A metà strada tra Lucca e Pistoia, importante punto di riferimento per i pellegrini che percorrevano l’antica Via Francigena, c’è Altopascio, rinomata per il suo pane, ma anche per aver dato per secoli bella mostra della sua ospitalità.
La città, di questa sua vocazione, ha mantenuto inalterate le caratteristiche millenarie, tanto da essere ancora oggi definita “la città dei Cavalieri del Tau”, l’Ordine dei cavalieri di Altopascio fondato attorno all’anno 1000 e probabilmente il più antico ordine cavalleresco d’Europa, proprio per garantire sicurezza ed ospitalità ai pellegrini da e per Roma.
Si trattava di monaci agostiniani contraddistinti da un mantello di colore nero con una croce taumata, ovvero della forma della lettera greca “tau”, che fondarono l’ospedale, o “Spitale” e l’adiacente torre campanaria chiamata “la Smarrita”, sulla cui cima c’era un fuoco sempre acceso assieme al rintocco della campana, a beneficio dei viaggiatori.
I frati edificarono anche vari edifici nel borgo e curavano anche la costruzione e la manutenzione di ponti, tra cui quelli sull’Arno, il Taro, l’Arda e l’Elsa.
La grande struttura ospedaliera, una vera e propria magione, fu eretta intorno alla bellissima chiesa romanica dedicata a San Jacopo; oltre all’assistenza dei pellegrini, i frati si occupavano anche della manutenzione delle strade e dei navigli da trasporto.
Le fortune dei Cavalieri prosperarono grazie all’appoggio di Papi e Imperatori per la loro attività filantropica che, con il passar del tempo, trascese quella iniziale, legata all’assistenza ai pellegrini e alla manutenzione della via per Roma, per dedicarsi più in generale all’assistenza ai malati.
L’ordine divenne potente ed ingombrante diffondendosi anche in altre parti d’Europa; quando fu soppresso, nel 1500 l’ospedale venne trasformato prima in fortezza e poi in fattoria, rimanendo allora come oggi, il cuore del centro abitato di Altopascio.
Altopascio, oggi grande paese di oltre 15.000 abitanti, merita una visita perché ha mantenuto intatte le sue caratteristiche medioevali e la sua tranquilla atmosfera contraddistinta dall’ospitalità millenaria verso il prossimo, sia egli un devoto pellegrino o un curioso turista.
Di quell’epoca sono rimaste parecchie testimonianze nell’Altopascio attuale, soprattutto in piazza Ospitalieri e nella Chiesa di San Jacopo Maggiore; tra il XV e il XVI secolo lo Spedale divenne prima fortezza, poi fattoria, amministrata dalla famiglia Capponi e successivamente dai Medici fiorentini, che sconfissero in un’epica battaglia svoltasi ad Altopascio la fazione ghibellina lucchese guidata da Castruccio Castracani, che comunque si rifece in seguito riconquistandola.
Nel 1500 lo Spedale di Altopascio subì un progressivo declino e vide diminuire la sua importanza, anche se continuò la sua attività di assistenza ai viandanti bisognosi come “ricetto” fino al ‘700 quando venne definitivamente soppresso, anche se attorno all’originario complesso si svilupperà un nucleo urbano che assumerà rilevanza sempre maggiore grazie ad una fiorente attività agricola e commerciale.
L‘epica medioevale si è tramandata fino ai giorni nostri, e durante i festeggiamenti per la festa di San Giacomo si svolge anche un corteo storico, gare di tiro con la balestra e la ricostruzione delle tradizionali attività di un borgo medievale.
In questa occasione viene distribuito del cibo cucinato in un grande calderone allestito in piazza; l’occasione è ghiotta ed attira in paese moltissimi turisti, anche per assaggiare ed acquistare i tanti prodotti tipici dell’enogastronomia toscana tra i quali in primo luogo anche quello prettamente locale, cioè il “Pane di Altopascio”, prodotto senza lievito grazie ad un particolare impasto chiamato “La Sconcia”.