Nella bassa valle del fiume Sangro, circondata da un paesaggio pianeggiate con alcune colline, sulla sommità di una delle quali si trova Atessa, grosso paese di quasi 11.000 abitanti.
Il rilievo su cui si trova Atessa ha la caratteristica di essere a forma di mezzaluna, un territorio fatto di antichi depositi sabbiosi stratificati con numerose scarpate e calanchi.
La città è di origini medioevali, appena dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, cui si sostituirono i feudatari longobardi, che ne immiserirono il territorio per secoli, tra terremoti e pestilenze, fino alla fine dell’epoca feudale ed all’adesione al Regno d’Italia.
La piaga del brigantaggio e le due guerre del ‘900 non migliorarono le condizioni di vita della popolazione di Atessa, che si riprese veramente solamente negli ultimi decenni quando l’intera zona subì un radicale mutamento economico e sociale grazie allo sviluppo industriale della Val di Sangro.
La leggenda del drago
La sua fama è legata a una leggenda: quella di due villaggi, Ate e Tixa, separati dalla palude di Rio Falco, abitata da un drago che per anni terrorizzò i suoi abitanti. Il timore degli abitanti era tale per cui nemmeno più i lupi circolavano da quelle parti, e tutti gli altri animali erano scomparsi. Non potendosi più sfamare con la selvaggina il drago cominciò a pretendere sacrifici umani, uno al giorno, per placare il suo tremendo e feroce appetito. Questa terribile situazione andò avanti fino a quando Leucio, vescovo di Brindisi di passaggio da quelle parti, riuscì a entrare nella grotta del drago, a sfamarlo di carne per giorni e poi a ucciderlo: in ricordo perenne della vittoria sul drago, il vescovo ne conservò soltanto una costola, che divenne il simbolo della città.
Nessuno ebbe mai il coraggio di far analizzare la costola; alcuni ritengono che si tratti di un fossile appartenuto agli elefanti di Pirro, altri alla battaglia di Annibale contro Scipione l’Africano, altri ancora a un enorme cetaceo risalente ad un’epoca primordiale, in cui tutta la zona era sommersa dal mare.
Una città particolarmente devota
Comunque sia, forse è anche per questo che i suoi abitanti hanno maturato nei secoli un’incrollabile fede religiosa; vi è infatti la presenza di un gran numero di edifici religiosi in paese e nel territorio, a cominciare Duomo di San Leucio, che risale all’874 e restaurato nemmeno cinquecento anni dopo, con un bellissimo rosone barocco nella bellissima facciata medioevale, cinque navate, un coro ligneo ed un pulpito settecentesco.
La chiesa di Santa Croce, sul colle Ate nell’omonimo quartiere, uno dei primi due nuclei abitativi della città, risale al VII secolo, seppur trasformata nel trecento e seicento; notevole la sua facciata normanna in pietra, con portale gotico, rosone e contrafforti laterali.
La Chiesa della Madonna della Cintura, invece, è composta da due chiese, quella superiore e quella inferiore, quest’ultima trecentesca, intitolata alla Madonna dei Raccomandati, con ricche decorazioni in stucco policromo ed una cupola ellittica a cassettoni decorati
Trecentesca anche la Chiesa di San Pietro in Largo Castello, nella zona più antica della città, ristrutturata una dozzina d’anni fa dopo un lungo periodo di abbandono, le cui mura sono formate da ciottoli e pietre, mentre l’interno, a navata unica, ha un soffitto a capriate.
Ma sono tantissime altre le chiese, i conventi ed ex conventi nei vari quartieri cittadini, edificate un po’ in tutte le epoche, come anche quelle al di fuori della cerchia cittadina, nelle contrade di Atessa; nel duecentesco ex convento dei Domenicani e nella relativa chiesa, oggetto di notevoli restauri, ha oggi sede il municipio.
Il centro storico e le sue porte
Nel centro storico del paese, sono visibili le antiche mura con alcuni beccatelli ed una Torretta medioevale, situata nel punto più alto del colle di San Michele, dove c’è anche la “Porticella”, la porta d’accesso all’antico quartiere.
Nel quartiere Santa Croce, c’è invece Porta Santa Margherita, notevole esempio di architettura pre-angioina mentre in centro c’è il settecentesco Arco ‘Ndriano, in stile neoclassico, sovrastato da un loggiato chiuso Di epoca duecentesca, invece, l’antica Porta in muratura e pietre di San Giuseppe, con due beccatelli composti da archetti a sesto acuto.
Molti anche i palazzi nobiliari di Atessa, come il cinquecentesco Palazzo Coccia-Ferri, Palazzo Spaventa, la quattrocentesca Casa De Marco, Palazzo Marcolongo ed alcuni altri con diversi elementi che ne caratterizzano le varie epoche di costruzione e destinazione d’uso.
Numerose anche le manifestazioni organizzate in città, soprattutto durante le ricorrenze religiose, ma anche alcune molto suggestive e particolari, come il Festival Internazionale del Folclore, la “Sagra del Lessame” che sono legumi e cereali misti lessati con acqua e sale e “La Ntorcia” una suggestiva marcia che può durare fino a 17 ore per portare un grande cero fino al paese di Fara San Martino.