei “Catenacci”, “Acquarilli”, “Fonte Calda e del Moro”.
Capoliveri, un borgo tra terra e mare
Il borgo, raccolto sulla sommità di una dorsale a 167 metri slm, è di epoca etrusco-romana; dalla sua posizione strategica rialzata era possibile controllare i due mari di meridione e di ponente e, da alcuni punti più elevati, anche la parte nord dell’isola.
Nel suo territorio erano presenti fin dall’antichità le miniere di ferro, abilmente gestite dalla popolazione etrusca prima e romana poi.
Questi ultimi la rinominarono “Caput Liveri” in onore del dio Bacco, in riferimento alla produzione del vino e a protezione degli abili contadini di questa terra.
Nei successivi secoli delle invasioni barbariche la cittadella fortificata di Capoliveri, come l’Elba e le altre isole dell’arcipelago, diede rifugio alle popolazioni della costa e dell’entroterra toscano ospitando anche diverse comunità monastiche cristiane.
Capoliveri, il ferro e il granito
Le miniere di ferro soprattutto, ma anche il granito con il quale sono stati costruiti numerosi edifici religiosi a Pisa e nelle città della costa, hanno fatto di Capoliveri in epoca prerinascimentale un borgo particolarmente florido ed attivo.
Successivi saccheggi, devastazioni ed occupazioni ne decretarono la rapida caduta, che perdurò fino all’occupazione francese dell’Elba, che portò alla ricostruzione delle strade, dei porti, dell’arredo urbano degli antichi centri, del rilancio dell’economia agraria e dell’escavazione del minerale ferroso in grandi quantità, ospitando anche Napoleone nel corso del suo primo “esilio”.
Partito il generale corso, l`Elba venne affidata all’efficiente amministrazione dei granduchi di Lorena; durante questo periodo l’isola rinacque economicamente col rilancio della produzione agraria, mineraria e di nuovi settori produttivi a carattere artigianale.
Capoliveri vide in questo periodo una discreta rinascita economica dovuta all’agricoltura, vitivinicoltura ed estrazione e lavorazione del ferro, per almeno un centinaio d’anni, fino agli inizi del ‘900, quando iniziò l’emigrazione di una buona parte della popolazione verso il Sudamerica e, nel secondo dopoguerra, verso l’Australia.
L’esplosione del turismo
Oggi, con l’esplosione del turismo, Capoliveri, come tutta l’Elba e l’intero arcipelago, è tornata ad uno splendore economico perfino superiore a quello delle epoche passate, riuscendo anche a valorizzare le sue risorse naturali, come le spiagge e le calette, i fondali e le stesse miniere, alcune delle quali fruibili proprio ai fini turistici.
Oltre alle miniere, chiuse negli anni ’70,, sono visitabili altri luoghi di Capoliveri, come la fortezza di Capo Focardo, strategicamente costruita sul promontorio, dal quale era possibile bombardare le flotte nemiche in avvicinamento.
Del XVI secolo il Santuario della Madonna delle Grazie, con pregevoli dipinti ed un altare in pietra d’epoca medievale, segno di una preesistente struttura religiosa.
Su una piccola altura, dietro la vasta insenatura di Lacona, alle spalle di una vallata circondata da colline boschive, si trova la cinquecentesca chiesetta della Madonna della Neve, mentre al 1100 risale la Pieve di San Michele, costruita in puro stile romanico-pisano.