Atrani, il borgo più piccolo d’Italia, si trova nel cuore della Costiera Amalfitana, a pochissima distanza da Amalfi, uno scrigno medievale, una cittadella fatta di vicoletti, chiese, archi, agrumeti e piazzette bellissime; un piccolo borgo di pescatori dove la cultura popolare e le leggende si insinuano tra le case e la roccia.
Il borgo, nella Costiera Amalfitana, è uno scrigno di bellezze rare: è il più piccolo comune italiano per superficie, ma anche quello che ha la più alta densità di popolazione nella provincia di Salerno.
I visitatori che si addentrano in questo piccolo centro abitato, diventato patrimonio mondiale dell’umanità, si trovano davanti la bellissima spiaggia e le case arroccate sulle pendici rocciose della collina, ma anche le piazze, le chiese storiche e gli alberi di limone che sprigionano ovunque il loro profumo intenso.
Atrani, terra di miti e di leggende
Questa piccola città, ricca di storia e di record, si è sempre contraddistinta per il suo innato fascino e un alone di mistero tutto suo. Questa terra di miti e leggende ha trovato nel borgo di Atrani un terreno fertile che nei secoli ha fatto germogliare tantissime curiosità da scoprire e da esplorare.
La prima di queste storie risale alla nascita del borgo, incastonato tra il monte Civita ed il monte Aureo: la cittadella si estende lungo la valle del fiume Dragone, chiamata così perché, secondo la leggenda, vi si nascondeva un terribile drago che sputava fuoco.
E se la minaccia di una creatura mitologica non bastasse, si aggiunse negli anni anche il racconto che ha come protagonista Masaniello: personaggio storico e leggendario allo stesso tempo che si rifugiò in una delle cavità del monte Aureo per scampare all’inseguimento dei gendarmi del viceré di Napoli. La grotta, dedicata al rivoluzionario tanto che ancora porta il suo nome, si trova in uno dei punti più belli del paese, vicino alla chiesa di S. Maria del Bando.
Questo edificio, costruito nel X secolo sulla cima del Monte Aureo, deve il suo nome ad una leggenda altrettanto celebre fra gli abitanti del luogo. La storia narra che proprio in questo luogo la Madonna concesse la grazia ad un uomo condannato ingiustamente all’impiccagione, evento raffigurato nell’affresco quattrocentesco che sormonta l’altare maggiore. Un’altra interpretazione relativa al nome della chiesa lascia pensare che esso derivi anche dalla circostanza che lì, in epoca repubblicana, venivano proclamati editti e sentenze. La chiesa conserva ancora oggi un’urna cineraria romana e si presenta come uno dei luoghi più affascinanti da esplorare.
Il passato di Atrani è fatto di miti, di cultura popolare che si insinua tra le sue stradine e i personaggi che l’hanno reso un posto magico in grado di affascinare registi che ancora oggi la scelgono come set di numerosi spot e pellicole cinematografiche. Questo angolo di paradiso lungo la costa è riuscito a conservare intatto nel tempo tutto il fascino degli antichi borghi dei pescatori e allo stesso tempo quell’atmosfera di ricchezza dei tempi antichi quando le nobili famiglie costruivano qui i palazzi e le domus più belle. Persino l’artista Maurits Cornelis Escher si innamorò perdutamente di Atrani in uno dei suoi viaggi nella primavera del 1922. Fu proprio in uno di questi viaggi, nel marzo 1923, che giunse ad Atrani e vi lasciò un pezzo di cuore. Lo impressionò la conformazione del borgo, a cui dedicò nell’agosto del 1931 la litografia “Atrani”. Un viaggio fatto di tante tappe e piccoli scorci da ripercorrere e da rivivere in un labirinto di paesaggi suggestivi, a pochi passi dalla bellissima e famosissima Amalfi.
Tra le varie iniziative,il periodo delle festività natalizie è tra i più suggestivi, quando il borgo si trasforma in un autentico presepe naturale, mentre una delle più importanti è senz’altro la Festa di Santa Maria Maddalena, Santa Patrona del paese, nella cui occasione le massaie sono solite preparare il sarchiapone, il quale altro non è che l’antenato dei cannelloni e la sua preparazione è un po’ come la ricetta della pastiera, ogni famiglia possiede la sua e spesso si fa il giro di assaggi tra quelli preparati da parenti, amici e conoscenti per trovare quella che piace di più.
E’ una ricetta molto elaborata che da tradizione si prepara con la zucca lunga verde, tagliata in pezzi, ortaggio tipico delle coltivazioni sovrastanti il borgo, svuotata e fritta prima di essere farcita con carne di vitello e maiale macinata e soffritta in sugna, uova, formaggio grattugiato, provola dei Monti Lattari e provolone di Sorrento. Una volta riempita, si frigge e poi si ricopre con sugo di ragù per un’ultima ripassata in forno.